martedì, Ottobre 8, 2024

Pesci ‘sballati’ e malati d’ansia: l’effetto dei farmaci in fiumi e laghi

Dall'Italia e dal MondoPesci 'sballati' e malati d'ansia: l'effetto dei farmaci in fiumi e laghi

(Adnkronos) – E’ Sos ‘sballo subacqueo’ nei fiumi di diverse aree del mondo, dove ormai nuotano trote ‘dipendenti’ dalla metanfetamina, pesci persici europei ‘strafatti’ di farmaci antidepressivi che hanno perso la paura dei predatori, pesciolini che a forza di assumere caffeina a basse concentrazioni hanno sviluppato l’ansia, mentre altri ‘nutriti’ con l’estrogeno sintetico utilizzato nelle pillole anticoncezionali stanno sperimentando inversioni di sesso. Motivo di questi stravolgimenti nel mondo naturale? L’acqua dolce sta diventando meno dolce per chi ci vive, e sempre più ‘drogata’, a causa dell’inquinamento farmaceutico e delle sostanze stupefacenti illegali che finiscono in corsi d’acqua e sistemi fognari e contaminano gli ecosistemi. La dipendenza da farmaci e droghe non è più un problema solo per l’uomo, supera i confini terrestri e se ne possono vedere gli effetti perfino nei cieli sopra le città: per esempio, gli storni femmine, trattati con antidepressivi come il Prozac alle concentrazioni presenti nelle acque reflue diventano meno attraenti per i potenziali compagni, e gli uccelli maschi si comportano in modo più aggressivo e cantano meno per attirarle rispetto a come fanno con quelle che non hanno assunto dosi del farmaco.  

A tracciare un quadro complessivo della minaccia crescente per la fauna selvatica è il ‘Guardian’ online, che cita diversi studi. Gli ultimi a lanciare l’allarme sono un gruppo di scienziati che, dalle pagine di ‘Nature Sustainability’, lanciano un appello a gran voce: “C’è un bisogno urgente di progettare farmaci più ‘green’, più ecologici, “che mantengano l’efficacia ma minimizzino anche l’impatto ambientale”, perché la contaminazione degli ecosistemi con principi attivi sta diventando sempre più “pervasiva”, scrivono gli autori dell’intervento. L’esposizione ai farmaci sta causando cambiamenti significativi e inaspettati nel comportamento e nell’anatomia di alcuni animali. “Viviamo in un mondo sempre più medicalizzato – osservano gli esperti – I prodotti farmaceutici sono indispensabili nell’assistenza sanitaria moderna, avendo rivoluzionato la prevenzione e il trattamento delle malattie, e rimarranno cruciali anche in futuro”.  

Tuttavia, il prezzo da pagare è “notevole”, assicurano. “Gli scarichi nell’ambiente durante la produzione, l’uso e lo smaltimento dei farmaci stanno riversando miscele di ingredienti farmaceutici attivi (Api), nonché di loro metaboliti, e di additivi, adiuvanti, eccipienti e prodotti di trasformazione”. L’entità di questo inquinamento, continuano gli scienziati, “è stata recentemente dimostrata in uno studio geografico su larga scala che ha misurato 61 diversi farmaci nell’acqua dei fiumi prelevati da 1.052 località in 104 Paesi, in tutti i continenti. Circa il 43% di questi siti campionati presentava livelli di almeno un farmaco che superavano quelli considerati sicuri per la salute ecologica. Nei siti più contaminati, inoltre, sono state rilevate miscele complesse di molti Api (un massimo di 34), inclusa un’ampia varietà di farmaci umani e veterinari”.  

Un esempio è la pillola contraccettiva che sta portando a un collasso numerico e a episodi di estinzione locale alcuni pesciolini, per esempio in un lago nell’Ontario in Canada. Il lavoro è stato condotto sulla specie Pimephales promelas e nel mirino ci sono le alte concentrazioni di estrogeni e dei composti che ne mimano l’azione. E il problema rimbalza anche nell’uomo. “I principi attivi farmaceutici si trovano nei corsi d’acqua di tutto il mondo, compreso in organismi che potremmo mangiare”, avverte Michael Bertram, docente della Swedish University of Agricultural Sciences. Il nodo dell’impatto sulla biodiversità, è il messaggio, merita maggiore attenzione.  

“Ci sono alcuni percorsi attraverso i quali queste sostanze chimiche entrano nell’ambiente”, continua Bertram, che è uno degli autori dello studio pubblicato su Nature Sustainability e viene citato dal Guardian. Avviene per esempio “se i farmaci rilasciati durante la produzione vengono trattati in modo inadeguato – elenca – Un altro modo è durante l’uso. Quando infatti un essere umano prende una pillola, non tutto il farmaco viene scomposto nel nostro corpo e quindi, attraverso i nostri escrementi, i residui vengono rilasciati direttamente nell’ambiente”. Caffeina, ansiolitici, antidepressivi, antipsicotici stanno tutti entrando negli ecosistemi, aggiunge Bertram, così come le droghe illegali, quali la cocaina e la metanfetamina.  

Per far capire l’effetto a catena che tutto questo può innescare, lo scienziato cita l’esempio dell’antinfiammatorio diclofenac che veniva somministrato al bestiame nell’Asia meridionale e che ha causato una diminuzione nella popolazione di avvoltoi in India di oltre il 97% tra il 1992 e il 2007. Successivamente il Paese ha anche registrato un aumento dei casi di rabbia causati da cani che si nutrivano di carcasse di bestiame che non venivano più mangiate dagli uccelli. Altro esempio è l’inquinamento da antibiotici e l’effetto che ha sui microbi che diventano resistenti. Da qui l’appello rivolto agli sviluppatori e ai produttori di farmaci, agli scienziati e ai politici, “a riconoscere la crescente minaccia ambientale e a dare urgentemente priorità alla progettazione sostenibile di farmaci più ecologici per prevenire ulteriori danni ambientali”. Farmaci più ecologici “riducono il potenziale di inquinamento durante l’intero ciclo”, conclude Gorka Orive, università dei Paesi Baschi e autrice dello studio. “I farmaci devono essere progettati non solo per essere efficaci e sicuri, ma anche per avere un rischio potenziale ridotto per la fauna selvatica e la salute umana quando presenti nell’ambiente”. 

 

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