venerdì, Settembre 20, 2024

Ucciso dalla mafia per i suoi articoli, 65 anni fa nasceva Giancarlo Siani

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NAPOLI – Tre pentiti di camorra, 12 anni di indagini e processi. Tanto ci è voluto per assicurare alla giustizia i killer di Giancarlo Siani, il giornalista napoletano ammazzato il 23 settembre 1985. Un’esecuzione in piena regola, decisa dalla camorra. Giancarlo aveva solo 26 anni quando, raggiunta la sua abitazione, venne ucciso sotto casa, freddato a colpi di pistola mentre si trovava a bordo della sua Citroen Mehari di colore verde, oggi simbolo di legalità e impegno antimafia. Chi e perché decretò la morte di Siani? Le ragioni vanno ricercate proprio nel lavoro di Giancarlo, nell’attività di corrispondente dal comune di Torre Annunziata per il quotidiano Il Mattino.

Il 10 giugno del 1985 il cronista firma in un articolo nel quale afferma che il clan Nuvoletta, alleato dei Corleonesi, e i Bardellino, esponenti della Nuova Famiglia, vogliono spodestare e vendere alla polizia il boss di Torre Annunziata Valentino Gionta. Quest’ultimo “era diventato un personaggio scomodo. La sua cattura – si legge nell’articolo di Siani – potrebbe essere il prezzo pagato dagli stessi Nuvoletta per mettere fine alla guerra con l’altro clan di “Nuova Famiglia”, i Bardellino”. E, ancora, scriveva Siani: “Un accordo tra Bardellino e Nuvoletta avrebbe avuto come prezzo da pagare proprio l’eliminazione del boss di Torre Annunziata e una nuova distribuzione dei grossi interessi economici dell’area vesuviana…”.
Sono state proprio le rivelazioni ottenute da Siani a indurre la camorra a sbarazzarsi di lui: la pubblicazione dell’inchiesta a seguito dell’arresto del boss Gionta suscitò l’ira dei Nuvoletta poiché rivelò al pubblico la loro “soffiata” alla polizia, in contrasto al “codice” delle organizzazioni di stampo mafioso.
“Quell’articolo – scrive Adriana Maestro, presidente dell’associazione culturale Giancarlo Siani nell’introduzione di “Fatti di Camorra” (Collana Dissonanze) – fu la goccia che fece traboccare il vaso: i clan non potevano più sopportare che un cronista alle prime armi rivelasse i loro patti, denunciasse i loro rapporti con il mondo della politica e si permettesse persino di farli passare per infami. La soluzione era lì, nero su bianco, ma non si ebbero né il coraggio né l’umiltà di vederla…”.

I capiclan Lorenzo ed Angelo Nuvoletta tennero numerosi summit per decidere in che modo eliminare Siani, stabilendo che doveva essere ucciso lontano da Torre Annunziata, per depistare le indagini.
Il giorno della sua morte, Giancarlo telefonò all’ex direttore dell’Osservatorio sulla camorra Amato Lamberti, periodico sul quale firmò i suoi primi articoli, chiedendogli un incontro per parlare di qualcosa che era “meglio dire a voce”. Non si è però mai saputo di cosa si trattasse.
Gli esecutori materiali e i mandanti dell’omicidio sono stati identificati e condannati all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Napoli nel 1997.
In questi anni tante sono state le iniziative in memoria di Siani, a cui è dedicato il celebre film Fortapasc di Marco Risi. A Giancarlo sono intitolate innumerevoli strade, piazze e scuole in tutta Italia, e diversi eventi sono in programma anche in queste settimane, nel giorno del compleanno del cronista, nato a Napoli il 19 settembre 1959, e nell’anniversario della scomparsa, avvenuta il 23 settembre 1985.

È già partito il contest giornalistico “Giancarlo scriverebbe di…”, promosso dagli attivisti di Contro la Camorra e Radio Siani, che darà la possibilità ai partecipanti di vedere pubblicato un proprio articolo relativo a una storia di camorra, di cronaca, o un racconto di riscatto sociale su Il Mattino online.
Intanto, la Mehari verde di Siani è arrivata in questi giorni a San Giorgio a Cremano, alle porte di Napoli, dove il 23 settembre (alle 11:30, in Villa Bruno) sarà inaugurata la Sala della Mehari di Giancarlo Siani – Sala della Memoria, alla presenza di istituzioni, forze dell’ordine, magistrati e giornalisti.
Domenica 22 settembre, invece, l’arenile della rotonda Diaz del lungomare di Napoli ospiterà un torneo di beach volley intitolato “Torneo della Legalità nel nome di Giancarlo Siani e di tutte le vittime innocenti”, ideato dal presidio Libera di Chiaia e sostenuto dalla Fondazione Pol.i.s. della Regione Campania. Ciascuna squadra partecipante porterà il nome di due giovanissime vittime innocenti del territorio: Fabio De Pandi, Maurizio Estate, Alberto Vallefuoco, Rosario Flaminio, Salvatore De Falco, Claudio Taglialatela, Paolo Castaldi, Luigi Sequino, Annalisa Durante, Antonio Landieri, Gelsomina Verde, Luigi Sica, Genny Cesarano, Ciro Colonna, Francesco Pio Maimone e Giovanbattista “Giogiò” Cutolo

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