Fintech, 39% aziende ha già deciso investimenti in Open banking

Se ne è discusso al Cnel: le sfide per startup e pmi

Roma, 16 dic. (askanews) – Educazione, accessibilità, innovazione e consapevolezza nell’ambito della finanza per supportare le aziende italiane: sono stati questi i temi principali discussi presso il Cnel in un incontro organizzato dalla startup EasyPol e l’Osservatorio imprese e consumatori, con il patrocinio dell’Associazione prestatori servizi di pagamento, avente come filo conduttore l’Open Banking come strumento di supporto per startup e piccole e medie imprese.

Partendo da uno studio condotto da Experian, si evince come il 39% delle aziende a livello internazionale abbia già deciso di investire nell’Open Banking e un complessivo 47% che è in procinto di farlo in un arco di tempo che va dai 12 mesi ai prossimi 5 anni. Di tutte le imprese intervistate, il 52% sta notando uno sviluppo significativo nei rispettivi progetti di Open Banking che, principalmente, riguardano servizi di pagamento (66%) e personal finance management (61%).

Il dibattito si è protratto toccando vari aspetti della tecnologia applicata alla finanza: dall’impartire nozioni di base in ambito finanziario sotto forma educativa, fino all’accessibilità degli strumenti come app e simili. Ma anche innovazione, come le future metodologie di pagamento. In ultimo si è parlato anche di consapevolezza e di quanto sia importante oggi avere un quadro chiaro della propria situazione finanziaria, sia per le aziende che per i consumatori.

“Spesso – ha spiegato Matteo Preziotti, ceo e co-fondatore di EasyPol – nel fintech, durante un processo di sviluppo, siamo molto concentrati sull’innovazione tecnologica, con l’obiettivo di produrre e rilasciare prodotti estremamente avanzati e sempre più innovativi. Ma, a mio parere, bisognerebbe concentrarsi allo stesso modo anche sull’accessibilità di queste tecnologie e a rendere i prodotti fintech intuitivi e facili da utilizzare per tutti. Quando parliamo di fintech, tocchiamo due grandi temi, soprattutto qui in Italia: la tecnologia e la finanza. I dati ci dicono che noi italiani abbiamo un grande gap in entrambi rispetto all’Europa, sia in termini di educazione finanziaria che in tema di digitalizzazione, ed è proprio qui che dobbiamo intervenire. Dobbiamo ridurre questo gap, attraverso la semplificazione di concetti finanziari e la semplificazione dell’utilizzo delle tecnologie, offrendo all’utente un’esperienza intuitiva, facile e veloce”.