Superbonus, De Simone (Luiss): ha portato solo spreco di risorse pubbliche

Crediti incagliati stimati in oltre 20 miliardi anche dopo decreto 11/2023

“Il Superbonus, strumento nato per portare l’efficienza energetica nel patrimonio immobiliare italiano, ha permesso a chi ha risorse economiche a disposizione di realizzare imprese speculative in modo del tutto legale, acquistando edifici abbandonati e ristrutturandoli a spese dello Stato”.

Carlo De Simone, docente della Luiss Business School, analizza questo dato a tre anni dal primo luglio 2020, data di entrata in vigore del Superbonus introdotto dal Decreto Rilancio (34/2020).

“La crescente domanda di appartamenti e case sta influenzando anche il mercato degli affitti”. De Simone spiega che “l’aumento medio dell’affitto per gli inquilini delle case popolari è del 15%. Questo enorme intervento riguarda solo il 3% del patrimonio abitativo e l’analisi delle dichiarazioni dei redditi rivela che i crediti d’imposta sono altamente regressivi”.

“Infine, anche dopo il famoso decreto 11/2023, rimane il problema dei crediti incagliati, stimati in oltre 20 miliardi di euro, su cui banche e assicurazioni hanno da tempo chiuso il rubinetto”.

“Una soluzione per sbloccare questi crediti potrebbe essere l’utilizzo di piattaforme fintech, per consentire ai veicoli di cartolarizzazione di gestire le quarte cessioni a favore delle imprese, ai sensi della Legge 130/99, in modo da far incontrare domanda e offerta e raccogliere liquidità da investitori privati”.

“Dopo tre anni, il Superbonus, pur lodevole in termini di miglioramento dell’efficienza del patrimonio edilizio italiano, fatto di edifici per lo più di classi tra E e G, si è rivelato un intervento economicamente insostenibile nel medio periodo, generando un uso inefficiente delle risorse pubbliche”- ha concluso.

Giovanni Lombardi Stronati

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