Femminicidi e relazioni “tossiche”: la causa è il disagio mentale

Zanardi (Brain&Care): “Campanelli d’allarme evidenti ma ignorati”

Milano, 30 giu. (askanews) – Episodi di violenza di genere e casi di femminicidio sono l’estrema conseguenza di relazioni di coppia “tossiche” a loro volta correlate a problemi di salute mentale come ansia, depressione e rabbia. Tutte patologie che, come rilevato dagli specialisti del centro clinico per il benessere mentale Brain&Care, negli anni dell’emergenza Covid hanno fatto registrare un vero e proprio boom: “Con la pandemia tutti gli episodi di depressione, di ansia, di alterazione dell’umore, di rabbia e di impulsività sono estremamente aumentati – racconta ad askanews Gabriele Zanardi, Direttore dell’Unità di Neuroscienze e Neuropsicologia di Brain&Care -. Più del 35% delle patologie che arrivano alla nostra osservazione per problemi d’ansia, di depressione che sono due argomenti che trattiamo molto frequentemente, dietro ci sono dei vissuti familiari complicati”.Quando una relazione è tossica, i campanelli d’allarme sono evidenti anche se il più delle volte vengono purtroppo ignorati, innescando una serie di processi mentali che possono sfociare nella violenza: “C’è un termine che descrive molto bene questa relazione – ci spiega Zanardi – che è co-dipendenza, dove una relazione non è più fondata sul benessere dell’altro ma innesca una relazione nella quale ‘io’ devo controllare l’altro: si vede che c’è un cambiamento comportamentale nel partner che diventa molto controllante, vuole sapere dove sei, vuole sapere con chi ti frequenti, vuole anche ridurre le opportunità di autonomia, di libertà e di crescita personale. E infatti si vede un cambiamento nella relazione, dove la relazione non è più cercare di favorire il partner ma controllarlo per aver un proprio vantaggio”.E’ così che il partner non è più una persona, ma diventa uno strumento: “In una situazione così tossica appunto di co-dipendenza – chiarisce ancora il Direttore dell’Unità di Neuroscienze e Neuropsicologia di Brain&Care – il mio bisogno è che l’altro debba solo essere il soddisfacimento del mio bisogno e quando l’altro cerca di scappare, di non essere più utile, cosa faccio? Agisco violentemente”.Il problema è soprattutto culturale. Sì, perchè la tendenza, sempre più diffusa, non è “riparare” una relazione che non funziona, ma troncarla. Con tutte le conseguenze del caso: “Ci siamo abituati a cambiare le relazioni, non ad aggiustarle. Perchè? Perchè aggiustarle – sottolinea Zanardi – vuole dire innanzitutto guardare dentro le cose che non funzionano, ed è un processo doloroso. E questo richiede fatica. Non siamo più abituati alla fatica, non siamo più abituati alla frustrazione, siamo abituati a una gratificazione immediata. E quando questa gratificazione immediata non c’è, semplicemente spostiamo, troviamo qualcun altro, riproducendo poi di fatto lo stesso meccanismo. Quindi è un cambiamento sociale radicale che dovrebbe avere un intervento non solo clinico, come facciamo noi qui, ma anche da un punto di vista culturale, educativo sui nostri ragazzi”.