Capone: salario minimo legale, nessun compromesso al ribasso consentito

I contratti collettivi sono uno strumento centrale di protezione dei lavoratori

“Il salario minimo legale di nove euro l’ora è un compromesso al ribasso che rischia di indebolire la contrattazione collettiva per oltre il 90% dei lavoratori del nostro Paese e disciplina aspetti come l’organizzazione del lavoro, l’orario di lavoro, la progressione di carriera, la sicurezza sociale e il welfare”.

“Come ha rilevato il Ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, è opportuno parlare di salari adeguati e giusti sostenendo una corretta contrattazione, soprattutto di prossimità e di welfare aziendale”.

“L’apertura del premier Giorgia Meloni al dialogo con l’opposizione e le parti sociali, e la concertazione con il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) proposta dall’Esecutivo, rappresentano un importante passo avanti per delineare un percorso condiviso volto ad arginare il drammatico calo del potere d’acquisto dei salari”.

Lo ha dichiarato il leader del Sindacato dell’Unione generale del lavoro (UGL) Paolo Capone in merito al dibattito sul salario minimo legale.

“Riteniamo prioritario per l’UGL rafforzare gli strumenti centrali come il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e riprendere la contrattazione interaziendale di secondo livello in un’ottica partecipativa, ad esempio con contratti di comunità che coinvolgano anche gli enti locali di riferimento, per attuare misure di tutela e difendere il potere d’acquisto dei salari.”

Ciro Di Pietro

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