Non solo canzoni per Yoon negli Usa: porta a casa accordo nucleare

Il presidente sudcoreano accolto in pompa magna

Roma, 27 apr. (askanews) – Può darsi che l’immagine del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol che canta “American Pie” al ricevimento organizzato dalla Casa bianca ieri possa aver dato un’impressione che la visita solenne del leader di Seoul a Washington sia stata un’occasione di leggerezza. Niente di più sbagliato: Yoon, quando non ha cantato, ha perorato la causa di un rafforzamento della capacità militare dell’alleanza con gli Stati uniti e di quella trilaterale Usa-Giappone-Sudcorea per affrontare le minacce nucleari e missilistiche nordcoreane. E ha sostenuto che Pyongyang si affronta con la forza, non con un effimero dialogo.

“Il nostro futuro sarà più luminoso del passato. I nostri due paesi costruiranno la pace attraverso la forza e guideranno solidali il fronte della libertà per promuovere la pace nell’Asia orientale e nel resto del mondo”, ha detto oggi nel ricevimento offerto dal segretario di Stato usa Antony Blinken, alla presenza della vicepresidente Usa Kamala Harris.

La pace “attraverso la forza”. D’altronde anche ieri, con a fianco Joe Biden, Yoon ha detto seccamente durante la conferenza stampa congiunta alla Casa bianca: “I nostri due paesi hanno deciso di rafforzare in modo significativo la deterrenza estesa contro le minacce nucleari e missilistiche della Corea del Nord, in modo da poter raggiungere la pace attraverso la superiorità di una forza schiacciante e non una falsa pace basata sulla buona volontà”.

Il riferimento del presidente sudcoreano è stato alla politica dal suo predecessore, l’ex presidente Moon Jae-in, che tentò un disgelo diplomatico con la Corea del Nord, anche con passi storici come gli incontri con il leader supremo nordcoreano Kim Jong Un. Fu, quella, una stagione alla fin fine effimera: il fallimento del summit di Hanoi tra l’allora presidente Usa Donald Trump e Kim, pose di fatto termine a questi tentativi.

Oggi, inoltre, il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol ha dichiarato, parlando al Congresso Usa in occasione del 70mo anniversario dell’alleanza, che è necessario accelerare la cooperazione trilaterale con il Giappone e gli Stati Uniti per contrastare le crescenti minacce nucleari nordcoreane e ha affermato che il mondo non deve “smetterla” di chiedere la libertà per il popolo del Nord della Penisola coreana.

Il lungo viaggio di stato negli Usa, il primo con questo tasso di formalità di un presidente sudcoreano da 12 anni a questa parte, ha permesso a Yoon di presentarsi come uno dei principali alleati regionali degli Usa, avendo pagato il prezzo di un disgelo con il Giappone, accelerato dalla decisione sicuramente dolorosa di rinunciare a pretendere dalle aziende nipponiche che si giovarono del lavoro forzato coreano durante la seconda guerra mondiale il risarcimento per le vittime ancora viventi.

Ai parlamentari Usa, Yoon ha rivendicato i suoi sforzi verso il riavvicinamento con il Giappone dopo anni di relazioni tese, come un passo necessario per creare un fronte unito contro le minaccia nordcoreana: “Insieme a uno stretto coordinamento Corea-Usa, dobbiamo accelerare la Cooperazione di sicurezza trilaterale Usa-Giappone-Sudcorea per contrastare le crescenti minacce nucleari nordcoreane”.

Il presidente sudcoreano stato accolto con una standing ovation e ripetuti applausi in una sala gremita della Camera dei Rappresentanti da membri della Camera e del Senato. Ma, più che gli applausi, Yoon riporta a casa un allargamento del concetto di deterrenza estesa, con un rafforzamento del coordinamento nucleare con gli Stati uniti. Un accordo che dovrebbe superare le perplessità che nei mesi scorsi avevano portato lo stesso Yoon e i suoi alleati conservatori a Seoul a chiedersi se la Sudcorea, di fronte all’arsenale di Kim, non debba dotarsi a sua volta di armi nucleari.

Ieri Yoon e Biden hanno annunciato la creazione di un nuovo meccanismo che, secondo i due leader, dovrebbe sopire questi dubbi. Il nuovo organismo si chiama Nuclear Consultative Group (NCG) e servirà da coordinamento tra i due paesi per discutere qualsiasi possibile uso di armi nucleari nella penisola coreana.

Il fulcro dell’accordo è che la Corea del Sud avrà una linea dedicata per comunicare agli Stati Uniti qualsiasi preoccupazione nucleare. Allo stesso tempo, Biden ha parlato in termini decisivi dell’impegno del suo paese per difendere la Corea del Sud, anche se ciò dovesse comportare l’uso di armi nucleari. In una dichiarazione congiunta, definita “Dichiarazione di Washington”, Biden ha ribadito “che qualsiasi attacco nucleare della Repubblica democratica popolare di Corea (Pyongyang) contro la Repubblica di Corea (Seoul) sarà accolto con una risposta rapida, travolgente e decisiva”.