Abi, Patuelli: serve più etica, diritti senza doveri danno disordine

Lectio all’Università cattolica del Sacro Cuore a Brescia

Roma, 14 mar. (askanews) – Occorre più etica. L’etica si dà troppo spesso per scontata. I codici etici sono stati introdotti e sono un passo avanti di codificazione, di educazione, di consapevolezza e di vigilanza. Sono stati introdotti soprattutto nell’ambito bancario molti livelli di controllo, controlli di controlli. Si tratta di passaggi utili, ma la matrice culturale e storica dell’approccio etico ha bisogno di maggiore approfondimento. Occorre una più convinta consapevolezza della prevalenza dei principi costituzionali nel viver civile, un orizzonte con una concezione dello Stato come garante attivo di tutte le libertà, civili, economiche sociali, ambientali, dei doveri e dei diritti”. Lo ha affermato Antonio Patuelli, presidente dell’Abi nel corso della sua Lectio su “Etica, economia e prospettive bancarie in Italia” all’università cattolica del Sacro Cuore, a Brescia.

“I doveri formano il cittadino mentre i diritti, da soli, portano al disordine. L’economia, se sottratta alla influenza direttrice del diritto e della morale, se disgiunta dai principi, porterebbe all’egoismo. L’etica – ha proseguito – deve prevalere anche sul diritto. Anche quando un’operazione economica è giuridicamente lecita, se essa contrasta con l’etica – ha avvertito – questa non deve essere conclusa. Infatti il minimo dell’etica è la legalità, l’applicazione di tutte le norme di qualsiasi natura. L’etica può responsabilmente convincere le persone ad essere più scrupolose di quanto dispongano le norme”.

La lunga Lectio del presidente dell’Abi ha spaziato dalla storia dei principi etici nella finanza, alla recente congiuntura macroeconomica, alla situazione della politica monetaria, le banche, il risparmio, ma ha anche guardato a sviluppi come l’intelligenza artificiale (termine su cui Patuelli nutre delle riserve).

E poi ha è approdata sull’Europa. “La crescita delle Istituzioni europee non ha realizzato sempre successi: uno dei principali è indubbiamente l’elezione popolare diretta del Parlamento europeo dal 1979. Ma poi ha avuto, invece, esito sfortunato il fondamentale progetto di realizzare una Costituzione europea, basata su un Trattato che venne solennemente firmato a Roma, in Campidoglio, nel 2004, ma non venne poi ratificato dai referendum indetti in Francia e nei Paesi Bassi”.

“Anche dopo il naufragio di quell’ambizioso progetto, l’Europa reagì ed imboccò ulteriormente la via della crescita economica: le crisi finanziarie internazionali, acuitesi nel 2007-2008, convinsero la gran parte degli europei a costruire l’Unione bancaria, innanzitutto per rafforzare l’integrazione di quelli che erano allora i sistemi bancari nei vari Stati d’Europa, con l’istituzione dell’Eba – ha detto -, l’Autorità che emana le regole bancarie per tutta l’Unione europea, e con un meccanismo di Vigilanza unico sulle banche dell’area dell’Euro, realizzato da un apposito organismo della BCE, con la collaborazione delle Vigilanze dei Paesi membri e con complesse regole (certamente da rivedere) per affrontare crisi bancarie. Del progetto di Unione bancaria non è stato realizzato il “terzo pilastro” riguardante la garanzia europea sui depositi nelle banche che tuttora grava sui sistemi nazionali costituiti dalle banche”.

“Ora occorre guardare avanti, oltre alle polemiche, per affrontare positivamente, come ammoniva Monnet, le attuali problematiche europee. Per quanto riguarda l’ulteriore crescita dell’Unione bancaria, occorre prendere realisticamente atto dell’esperienza ormai di questo decennio e procedere nelle forme possibili, a cominciare dalla realizzazione di Testi unici europei (che non costano) innanzitutto di diritto bancario, per superare le differenze normative fra i diritti dei vari Stati che appartengono all’Unione bancaria”.

“Ciò è indispensabile per la crescita dell’Unione bancaria e per semplificare le attività e la crescita delle banche che già operano (con non poche complessità) nei vari Paesi europei”.

“Nello scorso anno è stato ricordato il cinquantenario della morte di Raffaele Mattioli, magistrale ed attualissimo esempio di banchiere umanista, intransigente sui principi e fortemente innovatore nella concretezza delle attività bancarie. La cultura, lo spirito critico, il coraggio e la determinazione di banchieri come Mattioli ci illuminano anche nelle nuove sfide che il mondo bancario deve affrontare con lungimiranza, per la sostenibilità nelle complessità, per la maggiore certezza del diritto anche prospettica, per la semplicità delle norme e delle procedure anche nelle tecnologie, per la sempre maggiore solidità patrimoniale e di liquidità delle banche, nella concorrenza del pluralismo dei modelli bancari, nella prevenzione delle crisi. Seguiamo l’alto esempio di banchieri come Mattioli, rifiutando il cinismo, l’avidità, l’economia priva di etica, l’assenza di memoria, anteponendo i principi, impegnati in doveri non evanescenti – ha concluso – e per una moralità non accomodante”.