Boom di commesse, ma la produzione di bus non decolla: a Bologna scioperano i lavoratori di Iia

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BOLOGNA- Uno sciopero “per il futuro”: perché la mobilitazione dei lavoratori dell’ex Bredamenarinibus, oggi Industria italiana autobus, a Bologna non riguarda solo lo smart working revocato in maniera unilaterale dall’azienda o alcuni comportamenti che vengono ritenuti ‘vessatori’ nei confronti dei lavoratori, ma il futuro dello stabilimento di via San Donato, che registra un boom di commesse (1.000 i bus ordinati) e rischia, se non ci saranno gli investimenti necessari, di perdere un’occasione storica dopo anni di grandi difficoltà. “Mentre discutiamo dei posti di lavoro, di layout, di come gestire il turn over, mentre va avanti vertenza, si parla anche dei grandi temi del nostro tempo: i cambiamenti della mobilità e della produzione sostenibile”, ricorda il segretario della Fiom, Michele Bulgarelli, davanti ai cancelli della fabbrica, dove questa mattina i lavoratori hanno dato vita a un presidio di protesta. La produzione di autobus che si fa a Bologna (e a Flumeri, in provincia di Avellino, l’altro sito produttivo di Iia, ricordato oggi) è strategica, spiega il sindacalista, se si vuole discutere di una nuova mobilità, ma anche di come si rendo le produzioni compatibili con le sfide climatiche. “Non si fa transizione senza lavoratori e senza posti di lavoro con diritti. O c’è transizione in questo Paese o c’è dismissione”, avverte Bulgarelli.

La difesa dei posti di lavoro

“A Bologna stiamo già perdendo centinaia di posti di lavoro: in 3 anni alla Weber-Magneti Marelli ne abbiamo persi 450, nel silenzio generale. Non ce lo possiamo più permettere. Oggi scioperiamo per il futuro, per difendere l’azienda anche per quelli che non sono stati ancora assunti. Il futuro non ce lo regala nessuno, ce lo dobbiamo prendere con la lotta”, scandisce il numero uno della Fiom. E lotta sia, con l’obiettivo di riaccendere i riflettori sulla situazione dello stabilimento e risaldare l’alleanza con le istituzioni che ha consentito il salvataggio dell’ex Breda. “Abbiamo deciso di fare sciopero perché siamo in situazione paradossale. Quello degli autobus è uno dei pochi comparti che nei prossimi anni avrà uno sviluppo enorme. Abbiamo ordini per 1.000 autobus, ma siamo appena usciti dalla cassa integrazione e si lavora al 30-40% della capacità”, spiega Mario Garagnani della Fiom.

Investire per rendere lo stabilimento più produttivo

Di questa fase di rallentamento, in cui pesano anche le difficoltà di approvvigionamento dei materiali, si dovrebbe approfittare, dunque, per fare gli investimenti necessari su uno stabilimento “obsoleto”, rinnovando layout e attrezzature per consentire all’azienda di cogliere le opportunità di un mercato in grande fermento. “L’azienda prevede che nei prossimi 10-12 anni il mercato italiano chiederà 17.000 autobus nuovi. Qui, invece, si va lenti. Adesso è il momento di investire sulla produzione e sul layout, perché quando saranno disponibili i materiali bisognerà produrre”, insiste Garagnani.

I sindacati chiedono un intervento delle istituzioni

C’è, poi, un tema legato al personale. Dei 69 dipendenti di Industria italiana autobus a Bologna (esclusi i quadri), ricorda Maurizio Muzzicato della rsu Fiom, gli operai in produzione sono 49, 15 dei quali nel giro di due anni andranno in pensione. “Serve un piano di assunzioni che consenta di mantenere la produzione a Bologna. Chiediamo che le istituzioni convochino azienda e sindacati per fare chiarezza sul piano industriale”, conclude Garagnani. “E’ necessario avere tavoli di confronto, anche se questa azienda ne ha avuti già tanti. Questi tavoli, però, devono dare un’uscita industriale a questo stabilimento e gli accordi devono essere monitorati”, ammonisce il segretario regionale della Fim-Cisl, Roberta Castronuovo, al presidio con Giuseppe Di Stefano della Uilm-Uil. “Siamo in una città dove non c’è paura del conflitto, dove le aziende le hanno tenute insieme le mobilitazioni. Lo sciopero di oggi dice che serve ripristinare un’alleanza con livelli istituzionali perché bisogna evitare di perdere l’ultimo autobus”, conclude Bulgarelli.

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