Lino Lavorgna eletto presidente dell’Associazione Nazionale Bersaglieri di Caserta

Si sono svolte, presso la sede U.N.U.C.I. di Caserta, le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo della locale sezione 

Lino Lavorgna,  commissario straordinario dall’ottobre 2020, è stato eletto presidente per il prossimo triennio e sarà coadiuvato dal vicepresidente Giuseppe Maietta, dai consiglieri Gino Abbro, Pasquale Terracciano, Renato Liparulo, dal segretario sezionale Giuseppe Marchetta.

Sessantotto anni compiuti a maggio, Lavorgna è giornalista pubblicista e vanta collaborazioni, sin dal lontano 1972, con le principali testate regionali.

Negli anni Novanta del secolo scorso ha diretto l’emittente televisiva “Teledue” di Nola ed è stato corrispondente dei periodici nazionali “Radiocorriere TV” e “Sì”, alternando l’impegno giornalistico ad altre attività professionali sia in ambito pubblico sia in quello privato: Ministero dell’Interno, Banca della Provincia di Napoli, Poste Italiane.

Europeista convinto, è il fondatore dell’associazione “Europa Nazione”, che propugna il superamento dell’attuale struttura comunitaria con una vera federazione che coroni l’antico sogno degli Stati Uniti d’Europa.

Altro elemento peculiare della sua attività sociale, sin dagli anni giovanili, è la tutela dell’ambiente. Nel 1974 fondò l’Associazione Nazionale Salvaguardia Ecologica per discostarsi dalle associazioni di più antica formazione che, a suo giudizio, praticavano un ecologismo di maniera distonico rispetto ai principi enunciati dal famoso rapporto del M.I.T. sui limiti dello sviluppo.

Di fatto sosteneva, oltre mezzo secolo fa, quello che oggi disperatamente cerca di far percepire l’eroina nell’ecologismo moderno, la svedese Greta Thunberg.

Per quanto concerne l’attività ambientalista è stato testimone di uno spassoso aneddoto che riguarda proprio il periodo militare, trascorso a Milano presso il 18° Battaglione “Poggio Scanno”.

Quando si verificò l’incidente nella fabbrica di cosmetici Icmesa, con conseguente nube tossica ben presto diffusasi su quattro comuni del circondario, fu inserito nella squadra dei dieci bersaglieri incaricati di presidiare la “Zona A”, completamente evacuata, per impedire ai residenti di rientrare nelle  abitazioni.

L’accesso era possibile solo a determinati soggetti muniti delle necessarie autorizzazioni. Un giorno si presentò alla postazione un pittoresco personaggio sui sessanta anni, con un sorriso smagliante e una larvata somiglianza col popolare comico Gino Bramieri, in compagnia di un’altra persona più giovane.

Con un buon italiano e il tipico accento statunitense chiese di effettuare un sopralluogo nella zona maggiormente contaminata, esibendo un lasciapassare a doppia firma. Appurato che fosse tutto in regola, fu consegnato a entrambi il kit protettivo da indossare prima dell’accesso.

I nomi, ovviamente, non gli dissero nulla: l’importante era verificare che le foto sui documenti corrispondessero alle persone che si presentavano al posto di blocco e che il lasciapassare fosse autentico.

Quasi un anno dopo, la casa editrice Garzanti pubblicò un saggio del biologo statunitense Barry Commoner, “Il cerchio da chiudere”, uscito negli USA nel 1971, nel quale venivano compiutamente affrontate le problematiche ecologiche.

Il saggio ebbe vasta eco e Lino Lavorgna si precipitò ad acquistarlo, essendo nel pieno dell’impegno ambientalista.

Nella versione italiana, aggiornata, l’autore aveva aggiunto una prefazione interamente dedicata al “disastro di Seveso”, sviscerato in tutte le sue controverse dinamiche.

Si può ben immaginare la sorpresa, pertanto, quando Lino lesse il seguente paragrafo: «Ecco quali furono le mie impressioni durante un sopralluogo nella Zona A due mesi dopo la sciagura.

La prima immagine è un blocco stradale, con i cavalli di frisia e il filo spinato che circonda la Zona A, quasi fosse un campo trincerato di una guerra di altri tempi.

Due giovani soldati sbucano dalla garitta che li protegge dalla pioggia battente: indossano la tuta mimetica e imbracciano armi automatiche.

Il nostro lasciapassare di ingresso nella Zona, controfirmato dall’ufficiale sanitario regionale e dal sindaco di Seveso dopo mille traversie burocratiche, viene solennemente controllato.

Noi, non prima di aver indossato tute protettive, anfibi, guantoni, maschere antigas e grossi occhiali, riceviamo il permesso di superare il blocco».

Il caso aveva voluto che un anno prima si fosse imbattuto in uno dei più grandi scienziati al mondo, docente di fisiologia vegetale presso l’università di Washington, fondatore del Centro per la biologia dei sistemi naturali e, soprattutto, autorevole avversatore delle centrali nucleari.

Lino Lavorgna è anche autore del romanzo “Prigioniero del Sogno”, edito da Albatros Editore; di una biografia dedicata al Papà, “Lorenzo Lavorgna – L’uomo che sapeva solo amare”, ferito in Africa nel 1941 e miracolosamente scampato al primo rastrellamento tedesco in quel di Salerno, dopo l’armistizio, edito da Adriano Gallina Editore; dei saggi storici “Il Piave Morvorava” e “Storia d’Irlanda”, pubblicati a puntate sul mensile “Confini”.

Attualmente è alle prese con un nuovo saggio dedicato al generale casertano Alberto Pollio,  con l’intento di dimostrare che forse la sua morte non fu dovuta a “cause naturali”.

Dallo scorso anno Lino Lavorgna cura la “Rassegna multimediale città di Caserta”, organizzata con l’intento di promuovere veri talenti in ambito artistico e culturale.

L’edizione corrente, che culminerà con la cerimonia di premiazione prevista per i giorni 29 e 30 settembre, presta particolare attenzione all’ottantesimo anniversario dei tragici eventi bellici dell’autunno 1943 e all’invasione dell’Ucraina.