FIM CISL, oltre 84mila metalmeccanici coinvolti in crisi aziendali

+1.200 rispetto al primo semestre 2023

Negli ultimi sei mesi dell’anno 2023, la situazione del settore metalmeccanico è rimasta invariata, con un aumento di 1.200 lavoratori metalmeccanici coinvolti in varie crisi legate al settore metalmeccanico (crisi finanziaria, crisi di settore, crisi di transizione, crisi legate alla carenza di materie prime, tensioni geopolitiche e guerre). Report Federazione Italiana Metalmeccanici.

Per quanto riguarda il settore metalmeccanico, quello che emerge dal report è un quadro della situazione dinamica complessiva del settore nell’anno 2023, che ha iniziato a mostrare segni di rallentamento alla fine dell’anno.

Rispetto al primo semestre dell’anno, il numero di lavoratori coinvolti nelle delocalizzazioni è aumentato di circa 1.000 unità. Si tratta per lo più di aziende coinvolte nella transizione green del settore automotive, che hanno deciso di delocalizzare e concentrare la produzione di componenti in altri Paesi.

Nel settore automotive, la decisione di interrompere la produzione di motori endotermici in tutta Europa nell’anno 2035 sta causando preoccupazioni, anche se il Mercato si sta riprendendo dopo 4 anno di calo delle vendite.

Questa decisione riguarda le industrie di componenti legate ai motori endotermici (dai produttori di sistemi di scarico a quelli di pompe diesel), di cui il nostro Paese è uno dei maggiori produttori ed esportatori in Europa.

Positivo l’avvio dopo anni, del tavolo dell’automotive il 6 dicembre scorso. Sebbene sia un primo passo, il nostro Paese è ancora il più lento in Europa nel gestire la transizione green in questo importante settore che coinvolge oltre 256mila lavoratori direttamente occupati.

L’ex Gruppo Ilva (oggi Acciaierie d’Italia), con 10.700 lavoratori diretti e circa 20.000 addetti agli appalti e alle forniture, è oggetto di una storica vertenza per la quale il Governo ha avviato a fine anno e a inizio anno la procedura di Amministrazione Controllata per inadempienza di Mittal.

La madre di tutte le vertenze del nostro Paese si avvia verso una nuova fase che, insieme al sistema di Amministrazione Controllata, deve essere gestita con grande attenzione. Dal successo di questa vertenza dipende la capacità dell’industria italiana di guidare la transizione green. Alla luce delle tensioni geopolitiche globali, la presenza di uno stabilimento siderurgico come quello di Taranto rimane strategica per l’industria italiana nel suo complesso.

Preoccupante anche la situazione dei 47.358 lavoratori coinvolti nelle crisi di settore. Si tratta in genere di piccole e medie imprese (PMI) legate ai settori dell’automotive, dell’elettronica e dell’impiantistica.

Queste ultime sono particolarmente colpite dai meccanismi legati alle gare d’appalto al massimo ribasso, che hanno messo fuori Mercato molte aziende storiche dell’impiantistica, come nel caso del gruppo Alpitel, Sirti, Valtellina, Italtel, Site ecc. Un settore quello delle TLC che tra aziende dirette ed indotto occupa oltre 200mila lavoratori.

Ciro Di Pietro

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