L’Onu: trovate vittime con le mani legate nelle fosse comuni a Gaza

Turk chiede “indagini indipendenti”

Roma, 23 apr. (askanews) – L’ufficio Onu per i diritti umani ha espresso preoccupazione per le notizie che arrivano dalla Striscia di Gaza su decine di corpi scoperti nelle fosse comuni, alcuni dei quali “con le mani legate”, a indicare “gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale”, per cui occorrono “ulteriori indagini”. Lo ha detto oggi a Ginevra la portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani.

“Tra i deceduti c’erano presumibilmente anziani, donne e feriti, mentre altri sono stati trovati con le mani legate e spogliati dei loro vestiti”, ha dichiarato Shamdasani, riguardo alla fossa comune rinvenuta lo scorso fine settimana all’ospedale Nasser di Khan Younis, dove ad oggi sono stati trovati oltre 300 corpi. Al momento sono 42 le vittime identificate.

Citando le autorità sanitarie locali di Gaza, la portavoce ha poi ricordato che sono stati trovati altri corpi anche all’ospedale Al-Shifa, teatro di intensi combattimenti fino all’inizio di aprile. “Le notizie indicano che c’erano 30 corpi palestinesi sepolti in due fosse nel cortile dell’ospedale Al-Shifa a Gaza City: una davanti all’edificio del pronto soccorso e l’altra davanti all’edificio della dialisi”, ha dichiarato Shamdasani ai giornalisti, precisando che ad oggi sono state identificate 12 vittime.

In un comunicato l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, si è detto “inorridito dalla distruzione del complesso medico An Nasser e del complesso medico Al Shifa e dalla scoperta di fosse comuni dentro e intorno a questi luoghi”, sollecitando “indagini indipendenti, efficaci e trasparenti sulle morti”.

“Dato il prevalente clima di impunità, dovrebbero essere coinvolti investigatori internazionali – ha dichiarato Turk – gli ospedali hanno diritto a una protezione molto speciale ai sensi del diritto internazionale umanitario. E l’uccisione intenzionale di civili, detenuti e altre persone non coinvolte in combattimento è un crimine di guerra”.