I panorami della fotografia, a Torino il festival diffuso Exposed

Oltre 20 mostre in città, per spingere più avanti i confini

Torino, 6 mag. (askanews) – La fotografia invade letteralmente Torino con il festival diffuso Exposed che porta in musei, istituzioni e palazzi della città oltre 20 mostre, per ragionare sui molti modi in cui l’immagine fotografica oggi arriva fino a noi. “A Torino c’è molta offerta culturale – ha detto ad askanews Menno Liauw, direttore artistico del festival insieme con Salvatore Vitale – per questo volevamo proporre qualcosa di nuovo, un programma che non puoi vedere di solito qui o nel resto d’Italia, quindi abbiamo cercato di spingere oltre i confini. In secondo luogo volevamo portare il pubblico internazionale a Torino, per far scoprire la città grazie alle mostre”.Il tema del festival Exposed è “New Landscapes – Nuovi Paesaggi” e viene affrontato in molti modi diversi dagli artisti invitati. Nel Polo del ‘900 Monica de Miranda racconta con poesia e visione gli scenari non occidentali della Namibia; a Palazzo Madama Max Pinckers ricostruisce la storia cancellata del movimento di liberazione keniota dei Mau Mau, vittima di una bestiale repressione da parte delle forze coloniali britanniche; alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo sono esposte le fotografie in collezione al museo, ma anche la storia dell’oppressione della comunità sorda dell’artista Diana Anselmo e il progetto di The Otolith Group che racconta la pittrice Lynette Yiadom-Boakye.”Una delle cose che vogliamo esplorare – ha aggiunto Liauw – è la realtà del mondo in cui viviamo. Perché abbastanza tristemente a volte sembra di vivere in uno spazio chiuso, in una capsula. E poi quando parliamo di paesaggio intendiamo anche quello dei media, perché la fotografia è molto di più di un fotografo che scatta un’immagine. Oggi abbiamo l’intelligenza artificiale, il computer, gli artisti e i fotografi usano il video: sono diventati dei narratori visuali”.Altri spazi, altre mostre: a Camera – Centro italiano per la fotografia si raccontano storie di minoranze linguistiche, ma anche le riflessioni visuali del sudcoreano Dongkyun Vak sul’Antropocene e la tecnologia imperante. Alle OGR spazio invece ad artisti che non usano la fotografia come medium, ma coinvolgono lo spettatore nella creazione dell’immagine mentale dell’opera. In modo più classico alla GAM si torna poi a vedere fotografie in senso tradizionale, con un’indagine sui paesaggi dell’arte, con foto che raccontano Alberto Burri o Agnes Martin e perfino Robert Smithson e la sua leggendaria “Spiral Jetty”. E ancora: alle Gallerie d’Italia un grande video racconta la storia di una sedia, partendo dalla prima immagine in 3D renderizzata usata da Ikea.Come si vede l’offerta è varia e articolata, arriva fino al Castello di Rivoli e alla Fondazione Merz, e i linguaggi che si possono incontrare sono molteplici. Tanto da farci pensare che questi nuovi panorami siano il mondo stesso, modellato da un medium come la fotografia che intorno a essi sa pensarsi ogni volta in maniera diversa.