Puntare sul patrimonio culturale per una nuova identità di comunità

Al via a Napoli ciclo di seminari promossi dal CNR

NAPOLI – Attivare processi identitari di comunità e stimolare nuovi valori e vere e proprie transizioni culturali: il patrimonio culturale può rappresentare un terreno solido di coesione, un fattore di stabilità per comunità spesso frammentate o dilaniate da conflitti.

E’ sulla base di questa considerazione che a Napoli è cominciato un ciclo di seminari con esperti, ricercatori, animatori locali e decisori pubblici sul tema “Il patrimonio culturale in transizione” che prevede 4 incontri tra settembre e novembre, organizzato congiuntamente dal CNR IRISS, dall’Istituto di Studi sul Mediterraneo (Cnr Ismed) e dall’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (Cnr Ispc), e finanziato nell’ambito dell’azione COST “Underground Built Heritage as Catalyser for Community Valorisation” (underground4value).

Il riconoscimento e la valorizzazione del patrimonio culturale non sono processi automatici ed escludono dalle decisioni ampie fasce di popolazione, è stato rilevato nel confronto svoltosi nel Polo Umanistico CNR e che ha visto dialogare ricercatori ed esperti sui diversi approcci metodologici in grado di attivare le comunità locali verso riletture originali del proprio patrimonio.

Secondo Giuseppe Pace, ricercatore del CNR IRISS, perché una comunità possa riconoscere come suo un patrimonio culturale deve essere in grado di poterlo interpretare, cioè di creare una relazione tra il luogo o l’oggetto storico e culturale ed il quadro di valori e di significati che la comunità gli attribuisce.

Per creare tali legami cognitivi ed emozionali e per renderli duraturi negli ultimi anni si è fatta strada una nuova disciplina anche in Italia: l’Interpretazione del patrimonio. Questa disciplina avrebbe il grande potenziale d’attivare processi identitari di comunità e stimolare nuovi valori e vere e proprie transizioni culturali.

Il seminario è stato introdotto da Massimo Clemente, direttore del CNR IRISS, che ha evidenziato come negli ultimi anni i ricercatori che si occupano di patrimonio culturale siano sempre più chiamati al coinvolgimento e all’empowerment delle comunità in processi di patrimonializzazione, come sollecitato dalla Convenzione di Faro. L’arena degli attori che prendono parte al riconoscimento dei valori e all’attivazione di strategie di valorizzazione è sempre più composita.

Grazie a contributi sia teorici che sperimentali, in questo seminario si è anche riflettuto su come le organizzazioni internazionali si stiano impegnando nello stimolare processi partecipativi per la creazione di pratiche interpretative locali sostenibili.

Non mancano, anche nel territorio napoletano, esempi virtuosi di iniziative ‘bottom up’ che hanno restituito alla comunità locale e globale patrimoni a lungo dimenticati e contribuito ad attivare processi di rigenerazione urbana, come nel caso della Catacombe di San Gennaro al Rione Sanità e della comunità patrimoniale dei Friends of Molo San Vincenzo.

Introdotto e moderato da Renata Salvarani dell’Università Europea di Roma, il seminario ha messo a confronto l’approccio dell’interpretazione del patrimonio, raccontato da Carmen Granito, coordinatrice delle attività scientifiche di Interpret Europa, con quello dello storytelling, presentato da Susana Martínez-Rodríguez dell’Università di Murcia in Spagna.