Vendemmia 2023 in Piemonte -14% ma cresce giro d’affari: 1.362 mln

Per tecnici annata molto buona. Freisa, Pelaverga Piccolo e Ruchè al top

Milano, 29 gen. (askanews) – Con una produzione di 2,06 milioni di ettolitri contro i 2,26 milioni dell’anno precedente, la vendemmia 2023 in Piemonte ha fatto registrare un calo del 14%. I dati definitivi sono contenuti ne “L’Annata Vitivinicola in Piemonte 2023”, la pubblicazione annuale curata da Vignaioli Piemontesi e Regione Piemonte, che è stata presentata il 29 gennaio a Torino. Annata definita “molto buona” dai tecnici, che hanno assegnato otto stelle su dieci ad Arneis, Favorita, Nascetta, Dolcetto, Grignolino, Nebbiolo Alto Piemonte, Chardonnay, e le otto stelle e mezzo a Cortese, Erbaluce, Moscato bianco, Timorasso, Barbera, Brachetto e Nebbiolo (Langhe).

Tre i picchi vicino all’eccellenza, con nove stelle a Freisa, Pelaverga Piccolo, Ruchè. Sette stelle e mezzo invece a Vespolina, Sauvignon Blanc e Pinot Nero. “Il carattere più apprezzabile del 2023 – scrivono i tecnici – potrebbe essere quello delle ‘ridimensionate’ potenze alcoliche anche più in sintonia con le nuove richieste di mercato”. In generale, si delineano prospettive di migliore equilibrio e lunghezza nei vini, oltre che di maggiore complessità.

Il Piemonte si conferma come la seconda regione a livello nazionale per impatto di fatturato, con un giro d’affari per il comparto vinicolo che cresce a quota 1.362 milioni di euro rispetto ai 1.235 milioni del 2022. Il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini, ha spiegato che per quanto riguarda l’export di vini Dop italiani (-0,3% a valore, -3,9% a volumi), quelli piemontesi sono andati meglio della media, con l’Asti spumante Dop che è cresciuto del 5,2% nei valori e leggermente calato nelle quantità esportate (-0,9%). I rossi fermi Dop piemontesi hanno invece subito una contrazione del 2,6% a valori, e del 5% a volumi, contro, rispettivamente, un calo del 5,6% e del 8,1% che ha interessato l’intera categoria dei rossi fermi. I principali cali hanno interessato il Canada, la Norvegia, la Germania e UK mentre si sono registrati aumenti in Francia e Svezia. L’esportazione riguarda complessivamente il 60% del vino prodotto in Piemonte, di cui il 70% finisce nei Paesi comunitari e il 30% in quelli extra Ue.

Per il primo anno, dal 2017, gli ettari vitati piemontesi sono in flessione: oggi sono 44.285 (contro i 45.823 del 2022), un numero che si avvicina alla superficie vitata del 2013, 44.169 ettari. La produzione di vini a Denominazione di origine (18 Docg e 41 Doc che coprono circa l’83% della produzione regionale) rappresenta il 94%, con 1,95 mln di ettolitri dichiarati nella vendemmia 2023.

“È tempo di affrontare i problemi: la scarsità dell’acqua e le malattie, prima fra tutte la flavescenza dorata, che insieme abbassano le rese ad ettaro e quindi il reddito dei viticoltori: questo ci rende estremamente vulnerabili” ha affermato Giulio Porzio di Vignaioli Piemontesi (che associa 35 Cantine cooperative con circa ottomila soci), aggiungendo che “è ora di fare e non di professare, bisogna guardare al futuro e investire su nuove strategie per dare un domani alla viticoltura delle colline Unesco e di chi ci lavora”.

L’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa, ha evidenziato come la viticoltura e in genere l’agricoltura piemontese si trovino a fare i conti con il cambiamento climatico che è “fonte di grandissima preoccupazione”. “La conseguenza più immediata è il calo di produzione delle uve, a cui si aggiunge un’incertezza che arriva dai mercati internazionali” ha spiegato, aggiungendo che “è importante investire nella promozione delle eccellenze locali, come la cucina di qualità, i vini pregiati e le nostre bellezze paesaggistiche riconosciute dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità”.