Giustizia: Baldi (Cassazione), abbreviare i tempi per scrivere le sentenze

Severino (Luiss School of Law): “Mettere al centro il rapporto giustizia-economia”

Miele (Corte dei Conti): “Occorrono riforme strutturali con regole chiare e certe”

“Una giustizia che funziona mette in condizione l’imprenditore di poter sapere prima a cosa andrà incontro, consentendogli di decidere che percorso intraprendere. In Italia abbiamo 9.500 magistrati operanti, a cui si aggiungono 4.500 magistrati onorari.

Il problema, quindi, non è la mancanza di magistrati, ma le sentenze che andrebbero molto semplificate. Un magistrato che scrive un ‘trattatello’ spreca giorni che possono essere facilmente recuperati.

Abbiamo la Cassazione assediata, con circa 60mila processi penali e 30-40mila civili all’anno e le contravvenzioni prendono il tempo che prende un processo serio. Serve un cambio di mentalità”.

Lo ha detto Fulvio Baldi, sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, intervenuto nel corso della Tavola rotonda su “Come migliorare il sistema Giustizia” nell’ambito del Forum “Insieme per domani”, organizzato da LaPresse, a Roma il 27 e 28 novembre, presso la sala Trilussa della Cassa dei Geometri.

La Giustizia è al centro del rilancio dell’Italia anche secondo Paola Severino (presidente della Luiss School of Law e numero uno della Scuola Nazionale della Pubblica Amministrazione), che ha dichiarato “La giustizia è un argomento vitale per il Paese.

Il tema del rapporto tra diritto ed economia, tra giustizia ed economia, tra buon funzionamento della giustizia e crescita del Paese deve essere posto al centro. Se non c’è certezza del diritto l’economia si desertifica.

Negli ultimi quattro o cinque governi tutti i ministri della Giustizia hanno affrontato il tema partendo da questo obiettivo. Nel diritto civile il timore che una controversia possa durare anni toglie qualsiasi buona volontà alle aziende a investire nel Paese.

La giustizia penale fa più rumore, ma se andiamo alla sostanza del fenomeno la prima rassicurazione che viene chiesta dalle aziende è quella del buon funzionamento della giustizia. Il problema in Italia è stato che non vi è stata adesione da parte della classe degli avvocati alla mediazione.

Il tema è fondamentalmente la riforma culturale del Paese, che vale sia per l’avvocatura che per la magistratura, perché se non si esce dal circuito dei processi ordinari non si esce dal pantano. Il monitoraggio sulle riforme è essenziale. Abbiamo avuto un sovraffollamento di cambiamenti proposti, ma dovrebbero essere selezionati quelli che hanno funzionato da quelli che non hanno funzionato. Le riforme devono sempre essere viste nel loro contesto generale”.

Sulla necessità di approvare riforme strutturali e di rispettare confini e competenze di ogni organismo e istituzione è intervenuto anche Tommaso Miele (presidente aggiunto della Corte dei conti), che ha affermato: “La giustizia rappresenta un servizio estremamente importante per il rilancio e la crescita del nostro Paese; per il suo buon funzionamento c’è bisogno di riforme strutturali con regole chiare e certe, ma anche di una magistratura autorevole, imparziale, equilibrata, al di sopra delle parti.

Per recuperare la fiducia dei cittadini nella Giustizia occorre riaffermare un corretto rapporto fra etica e giustizia affinché la ‘funzione’ non diventi mai ‘potere’. Oggi è più che mai necessario che si ristabiliscano i ruoli che la Costituzione assegna a ciascun organo e a ciascuna istituzione e ognuno rispetti i limiti del proprio ruolo nel solo perseguimento dell’interesse pubblico”.

Tommaso Miele e Paola Severino

Altro tema delicato legato alla giustizia è quello della Corte dei Conti, trattato dal segretario generale Franco Massi: “Per i prossimi 10 anni il grosso della nostra attività sarà il Pnrr. Questi 207 miliardi vanno messi a terra e per farlo vanno siglati contratti. In Italia abbiamo 43mila stazioni appaltatrici che possono mettere la firma. Ma quelle realmente operative sono 35mila.

La magistratura contabile, a differenza di quella penale, ha a che fare con i colletti bianchi, che quando vengono rinviati a giudizio nel 50% dei casi sono innocenti, ma hanno la carriera rovinata.

Si deve forse come prima cosa creare un’assicurazione obbligatoria per chi amministra soldi pubblici. Dobbiamo separare i prudenti, i dubbiosi, che non vogliono firmare, da quelli che invece firmano e ‘la buttano in caciara’, come si dice a Roma.

Anche a questo serve il controllo preventivo, e una volta che c’è stato il controllo e si è avuto l’ok, non si deve più avere preoccupazione. Con controllo preventivo, consultivo e concomitante, impediamo che le cose funzionino male e facciamo funzionare meglio la pubblica amministrazione”.

Francesco Pizzuto (Consigliere nazionale forense), ha, invece, sollevato il problema dell’allocazione dei magistrati: “Credo che un problema di risorse ci sia, probabilmente di distribuzione e allocazione dei magistrati. Dobbiamo capire dove ci sono problemi di pianta organica ed eventualmente provvedere a una redistribuzione dei numeri.

Certo il problema dei 240 magistrati che sono all’ufficio legislativo resta, ma togliendo quei 240 magistrati da lì comunque non risolveremo nulla. Il timore serio che ha l’avvocatura è quello della giustizia predittiva, che significa non poter adattare il caso al diritto”.

Il ruolo dell’avvocato nel sistema giustizia, in particolare nel diritto di famiglia, è stato analizzato da Giovanna Condò (avvocato e socio fondatore dell’Istituto di formazione di diritto di famiglia) “Per fare il mediatore bisogna formarsi. Occorre, nel diritto di famiglia, che si facciano tavoli complessi per organizzare bene quello che possono fare i mediatori e quello che possono fare avvocati e giudici. L’avvocato deve attrezzarsi perché gli scenari sono molto cambiati”.