Visco: le condizioni del sistema bancario italiano sono soddisfacenti

Elevata redditività, attivi solidi, ma l’incertezza rimane alta

“La situazione complessiva del sistema bancario italiano è soddisfacente, nonostante il mutare delle circostanze e la perdurante elevata incertezza dello sviluppo economico”. Lo ha detto il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nel suo intervento all’assemblea annuale dell’ABI a Roma.

“La redditività nel primo trimestre è rimasta elevata, con un rendimento delle riserve di capitale di poco inferiore al 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, grazie all’aumento del margine di interesse e alle minori svalutazioni rispetto agli anni precedenti”.

“Gli analisti di mercato prevedono che la redditività dei maggiori gruppi quotati in Borsa (che rappresentano più di due terzi degli attivi totali del settore) dovrebbe rimanere a un livello elevato nel 2023”- ha proseguito.

“Il rapporto più elevato tra capitale e attività ponderate per il rischio (Cet1 ratio) è sceso leggermente al 15,1% nei primi tre mesi dell’anno, a seguito sia della fine delle misure transitorie introdotte nel 2018 con l’entrata in vigore del nuovo principio contabile (IFRS 9), che ha distribuito l’impatto sul capitale su cinque anni, sia della distribuzione degli utili”.

“Tuttavia, l’indicatore rimane superiore di oltre un punto percentuale rispetto a quello osservato al momento dello scoppio e, per le banche significative, è sostanzialmente in linea con la media degli altri intermediari direttamente vigilati dalla Banca Centrale Europea”- ha sottolineato.

Nel frattempo, “anche gli indicatori di liquidità sono ben al di sopra del livello minimo regolamentare. Avendo rimborsato parte dei fondi raccolti con le operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine, l’indicatore di liquidità è finora diminuito solo leggermente. In relazione ai prestiti complessivi, l’afflusso di nuovi prestiti in sofferenza e la loro dimensione rimangono bassi”.

“Il miglioramento della qualità dei prestiti registrato negli ultimi anni è dovuto al rafforzamento della situazione finanziaria delle PMI, con una riduzione della leva finanziaria di circa 10 punti percentuali al 39,7% rispetto al picco del 2011”.

“La riduzione delle sofferenze nei bilanci delle banche è stata facilitata dallo sviluppo dei mercati secondari e le vendite sono proseguite anche durante il rallentamento economico”.

Secondo il Governatore “ha svolto un ruolo importante anche la maggiore capacità degli istituti intermediari di selezionare e gestire il rischio di credito, in particolare nella fase di accensione dei prestiti”.

“Dal 2014, in seguito alla crisi del debito sovrano, il peso delle imprese finanziariamente solide nei portafogli prestiti delle banche è stato superiore al peso delle imprese non finanziarie sul totale delle attività”.

In questo contesto, il Governatore ha avvertito che “tuttavia, l’incertezza sul futuro del sistema bancario rimane elevata. I rischi principali riguardano il rallentamento dell’economia e l’impatto a medio termine dell’aumento dei tassi di interesse sulla capacità dei clienti di onorare i propri debiti”.

“I primi, possibili segnali in questa direzione si sono manifestati nel periodo gennaio-marzo di quest’anno. L’incidenza dei prestiti con ritardi di pagamento è infatti raddoppiata in un anno, raggiungendo l’1,6% di tutti i prestiti ‘in bonis’, anche se non ancora al punto da dover essere classificati come sofferenze”.

“Più di recente, si è registrato anche un calo del valore dei prestiti sui quali le banche hanno rilevato un deterioramento della qualità del credito (classificati come ‘stadio 2’ nella gerarchia dei principi contabili internazionali)”.

“Questa diminuzione può essere in parte dovuta a un miglioramento della qualità delle esposizioni classificate in questa categoria nel periodo successivo alla pandemia. Il riconoscimento tempestivo delle perdite attese è importante per mitigare gli effetti prociclici di un rallentamento economico”.

“Altrettanto importante è garantire che gli NPL (Non Performing Loans) siano coperti a un livello adeguato, in particolare per le banche meno critiche. Anche la sostituzione di finanziamenti a basso costo, come le TLTRO, con strumenti a più alto costo e la necessità di emettere nuovo debito adatto a soddisfare i requisiti delle norme di risoluzione avranno un impatto”.

“I rischi posti dagli intermediari non bancari restano contenuti, anche se non vanno sottovalutati. Gli afflussi dai fondi aperti italiani sono rimasti invariati nel I trimestre. I pochi fondi che hanno registrato deflussi netti significativi (>10% del valore patrimoniale netto) non hanno avuto difficoltà di rimborso”.

“Le linee di credito sono rimaste stabili e l’indebitamento è rimasto a un livello basso. Anche i rischi associati ai fondi di investimento alternativi italiani sono limitati, con una leva finanziaria mediamente più bassa rispetto ai fondi europei comparabili e minori passività nei confronti delle banche”.

“I fondi con la leva finanziaria più elevata sono quelli immobiliari, che operano soprattutto nel settore commerciale. La probabilità di un forte calo dei prezzi in questo segmento di mercato in Italia è molto più bassa che in altri Paesi Europei, ma se i valori degli immobili commerciali scendono ancora, la qualità del credito bancario concesso a questi intermediari diminuirà”- ha avvertito.

Giovanni Lombardi Stronati