Fim-Cisl: Metalmeccanici, donne ancora pagate il 15% in meno

Il divario si allarga nelle PMI senza Sindacato e nel Mezzogiorno

Nel settore metalmeccanico il divario retributivo delle donne “resta inferiore del 15% e si allarga in modo insostenibile nelle PMI e nel Sud dove non ci sono Sindacati”. È quanto emerge da un rapporto sulla parità di genere realizzato dalla FIM-CISL, che ha analizzato 701 aziende metalmeccaniche.

Secondo lo studio, “l’occupazione nelle imprese metalmeccaniche è in crescita, segno di buona salute, anche se l’occupazione femminile non cresce nella stessa misura. Infatti, il 99% degli occupati dispone di strumenti di welfare”.

Il tasso di attuazione della contrattazione aziendale di secondo livello è buono, raggiungendo l’81% dei lavoratori delle imprese intervistate. Il tasso della occupazione femminile è del 20,9%, con 61.664 donne occupate.

L’occupazione temporanea in questa categoria rimane bassa, pari a circa il 4% del numero totale di lavoratori, con un rapporto simile tra uomini e donne.

Tuttavia, secondo lo studio, “la quasi totalità del lavoro part-time riguarda le donne, che rappresentano l’81,8% dei lavoratori stabilmente impegnati in un lavoro a tempo parziale. Inoltre, il 20,44% delle donne che lavorano nella industria metalmeccanica fa ricorso al part-time”.

Per quanto riguarda l’utilizzo e la diffusione dei diversi schemi di welfare, la classifica mostra che l’87,9% dei lavoratori utilizza lo schema di flessibilità oraria, l’80,3% lavora per aziende che hanno introdotto lo smart working per le attività a distanza, il 65,4% utilizza il sistema della banca delle ore, il 62,7% utilizza il sistema previsto dal CCNL, e il 39,6% utilizza permessi o ferie previsti dal CCNL, il 39,6% si avvale dell’agevolazione in caso di trasferimento e il 34,5% utilizza lo stesso sistema.

Lo studio della FIM conclude che “per quanto riguarda il divario retributivo espresso in termini di valore del salario minimo professionale, le donne soffrono di un minore riconoscimento economico professionale e di divari ancora significativi (-15%), che si ampliano in modo insostenibile nelle aziende non sindacalizzate, nelle piccole e medie imprese e in quelle localizzate al Sud”.

Ciro Di Pietro

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