Fragile tregua nel centrodestra, veleni e sospetti su Sardegna

La possibile imprevista sconfitta innesca subito polemica, poi Meloni convoca alleati a pranzo

Milano, 26 feb. (askanews) – La possibile vittoria di Alessandra Todde si affaccia appena, nelle primissime sezioni scrutinate in Sardegna, ma il rimpallo delle responsabilità nel centrodestra parte immediatamente. Quella che sembra essere la prima sconfitta elettorale del centrodestra a guida Giorgia Meloni impiega pochissimo a manifestare le proprie conseguenze, tanto che viene immediatamente convocato un vertice per mettere un freno al clima velenoso che inizia a montare. La presidente del Consiglio pranza quindi con i vice premier Matteo Salvini e Antonio Tajani: fonti di palazzo Chigi descrivono l’incontro ovviamente come “positivo e disteso”, le dichiarazioni sulle agenzie si interrompono e tutto rimane congelato, nel lento aggiornamento dei dati sul sito della Regione. Al punto che Salvini annulla la sua partecipazione tv prevista per le 21.30.

Si attende il risultato definitivo, che potrebbe arrivare solo nella notte, e intanto si prepara già una nota congiunta della coalizione per commentare l’esito del voto, quale che sia. Con le Europee in arrivo e le tensioni identitarie che il proporzionale genera, si prova così a restituire comunque l’idea di una coalizione unita, dato che il clima si era subito incattivito, complice le notizie riservate in arrivo dall’isola, certamente non favorevoli al centrodestra. Ad aprire le danze il capogruppo di Fi Maurizio Gasparri: “La sostituzione di Solinas non ha ribaltato il giudizio non positivo sulla giunta. Truzzu, sindaco di Cagliari, nella classifica dei sindaci del Sole 24 ore non svettava ai primi posti. Penso che bisognerà riflettere” è il commento sulla base – ufficiale – di poche sezioni scrutinate. La replica di FdI arriva con l’uomo di Meloni nell’isola, Salvatore Deidda, che ribalta sull’uscente Solinas le responsabilità: “Forse in cinque anni non abbiamo governato proprio brillantemente”.

Proprio la modalità con cui si è arrivati alla destituzione di Christian Solinas e alla candidatura di Paolo Truzzu diventa ora motivo di ulteriore tensione: Giorgia Meloni ha rivendicato per Fratelli d’Italia la guida della coalizione, superando la regola della ricandidatura degli uscenti, e imposto il suo fedelissimo Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari, obbligando al ritorno alle urne anche il capoluogo di Regione. Esito contro il quale la Lega e il Partito Sardo d’Azione si sono battuti fino all’ultimo. Tanto che le schede saranno passate in ogni caso al microscopio, per quantificare l’eventuale voto disgiunto con croce sul simbolo della Lega e voto a Todde: un dubbio che dalle parti di Fratelli d’Italia nutrono in molti. Anche perchè i voti alle liste della coalizione di centrodestra sono più di quelli per il candidato presidente, così come i voti alla Todde sono più che alle liste di centrosinistra. Dalla Lega ribattono con un numero, quello dei voti presi da Truzzu nella sua città: “A Cagliari Todde è al 53%, Truzzu al 34. Non serve dire altro”.

In attesa del risultato ufficiale, che dalla regione prevedono per le prime ore del mattino di domani, il centrodestra dovrebbe comunque riunire domani il tavolo enti locali: l’obiettivo è provare a chiudere rapidamente le questioni ancora aperte, per frenare le conseguenze della probabile sconfitta sarda trovando la quadra sulle candidature ancora in dubbio, a cominciare dalla Basilicata (con Fi che chiede la riconferma dell’uscente Bardi) e dal candidato a sindaco di Cagliari. Lo dice anche il segretario di Fi Antonio Tajani, che si affretta ad assicurare come il risultato sardo “non avrà ripercussioni sul governo” e su una maggioranza che è “tranquillissima” e “al lavoro sui prossimi appuntamenti regionali”.