Riforme giudiziarie, accelerazione nella riduzione dei tempi processuali

Strategico il ruolo svolto dall’Ufficio del Processo con l’assuzione di circa 8000 giovani professionisti 

Nel primo semestre del 2023, i cambiamenti organizzativi implementati dagli uffici giudiziari italiani, in linea con le riforme del processo civile e penale, hanno prodotto risultati significativi nella riduzione della durata dei processi.

Questa notevole performance non era affatto scontata, e possiamo attribuire il merito di tale successo sia al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che all’ex Ministra Marta Cartabia.

Grazie ai finanziamenti europei, sono stati assunti circa 8.000 neolaureati con contratti triennali, dando vita a un’innovazione chiamata “Ufficio per il Processo.” Questi professionisti sono stati affiancati ai magistrati, e il loro contributo si è rivelato di inestimabile valore.

I giovani sono ben preparati, dinamici e hanno una solida comprensione dell’informatica, rendendoli risorse preziose all’interno del sistema giudiziario. Grazie a questa collaborazione, è stato registrato un aumento significativo delle decisioni da parte dei magistrati titolari. Inoltre, i tempi morti nel trasferimento da un grado all’altro del processo sono notevolmente diminuiti.

L’analisi statistica e le politiche di coesione del Ministero della Giustizia, supervisionate dalla Direzione Generale di Statistica e Analisi Organizzativa, hanno rivelato i dati di monitoraggio relativi al primo semestre 2023, offrendo uno sguardo dettagliato su come questi cambiamenti abbiano influito sul sistema giudiziario italiano.

La relazione completa è ora disponibile sul sito ufficiale del Ministero della Giustizia insieme ai dati di monitoraggio.

Uno dei principali indicatori di valutazione utilizzati è il “disposition time,” che misura la durata dei processi in relazione al numero di casi pendenti e definiti. I risultati ottenuti al 30 giugno 2023 sono stati confrontati con quelli del 2019, che è l’anno di riferimento stabilito nel PNRR. I dati mostrano una decisa accelerazione nella riduzione dei tempi processuali nei settori civile e penale, con una diminuzione del 19,2% nel settore civile e del 29,0% in quello penale.

Nel settore penale, in particolare, si è osservato un calo significativo del 17,5% rispetto al primo semestre del 2022, grazie a un notevole aumento dei procedimenti definiti. Se questa tendenza dovesse consolidarsi nei prossimi mesi, l’Italia sarà in linea con l’obiettivo concordato con la Commissione Europea di ridurre la durata dei processi penali del 25% entro giugno 2026, e la durata media di un processo penale si è già ridotta al di sotto della soglia dei mille giorni.

Nel settore civile, la riduzione è stata più contenuta, con un calo del 1,0% rispetto al primo semestre 2022. Tuttavia, si è registrato un andamento positivo presso il Tribunale e la Corte di Appello, con una diminuzione rispettivamente dell’8,9% e del 7,8%. Mantenendo questa tendenza, l’obiettivo di ridurre il “disposition time” complessivo del 40% entro giugno 2026, stabilito con la Commissione Europea, risulta raggiungibile.

In merito all’arretrato civile, si è notata un’accelerazione nello smaltimento, soprattutto presso il Tribunale, che fino ad ora aveva incontrato maggiori difficoltà. Al 30 giugno 2023, le variazioni rispetto al 2019 sono state del 19,7% presso il Tribunale e del 33,7% presso la Corte di Appello.

Tuttavia, nonostante questo progresso, l’abbattimento dell’arretrato rimane ancora al di sotto dei livelli necessari per raggiungere gli obiettivi concordati con l’Unione Europea. Per giugno 2026, l’obiettivo è un abbattimento del 90% rispetto al dato del 2019, sia presso il Tribunale sia presso la Corte di Appello.

Il Ministero della Giustizia invia questi dati di monitoraggio alla Commissione Europea due volte all’anno e li pubblica sul portale istituzionale. Il prossimo aggiornamento, relativo alla chiusura dell’anno 2023, verrà pubblicato ad aprile 2024.

In sintesi, le riforme del processo civile e penale stanno producendo risultati tangibili nella riduzione dei tempi processuali in Italia, contribuendo a realizzare gli obiettivi stabiliti nel PNRR e a migliorare l’efficienza del sistema giudiziario.