Riso Gallo: 2023 in crescita (+8%) grazie a estero, 2024 “iniziato bene”

Carlo Preve: cali significativi dei prezzi, torneremo a livelli pre-siccità

Milano, 21 feb. (askanews) – “Non avremo creato nulla per i nostri figli e nipoti se non avremo reso la nostra azienda da leader in Italia a leader in Europa e nel mondo. Questo è il frame intorno al quale si legano le nostre strategie e gli investimenti”. A parlare è Carlo Preve, consigliere delegato di Riso Gallo, che in occasione della consegna del Premio Mario Preve per un’agricoltura sostenibile, ha tirato le fila dell’anno appena concluso e delineato le prospettive di crescita del gruppo.

Il 2023 dovrebbe chiudersi per Riso Gallo con ricavi consolidati in crescita a 138 milioni di euro (+8%) con l’estero a fare da traino a un fatturato che in Italia è leggermente in calo a volume, complici l’impennata dei prezzi e la concorrenza della private label. L’Ebitda del gruppo è stato pari al 6%, con un +20% sull’anno precedente. Ma il 2024 “è partito bene” e le previsioni sono di un “leggera crescita” rispetto allo scorso anno. “Vorremmo fare di più di quello che abbiamo fatto – ha detto Preve – ma la strada è sempre quella”. Come Riso Gallo, osserva, “dal 2020 abbiamo risultati in graduale miglioramento questo è il frutto del lavoro fatto negli anni passati sull’estero dove siamo presenti in 90 Paesi, del miglioramento nel settore della ristorazione e dei clienti industriali. In Italia il nostro obiettivo è mantenere la situazione come è”.

Il primo segnale positivo che arriva quest’anno è quello di un calo dei prezzi al consumatore finale, anche per un aumento della pressione promozionale iniziata a fine 2023 e che si protrae anche in questo inizio d’anno. “I prezzi si stanno riallineando a livello pre-siccità. La siccità aveva creato problemi a tutta la filiera, agli agricoltori e a noi industriali. La scarsità di acqua aveva costretto molti agricoltori a lasciar morire il riso coltivato e questo ha ridotto di circa il 25% la quantità disponibile. L’Italia, oltretutto, è una filiera che esporta e questo ha portato a un aumento pazzesco dei costi della materia prima di cui hanno beneficiato quegli agricoltori che erano riusciti a coltivare tutto”.

“Questa tensione all’interno del mercato adesso però si è allentata – ha spiegato – I ribassi della materia prima impiegano un po’ a trasferirsi al consumatore, ma adesso ci sono prezzi decisamente più bassi. Cominciamo a vedere riduzioni anche di un euro o superiori, in ogni caso le riduzioni sono oggettive e significative”. Lo scorso anno Riso Gallo ha fatto quattro aumenti di listino nel giro di 13-14 mesi “una cifra grossa – constata Preve – in alcuni casi la confezione è arrivata a costare 5 euro ma era una situazione drammatica nessuno aveva mai una cosa del genere nella storia del riso in Italia e adesso i prezzi stanno tornando giù e si tornerà sicuramente ai livelli di prima”. Nel 2022, ricorda Preve, “abbiamo comprato riso a tutto spiano e rifarei la stessa cosa perchè ci sono state grandi catene in Europa ma anche in Italia rimaste senza riso per qualche settimana o mese”.

Sul mercato italiano dove la gdo rappresenta il canale principale per Riso Gallo, col 60-70% del fatturato domestico, “nel 2023 c’è stato un leggero calo dei volumi dovuto all’aumento del prezzo e a un contestuale aumento della private label. E poi bisogna considerare che il riso eccetto le regioni del nord nel resto d’Italia ha un consumo basso, 4-5 kg pro-capite”. Attualmente nel nostro Paese Riso Gallo conserva una quota di mercato che è pari a circa il 12-13%, esclusi i discount.

Le soddisfazioni maggiori arrivano dall’estero dove il 2023 ha visto un aumento del 14% a volume. “Il grosso dell’estero lo facciamo in Unione europea perché sono più vicini e quando vengono in vacanza da noi lo possono assaggiare. E poi l’estero è un mercato dove c’è sempre più richiesta”.

Nella dinamica dei prezzi della materia prima, l’impatto delle importazioni di riso dall’estero è per Preve una questione da leggere in un contesto più ampio dove l’Italia indossa anche la maglia dell’esportatore. Sebbene rilevi, infatti, che “L’unione europea nei decenni passati abbia gradualmente allargato le maglie sul riso che può arrivare anche da Paesi lontani” resta il fatto che “dall’Italia arriva circa il 50% del riso coltivato in Ue, che l’Ue è autosufficiente per il 60% del riso che mangia e che circa il 60% del riso coltivato in Italia viene venduto all’estero. Le varietà da risotto sono una eccellenza – osserva – ma coltiviamo anche riso da contorno venduto nel nord Europa in concorrenza con le varietà che arrivano da Oriente. Noi siamo una filiera esportatrice che fa concorrenza in Europa a Paesi che sul riso da contorno hanno una storia millenaria”.

E per il futuro quali saranno le novità che traineranno la crescita? “Noi vogliamo essere forti sullo scaffale del riso e abbiamo investito per far crescere il nostro marchio all’estero – ha detto – Circa 6 mesi fa abbiamo lanciato le chips di riso e posso dire che stanno avendo risultati molto buoni, abbiamo lanciato uno snack dolce a base di riso estruso ma ci saranno anche altre novità durante l’anno”.