I 130 milioni sull’orlo della morte per fame e le conseguenze trascurate del Covid: ecco perché il Nobel (inaspettato) al World Food Programme è giusto

«Siamo davanti a una catastrofe umanitaria, la peggiore dalla seconda guerra mondiale». Erano queste le parole usate ad aprile dal direttore esecutivo del World Food Programme, David Beasley, per richiamare l’attenzione dei governi internazionali alla crisi umanitaria di cui da lì a poco saremmo diventati tutti più consapevoli. Sei mesi dopo la commissione norvegese ha consegnato al World Food Programme il Nobel per la Pace «per i suoi sforzi per combattere la fame, per il suo contributo al miglioramento delle condizioni per la pace nelle aree colpite dai conflitti e per aver agito come forza trainante per prevenire l’uso della fame come arma di guerra e conflitto».

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