Mufloni da abbattere al Giglio, associazioni: non archiviare

Ambientalisti: non è una specie animale alloctona invasiva

Roma, 23 dic. (askanews) – Non abbattere i mufloni presenti all’Isola del Giglio. Lo chiedono l’associazione Vitadacani, la Rete dei Santuari di Animali liberi, ed il Centro di Recupero Ricci la Ninna che hanno presentato una richiesta al gip di Grosseto perché la denuncia nei confronti dell’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano, che ad ottobre dell’anno scorso aveva dato il via all’uccisione degli animali, non venga archiviata come richiesto dal pubblico ministero, ma prosegua il suo iter.

Secondo quanto spiegato in una nota sarebbe stato fatto passare il muflone del Giglio come specie alloctona invasiva. “In assenza di uno studio che ne dimostri l’invasività, la decisione di eradicare l’animale risulterebbe violare i regolamenti europei e ministeriali che invece lo richiedono”, spiega l’avvocato David Zanforlini che segue il caso.

Insomma “la decisione del parco di classificare il muflone come specie alloctona invasiva contraddirebbe inoltre i suoi stessi studi – si spiega – poiché uno studio condotto dal Parco nel 2009 sugli impatti del muflone all’Elba concluse che il grado di incidenza del muflone sulla vegetazione è minimo”. Nella richiesta di archiviazione – si aggiunge – il pm spiega inoltre che la denuncia sarebbe infondata poiché il progetto prevedeva tecniche miste e non solo l’abbattimento come denunciato dalle associazioni.

“Questo non ci risulta”, dice Sara d’Angelo di Vita da Cani. “Nel progetto LetsGo Giglio è scritto chiaramente, a pagina 46, che l’eradicazione del muflone sarebbe stata per abbattimento. Solo dopo le proteste delle associazioni e dei cittadini, nella primavera del 2021 iniziarono le prime traslocazioni e il Parco poi decise di sospendere gli abbattimenti e di intraprendere sistematicamente i trasferimenti solo a seguito delle nostre proteste e denunce nell’ottobre 2021”, precisa d’Angelo. “La denuncia, dunque, sarebbe più che valida, poiché il progetto originariamente prevedeva esclusivamente l’abbattimento”.

“Chiediamo dunque al GIP di non archiviare le denunce”, spiega l’avvocato David Zanforlini. “ma di proseguire con le indagini nominando un consulente di ufficio che confermi l’unicità genetica degli esemplari presenti sull’Isola del Giglio”.

“Il PM sembra inoltre aver ignorato la nostra ultima denuncia per disastro ambientale e la richiesta di sequestro dei mufloni per evitare la loro estinzione”, dice Massimo Vacchetta del Centro di Recupero Ricci la Ninna. “Il muflone del Giglio deve essere preservato, come è avvenuto per la Lepre Bruna di Pianosa, che il Parco voleva eradicare finché degli studi non ne hanno rivelato l’unicità genetica”.

“Il caso non può e non deve essere archiviato”, conclude Sara d’Angelo. L’eradicazione di questi animali con i suoi costi esorbitanti (quasi 400mila euro), l’assenza di prove scientifiche, la mancanza di trasparenza e di inclusione delle associazioni, è diventato il simbolo di una politica ambientale malsana e anacronistica in cui non ci riconosciamo e non vogliamo finanziare con i nostri fondi pubblici”.