Malattie cardiovascolari, esperti: aderenza patto terapeutico essenziale

Per la salute e l’efficienza del Sistema sanitario regionale

Roma, 13 nov. (askanews) – Nelle terapie croniche, in particolare nelle dislipidemie, è stato osservato un preoccupante tasso di abbandono del trattamento, che supera il 40%. Questo fenomeno rappresenta una sfida significativa, poiché comporta una serie di conseguenze negative per i pazienti e per il sistema sanitario regionale. Quando un paziente decide di interrompere la terapia prescritta, l’investimento fatto dalla Regione per fornire il trattamento diventa un costo senza alcun vantaggio. Questo è particolarmente problematico nel caso delle dislipidemie, poiché si tratta di una condizione medica sintomatica che può portare a gravi conseguenze, come la formazione di placche arteriose che possono causare eventi come infarto o ictus. Questi temi sono stati affrontati nel convegno dal titolo ‘Aderenza terapeutica in Cardiologia quale risorsa per il contenimento dei costi socio-sanitari’, promosso da IISMAS (Istituto Internazionale Scienze Mediche, Antropologiche e Sociali) e organizzato da DreamCom, con il patrocinio della Regione Lazio, e il contributo incondizionato di Daiichi Sankyo. L’incontro, che ha avuto sede presso il Palazzo della Regione Lazio, ha visto il confronto tra rappresentanti istituzionali ed esperti del settore, che hanno analizzato l’importanza dell’instaurazione di un ‘patto terapeutico’ tra il Servizio Sanitario e il paziente, per il raggiungimento degli obiettivi terapeutici prefissati.

Il Prof. Aldo Morrone (Direttore Scientifico IISMAS e già Direttore Scientifico IRCCS IFO Istituto San Gallicano) ha moderato l’evento, al quale ha portato il suo saluto anche l’On. Antonello Aurigemma (Presidente del Consiglio della Regione Lazio): ‘Sono rimasto impressionato dalla piccola percentuale dell’aumento del costo farmaceutico che secondo me corrisponde, nel corso del tempo, non a un costo ma a un investimento, perché quell’aumento porta a un risparmio non solo economico, ma anche ad un miglioramento della salute della persona. […] Penso che la politica in questi anni abbia peccato nell’ascolto: non ascoltare chi sta tutti i giorni sul campo e ha un polso della situazione diverso dal nostro vuol dire chiudersi nelle stanze per fare provvedimenti e leggi che, quando vai a declinare nel territorio, hanno qualche incompatibilità ambientale al di là della buona fede del legislatore, non riuscendo ad ottenere l’obiettivo prefissato […] Attività come queste possono essere propedeutiche anche nel far capire la cultura dell’aderenza terapeutica, che non è soltanto un risparmio per la Regione, è un guadagno per la salute della persona’.

Primo ad intervenire Francesco Fedele, (Presidente INRC – Istituto Nazionale Ricerche Cardiovascolari): ‘Una delle questioni che incidono sulla scarsa aderenza alla terapia è la non sempre chiara consapevolezza della malattia cronica e della malattia progressiva, ma anche il fatto che spesso i nostri pazienti sono costretti a prendere molti farmaci durante la giornata. […] I dati dimostrano che la terapia antipertensiva, la terapia per la dislipidemia e la terapia per l’insufficienza cardiaca, hanno dei livelli e delle percentuali di aderenza estremamente bassi, arrivando appena al 35% […] In Cardiologia abbiamo dei farmaci che veramente possono modificare la storia naturale del nostro paziente e, in maniera importante, anche la quantità e la qualità della vita’.

Furio Colivicchi (Presidente ANMCO – Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), sottolinea l’importanza del comportamento del paziente dopo la prescrizione medica: ‘Se il paziente non è aderente, cioè non assume i farmaci come prescritto e indicato, in linea con le evidenze scientifiche che portano alla prescrizione del farmaco stesso, purtroppo non ci possiamo aspettare quell’efficacia registrata nei grandi studi clinici che hanno portato all’utilizzo del farmaco. Se non c’è una coincidenza tra il comportamento individuale del paziente che assume il farmaco come prescritto e la prescrizione stessa fatta dal personale sanitario o dal medico in particolare, si perde gran parte dell’effetto che si potrebbe ottenere con un determinato trattamento farmacologico. Quindi, l’aderenza è un comportamento individuale: questo rende tanto più difficile l’approccio a questo tema sia nella pratica clinica che in generale; trattandosi di un comportamento individuale, ci sono soggetti e persone che devono essere aiutate in questo contesto perché il livello di educazione, formazione, conoscenza e competenza del singolo individuo è diverso e profondamente disomogeneo all’interno di una società come la nostra. […] Molto spesso la prima prescrizione non viene addirittura portata a termine, cioè il farmaco viene prescritto, il medico è convinto di aver dato il via a qualcosa di positivo nell’interesse del paziente ma il trattamento in realtà non viene mai assunto, perché il paziente non va mai in farmacia a ritirare il farmaco’.

Ad evidenziare le ricadute della mancata aderenza sui costi sanitari Pierluigi Russo (Direttore Ufficio Registri di Monitoraggio e Ufficio Valutazioni Economiche AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco): ‘L’aderenza al trattamento è intorno al 25%, valore nella pratica clinica assolutamente basso, però molto più alto in prevenzione secondaria che in prevenzione primaria: quando hai una patologia e una prossimità con un rischio, tendi ad essere più aderente al trattamento. Man mano che aumenta l’aderenza al trattamento, tende a crescere ovviamente il suo costo, perché cresce il numero delle pillole che vengono assunte nel periodo di tempo. Tuttavia, tra i pazienti che hanno avuto un evento cardiovascolare, quando l’aderenza è molto bassa, l’incremento di costo è enorme: si sale di circa 20/30.000 euro per paziente’.

Dello stesso parere Francesco Saverio Mennini (Docente di Economia Politica ed Economia Sanitaria, Università degli studi di Roma ‘Tor Vergata’): ‘La sanità non è un costo ma un investimento importante. Investire nelle tecnologie efficaci vuol dire garantire, oltre il miglioramento della salute, anche un ritorno importante dal punto di vista economico. […] Quando parli di investimento superi la logica del breve periodo, non stai inseguendo un’emergenza ma stai programmando. Dal 2006/2007 non abbiamo più avuto un Piano Sanitario Nazionale, si rincorre l’emergenza annuale con il Patto per la Salute, che nulla ha a che fare con la programmazione, e questo a cascata si riflette negativamente sulle Regioni e su tutte le attività di accesso ai trattamenti […] La mancata aderenza può far lievitare il consumo di risorse, e quindi mantenere alta l’aderenza ai farmaci è un’opportunità per contenere la spesa e migliorare le condizioni di salute del paziente’.

‘L’aderenza terapeutica è una sfida da affrontare puntando su sinergia e collaborazione, dove c’è alleanza tra medico e paziente, ma ci vuole anche il contributo di tutti gli operatori sanitari. Il problema deve essere affrontato sui tre ambiti: paziente, medico e società/contesto, perché entrano in gioco fattori sociali, economici, legati al sistema sanitario, quelli relativi alla terapia, quelli relativi alla condizione clinica e i fattori strettamente legati del paziente. Quello che inizia ad essere aderente al tempo 0, dopo un anno si riduce di almeno il 50%’, ha affermato Walter Marrocco (Responsabile Scientifico FIMMG – Federazione Italiana Medici di Medicina Generale).

Chiude il convegno l’intervento di Emanuela Folco (Presidente Fipc – Fondazione Italiana per il Cuore), che afferma: ‘La Fondazione Cuore ha da sempre promosso la prevenzione, intesa come valore non solo per l’individuo ma anche per la collettività, per cui cerchiamo di fare educazione ai cittadini sul concetto della responsabilità sociale dell’individuo. Il problema dell’aderenza rientra in pieno in questa logica, perché se non seguo le terapie come mi sono state prescritte dal medico, non ascolto il medico e mi riammalo, chi paga per le nuove cure e per la mia nuova malattia che avrei potuto evitare? La collettività’.