Gaza, un’altra fossa comune nell’ospedale al Shifa. Unrwa: circa 50mila persone hanno lasciato Rafah

L’agenzia Onu: nessun aiuto umanitario sta arrivando a Gaza

Roma, 8 mag. (askanews) – Gli operatori sanitari hanno rinvenuto una terza fossa comune all’interno dell’ospedale al-Shifa di Gaza City, recuperando finora 49 corpi. Lo ha riferito oggi l’ufficio stampa del governo della Striscia di Gaza controllato da Hamas, citato da Al Jazeera. Le autorità di Gaza hanno precisato che sono sette le fosse comuni trovate finora all’interno degli ospedali dell’enclave palestinese.

Due giorni fa, sette esperti Onu per i diritti umani hanno diffuso un comunicato di condanna della “violenza sistematica contro i palestinesi a Gaza, soprattutto contro donne e bambini”, riferendo di “390 corpi scoperti in fosse comuni” negli ospedali Al Shifa e Nasser”.

“Siamo inorriditi dai dettagli che emergono dalle fosse comuni recentemente portate alla luce nella Striscia di Gaza – si legge nel comunicato – oltre 390 corpi sono stati scoperti negli ospedali Nasser e Al Shifa, compresi quelli di donne e bambini, molti dei quali mostrano segni di tortura e di esecuzioni sommarie, e possibili casi di persone sepolte vive”.

Intanto, “circa 50.000 persone” hanno lasciato la città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, nelle ultime 48 ore dopo l’ordine di evacuazione arrivato da Israele. Lo ha detto alla Cnn il vice direttore per gli Affari a Gaza dell’agenzia Onu Unrwa, Scott Anderson. “Abbiamo registrato circa 50.000 persone in partenza da Rafah nelle ultime 48 ore. Li abbiamo visti andare a Khan Younis, alcuni sono andati nell’area umanitaria ampliata di Al-Mawasi, altri sono andati a Deir al-Balah”, ha precisato Anderson. Lunedì scorso l’esercito israeliano ha ordinato ai residenti dei quartieri orientali di Rafah di lasciare immediatamente la zona, consigliando di recarsi nell’area umanitaria della città costiera Al-Mawasi. Interpellato su questa area, Anderson ha detto che “certamente non ha le infrastrutture che ci si aspetterebbe”, aggiungendo che ospita già oltre 400.000 persone: “È essenzialmente una zona sabbiosa, quindi non ci sono infrastrutture fognarie, né infrastrutture idriche. Non ci sono strade che portano lì”. Riguardo a Khan Younis, il funzionario Unrwa ha rimarcato che le persone si troveranno in un’area devastata dalla guerra.

L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha anche affermato che non sono ancora arrivati a Gaza aiuti attraverso il valico di Kerem Shalom, di cui Israele ha annunciato la riapertura da questa mattina, e che non c’è nessuno a riceverli, da parte palestinese. Kerem Shalom è il principale terminal merci di Gaza. Il valico di Rafah è un canale vitale per gli aiuti umanitari sin dall’inizio della guerra ed è l’unico punto di passaggio in cui le persone possono entrare e uscire. Ma “non stiamo ricevendo alcun aiuto nella Striscia di Gaza, nell’area del valico di Rafah sono in corso operazioni militari: ci sono stati continui bombardamenti in quest’area durante il giorno”. Lo ha scritto su X il vice direttore dell’agenzia Onu Unrwa per gli Affari a Gaza, Scott Anderson. “Né carburante né aiuti sono entrati nella Striscia di Gaza e questo è disastroso per la risposta umanitaria”, ha aggiunto.