Fisco, Leo: “Professionisti fondamentali per attuazione concordato e cooperative compliance”

Il vice ministro dell’Economia e delle Finanze al 7° Forum nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili “La riforma del fisco e la legge di bilancio 2024” promosso da Italia Oggi con il patrocinio della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta, da Luigi Pagliuca

“I professionisti rappresentano la ‘cinghia di trasmissione’ nel rapporto tra fisco e contribuente. Hanno un ruolo determinante sia per il concordato preventivo che per la cooperative compliance, ma anche per coloro che non rientrano in quest’ultima fattispecie. La cooperative compliance richiederà certificazione del rischio fiscale e del tax control framework.

Nella mappatura e monitoraggio si dovrà tener conto di principi contabili nazionali e internazionali. Materia scivolosa, e chi meglio dei dottori commercialisti può svolgere questo ruolo?”.

Lo ha dichiarato Maurizio Leo, Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, nel corso del 7° Forum nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili “La riforma del fisco e la legge di bilancio 2024” promosso da Italia Oggi con il patrocinio della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta, da Luigi Pagliuca.

“Per ciò che attiene il concordato, i professionisti riusciranno a dare elementi valutativi importanti per un fisco che vuole dialogare. Il mondo dei soggetti che possono aderire al concordato – ha aggiunto Leo – conta circa 4,2 milioni di contribuenti divisi in due aree: i forfettari (1,7 ml) e i soggetti isa (circa 2,5 ml).

Tra questi ultimi circa 1,4 ml non raggiungono il coefficiente 8 e in passato gli accertamenti sono stati circa l’1% perché l’Agenzia delle Entrate aveva carenza di organico che abbiamo iniziato a colmare con le prime 3mila unità assunte alle quali se ne aggiungeranno altre 1500. Lo scopo è quello di portare gradualmente questi soggetti a pagare le imposte.

Con il supporto delle strutture tecnologiche ce la possiamo fare. Con il decreto sanzioni l’obiettivo è quello di riportare il nostro sistema sanzionatorio in linea con quelli europei che si attestano al 60%.

Attualmente siamo lontani da questi livelli e addirittura per la stessa sanzione applichiamo un quinques in idem. Questa riforma è necessaria – ha concludo il vive ministro del Mef -, la stessa Corte Costituzionale chiede di ridurre la sproporzione del carico sanzionatorio”.