##Tokayev su lista nera ucraina, Kazakistan: non è posizione Kiev

Il caso dopo le schermaglie sull’ambasciatore ucraino ad Astana
Milano, 20 ott. (askanews) – Il ministro degli Esteri del Kazakistan, Mukhtar Tleuberdi, ha commentato l’inclusione del presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev nell’elenco del sito web ucraino “Myrotvorets” (Fautori della pace, ritenuto vicino alle forze di sicurezza ucraine Sbu). Secondo il ministro, il parere degli autori del portale non corrisponde alla posizione ufficiale di Kiev. Ma è inevitabilmente caso fra ex repubbliche sorelle, con Astana in continua e disperata ricerca di una posizione equilibrata rispetto al conflitto in corso tra Mosca e Kiev. Secondo il ministro kazako Mukhtar Tleuberdi “si tratta di un’organizzazione non governativa” ad aver messo Tokayev sulla lista nera, “e naturalmente non riflette la posizione ufficiale” di Kiev, ha detto citato dal media kazako Express K. A suo avviso, l’inclusione del presidente del Kazakistan in questa lista non richiede alcuna reazione. Il ministro ha richiamato l’attenzione sul fatto che il sito web contiene un collegamento alla dichiarazione del signor Tokayev del 2019. Nota peraltro è la recente schermaglia tra Mosca e il Kazakistan sull’espulsione dell’ambasciatore ucraino Petro Vrublevski. La Russia aveva preteso che il diplomatico venisse espulso, dopo dichiarazioni molto forti, ma Astana aveva giocato di sponda, facendo in modo che una tale richiesta cadesse, appellandosi a relazioni “tra uguali” con la Russia. Alla fine è stato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a rimuovere il suo ambasciatore. Le dichiarazioni del diplomatico erano relative all’uccisione di soldati durante la guerra in corso: “Stanno cercando di uccidere il più possibile”, più ne uccidono ora “meno dovranno ucciderne i nostri figli”, aveva detto. Myrotvorets è stata fondata nel 2014. Il sito si posiziona come un centro di ricerca per crimini contro la sicurezza nazionale dell’Ucraina. Formalmente, non è un registro ufficiale, ma nelle liste ci sono finiti molti nomi noti, da Henry Kissinger a Elon Musk, e anche politici e celebrità occidentali come Steven Seagal, Silvio Berlusconi, Gérard Depardieu, Emir Kusturica, Roger Waters, Gerhard Schröder e persino il cantante Al Bano (nel suo caso aggiornata dal ministero della Cultura ucraino). Nel maggio 2015, il sito ha pubblicato la sua fuga di notizie più famigerata: i nomi, le e-mail e i numeri di telefono di oltre 4.000 giornalisti internazionali accreditati dalle autorità separatiste, definendo i giornalisti “complici dei terroristi”. Alcuni dei giornalisti hanno ricevuto minacce, suscitando preoccupazione tra i governi occidentali e i gruppi per i diritti umani.