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VIDEO | KeyPartners, una nuova era per imprenditoria, reclutamento di personale e ‘riciclo’ di competenze

LavoroVIDEO | KeyPartners, una nuova era per imprenditoria, reclutamento di personale e ‘riciclo’ di competenze

MILANO – “Immaginiamoci la piccola realtà di consulenza legata a un professionista che arriva ad un’età pensionabile, oppure ha altri progetti di vita. Noi abbiamo l’umiltà e l’approccio di affiancarci a questi imprenditori, conoscere i propri clienti e assorbirli poi in un percorso graduale al nostro interno”. Con queste parole il confondatore Luca De Finis spiega ai microfoni della ‘Dire’ il progetto KeyPartners, piattaforma innovativa nel settore del ricollocamento e dei servizi di consulenza finanziaria organizzativa, continua a distinguersi per il suo approccio che mette al centro la co-imprenditorialità e la responsabilità diffusa. Fondata nel 2021, la società ha conosciuto una rapida espansione, raggiungendo in soli tre anni una presenza in Italia (filiali a Milano, Roma, Bologna, Verona), Svizzera e Turchia, con un volume d’affari significativo superando gli 8 milioni di euro di fatturato nel 2023 e con un team che conta oltre 50 collaboratori, e punta ad ampliare la propria presenza anche in nuovi settori strategici come il farmaceutico e i beni di consumo.

“Di fatto ci occupiamo del semplice ma al tempo stesso difficile lavoro di trovare le risorse giuste per le aziende che hanno necessità di avere all’interno dell’organico dei profili specializzati, muovendoci su diversi ambiti, quindi diverse competenze”, osserva De Finis, “ma soprattutto supportiamo le aziende a identificare professionisti che ricoprono ruoli apicali e strategici”.

La differenza rispetto ad alcune realtà che oggi operano sul mercato è, come sottolinea il confondatore, quella di posizionarsi “come un’azienda che può supportare nelle nostre realtà clienti in tutte le esigenze che possono avere, sia come direzione risorse umane, sia come direzione generale, in consiglio di amministrazione, e in ambito risorse umane”. Insomma, “ci piace definirci Human Capitalists”, precisa.

D’altronde come fanno sapere dall’azienda, nel 2023, il mercato globale dei servizi professionali incentrati sullo sviluppo organizzativo è stato stimato valere circa 600 miliardi di dollari, con un segmento specifico dedicato all’executive search che ha triplicato le sue dimensioni dal 2012, raggiungendo i 35 miliardi di dollari. Si prevede inoltre che nei prossimi cinque anni il settore continuerà a crescere con tassi compresi tra il 6% e il 10%. Questi numeri riflettono il forte dinamismo e la crescente domanda di figure dirigenziali strategiche, specialmente in mercati in forte espansione come quello tecnologico in cui si prevede un + 9% annuo; sanitario, con una crescita di circa l’8%, trainato dall’espansione del settore biotecnologico e farmaceutico e il comparto dei servizi finanziari con una crescita stimata intorno al 6-7% soprattutto nel private equity e nell’investment banking.

Gli Stati Uniti rappresentano il più grande mercato per i servizi di ricerca di ruoli dirigenziali, con molte delle principali aziende leader del settore basate in questo paese. Il mercato USA continua a crescere, grazie a un’elevata domanda di dirigenti in settori come tecnologia e sanità. L’Europa è il secondo mercato più grande, con una forte domanda soprattutto in settori come finanza, beni di lusso e manifattura avanzata. Londra, Parigi e Francoforte sono tra i principali hub.La zona Asia-Pacifico, è invece una delle regioni a più rapida crescita, trainata da economie emergenti come Cina e India. In particolare, il bisogno di dirigenti esperti in tecnologia e digitalizzazione sta stimolando la crescita del mercato in questa regione.

Le ragioni di questo sostenuto incremento di domanda di servizi di carattere organizzativo si trovano nel convergere di numerose forze di cambiamento in atto, soprattutto sui mercati occidentali. Il progressivo venir meno della globalizzazione e della conseguente stabilità strutturale che – pur con molte crisi – ha segnato gli ultimi trent’anni, determina un notevole incremento della volatilità e dell’incertezza.

Numerosi sono i fattori in gioco, dalla geopolitica alla politica dei dazi, che obbliga l’introduzione di cambiamenti strategici anche radicali, fino al ridisegno di intere supply chain e footprint produttivi, passando per le modifiche nei comportamenti delle persone sul lavoro come esito del cambio generazionale e dell’ancora recente pandemia, per finire con gli straordinari sviluppi legati alla tecnologia, in particolare all’introduzione dell’intelligenza artificiale. L’esigenza di ridisegnare le aziende e i loro modelli operativi è in questa fase straordinaria e richiede competenze e conoscenze che le aziende possiedono solo in parte.

La tecnologia è dunque la variabile che sta incidendo maggiormente sulla struttura del settore, innescando un fenomeno di disruption che sta rendendo possibile l’accesso al mercato di una pluralità di nuovi soggetti, spesso caratterizzati da una struttura più “leggera”. All’interno di un mercato in crescita, mentre nell’ultimo decennio sono state le realtà di maggiori dimensioni a beneficiare dell’espansione della domanda, in futuro saranno i nuovi soggetti a catturare una quota crescente del valore generato.

Una vero e proprio cambiamento che KeyPartners si propone di accompagnare, incarnando quel segmanto inerente al cosiddetto ricollocamento di competenze. “L’impatto dei cambiamenti” per De Finis  “si manifesterà in modo asimmetrico”, dunque “è nella fascia-medio alta del mercato, dove le economie di scala, così come il brand contano meno, a favore della capacità di stabilire relazioni di intimità con clienti e candidati, che gli spazi si aprono per realtà come KeyPartners capaci di personalizzare il servizio e offrire con continuità prestazioni di elevata qualità mettendo comunque la persona al centro”.

Mai come oggi l’imperativo nel privilegiare il fattore umano a quello artificiale consente di governare un processo delicato. “La capacità di efficientare i processi interni aziendali” è infatti per De Finis “un cambiamento che avviene ad altissima rapidità: ogni giorno ci svegliamo e c’è un programma, un software nuovo che può supportare un’area aziendale nel creare un’efficienza, nel creare un processo più lineare, più snello, più fluido”, ma al tempo stesso “l’implementazione di questi sistemi richiede molto impegno proprio da parte del manager e dell’operatore”.

Ad esempio, “in un mercato che spesso ci trova coinvolti in conversazioni su Whatsapp, su linkedin, via mail, via messaggio, dove tutto va in contemporanea, il tipo di approccio che dobbiamo avere verso l’utilizzo di questi sistemi e di questi strumenti deve essere o deve avvenire in qualche modo in maniera ordinata, altrimenti si rischia di di creare confusione”.

Vi sono infatti aree di rischio: in primo luogo, con l’aumento della produttività, i prezzi medi potrebbero diminuire, riducendo la redditività degli operatori che non sono in grado di sfruttare appieno il potenziale della tecnologia; in secondo luogo, le aziende potranno ulteriormente internalizzare i processi di selezione, grazie all’aiuto ricevuto dalla tecnologia, riducendo gli acquisti di servizi esterni. Di queste situazioni come osserva De Finis occorre essere consapevoli, sapendo che saranno le realtà più giovani e dinamiche a gestire al meglio ogni possibile futura condizione di discontinuità che le nuove tecnologie hanno portato.
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