Vino, Uiv: finita era rossi “mass market”, servono identità e coerenza

A “Amarone Opera Prima” talk su Valpolicella alla prova del cambiamento

Verona, 3 feb. (askanews) – La flessione del consumo di vino e in particolare del rosso, solo congelata dal rimbalzo post Covid ma resa evidente da un 2023 negativo, è un fenomeno in atto da tempo, dovuto ad un complesso mix di fattori generazionali e climatici. Per far fronte a questo cambiamento strutturale è necessario lavorare e proporre ai consumatori un’identità stilistica e una coerenza territoriale precisi. È l’istantanea scattata dall’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv), oggetto del talk “Clima, produzione e mercati: la Valpolicella alla prova del cambiamento”, che si è tenuto a Verona nell’ambito di “Amarone Opera prima” (3-4 febbraio), l’appuntamento annuale dedicato al Re dei rossi veneti organizzato dal Consorzio vini della Valpolicella, con 70 aziende partecipanti.

“Per la prima volta dopo decenni di boom, il mercato del vino registra una sorta di restrizione del recinto in cui opera, anche se ci sono eccezioni importanti nei segmenti premium della nostra offerta” ha commentato il responsabile dell’Osservatorio Uiv, Carlo Flamini, spiegando che “negli Usa, per esempio, a fronte di vendite generali di vino rosso italiano a -9% nel canale più profittevole, quello dell’on-premise (ristorazione, locali, hotel), l’unica fascia di prezzo che è riuscita a strappare aumenti è quella all’ingrosso sopra i 25 dollari a bottiglia (+2%). Da qui devono ripartire i prodotti italiani – ha evidenziato – dimenticando il concetto di rosso da ‘mass market’ e coltivando forti valori di identità e coerenza territoriale e stilistica”.

Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv, nel 2023 l’Amarone ha subìto una battuta d’arresto nei volumi esportati (-12%, a circa 75mila ettolitri), dato comunque in linea (+1%) con il 2019 e sensibilmente in crescita negli ultimi dieci anni (+17%). Il calo tendenziale dell’export nell’ultimo anno è dovuto da una parte a riduzioni reali dei consumi (in particolare Scandinavia e Canada, in parte Germania, che ha comunque registrato un forte aumento delle vendite nel canale retail), mentre negli Stati Uniti, al trend generale dei vini rossi, si è affiancato l’effetto congiunturale del destocking di prodotto accumulato alla fase distributiva, che ha coinvolto tutto il vino italiano e non solo, rallentando in maniera significativa le richieste di vino dall’estero. Stabili, infine, le vendite sul canale retail italiano.

Un quadro, quello illustrato da Uiv durante il focus ad “Amarone Opera prima”, che mostra cali importanti per i principali vitigni dei cinque Continenti e i principali competitor, con l’export dei rossi francesi nell’ultimo biennio che si è contratto del 15% e quello spagnolo di oltre il 20%. Lo scorso anno i consumi globali della tipologia hanno fatto segnare un -7% rispetto al 2021, con forti ridimensionamenti negli ultimi 12 mesi nei primi mercati di sbocco, a partire da Usa (-9%), Canada (17%) fino ai Paesi Scandinavi, alla Cina e alla stessa Italia (-5%).