“Viviana Parisi uccise il figlio Gioele per poi suicidarsi”: la procura chiede l’archiviazione dell’indagine

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PALERMO – Un omicidio-suicidio: è questa, secondo la procura della Repubblica del tribunale di Patti (Messina), la spiegazione più plausibile per la vicenda di Viviana Parisi e del figlio Gioele Mondello, scomparsi il 3 agosto 2020 a Caronia (Messina) e ritrovati senza vita nei giorni seguenti. La procura ha quindi richiesto al Gip l’archiviazione, escludendo il coinvolgimento di ulteriori soggetti.

A seguito delle indagini “è possibile affermare, con assoluta certezza, come – si legge nella richiesta – nella vicenda in esame non sia configurabile alcuna responsabilità dolosa o colposa, diretta o indiretta, a carico di soggetti terzi” e, prosegue, “nessun soggetto estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto, nella causazione degli eventi”.

Per la procura di Patti “l’intera vicenda, in realtà, è ascrivibile in modo esclusivo alle circostanze di tempo e di luogo, al comportamento ed alle condotte poste in essere da Viviana Parisi e al suo precario stato di salute, purtroppo non compreso sino in fondo, in primo luogo da parte dei suoi familiari più stretti. Le indagini hanno permesso di accertare in modo incontrovertibile le precarie condizioni di salute mentale di Parisi”.

E ancora: “le indagini poste in essere e la consulenza tecnica disposta sulla dinamica del sinistro ha consentito di accertare come la responsabilità nella causazione dell’incidente verificatosi all’interno della galleria autostradale di Pizzo Turda fosse da attribuirsi, esclusivamente, a Viviana Parisi. La consulenza ha anche accertato come l’incidente, in ogni caso, non avesse provocato particolari conseguenze fisiche sugli occupanti della Opel Corsa condotta dalla donna, dato peraltro confermato da diverse deposizioni testimoniali in atti”.

“Le indagini – prosegue il documento – hanno dimostrato come Viviana, subito dopo l’incidente in galleria, una volta uscita dall’autovettura e recuperato Gioele, si sia volontariamente allontanata insieme al suo bambino dalla sede autostradale, nascondendosi tra la fitta vegetazione esistente sul bordo autostrada, non rispondendo ai richiami delle persone che pure la stavano cercando”.

Nella richiesta di archiviazione si legge anche che “tutte le indagini tecniche svolte hanno permesso di accertare come Viviana, senza ombra di alcun dubbio, si sia volontariamente lanciata dal traliccio dell’alta tensione, con chiaro ed innegabile intento suicidario. L’epoca della morte di Viviana deve essere collocata all’interno di un arco temporale compreso, al massimo, tra le 12 e le 20 del giorno stesso della sua scomparsa, dunque a ridosso e nell’immediatezza dei fatti”.

“Più complessi – spiega la Procura – sono risultati gli accertamenti per stabilire la causa della morte di Gioele, alla luce dello stato di conservazione del corpo. In ogni caso sono stati raggiunti dei sicuri punti fermi. Con riferimento all’epoca del decesso del bambino, i consulenti hanno accertato come la morte del piccolo sia comunque compatibile con la data della sua scomparsa, ossia il 3 agosto 2020, dunque in piena coincidenza temporale con la morte della madre Viviana”. Certo sembra essere anche che il piccolo non ha subito “mentre era ancora in vita alcuna aggressione da parte di animale”. Terminate le indagini tecniche è anche arrivato il nulla osta al seppellimento dei corpi.

La procura di Patti, che ha richiesto l’archiviazione per la scomparsa, ritiene plausibili due scenari. Nel primo “Viviana, una volta rifugiatasi all’interno del bosco di Pizzo Turda con Gioele, ha constatato come il bambino fosse deceduto e dunque, convinta di avere causato con la sua condotta irrazionale tale situazione, in preda a un’insopportabile angoscia, si è tolta la vita. Peraltro, sono già state escluse una serie di possibili cause di morte del bambino; non si può escludere a priori, invece, che Gioele, durante il suo vagare per le campagne assieme alla madre, abbia subito un incidente di tipo traumatico (per esempio una caduta accidentale) che abbia comportato una possibile lesione ad un organo interno, tale da determinarne, poco tempo dopo, il decesso; né si può escludere che Gioele possa aver subito un arresto cardio-circolatorio semplicemente dovuto a affaticamento eccessivo, stress emotivo, colpo di calore, sete”.

Nel secondo “Viviana, una volta giunta nel bosco Pizzo Turda insieme a Gioele, ha commesso un figlicidio di tipo psicotico o altruistico, ponendo fine ella stessa alla vita del figlio mediante strangolamento o soffocamento”. A quel punto, dopo la morte di Giole, “la donna ha deposto il corpo del bambino e si è allontanata alla ricerca del primo luogo utile che le permettesse di porre fine alla sua vita, subito dopo incontrando il traliccio dell’alta tensione. In ogni caso ed in definitiva, l’ipotesi dell’infanticidio commesso da Viviana, alla luce dell’indubbio carattere residuale dell’altro scenario prima prospettato, continua a rimanere la tesi più probabile e fondata per questo Ufficio”.

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