Tamponi, quarantene e sorveglianza: storia di una famiglia nel caos

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ROMA – Due casi accertati di Covid-19. Si dispone quarantena immediata. Inizia così la comunicazione della ASL inviata ad una classe di prima elementare romana. La storia, simile a molte altre in tutta Italia, inizia sabato scorso. Un caso positivo in classe. La domenica, al primo caso accertato, i bambini fanno il T0. Negativi, dunque il lunedì tutti in classe, o quasi perché c’è anche chi sceglie di restare a casa in attesa del T5 o di non fare tamponi e tornare dopo 14 giorni. Dunque didattica in presenza per i tamponati al giorno zero e Dad per chi resta a casa. Ma non tutti ne hanno diritto, si richiede alla scuola la possibilità di farla e l’istituto valuta se è possibile attivarla o meno.

Arriva il giorno del T5 e in 4 (su 8 che hanno frequentato tra il T0 e il T5) risultano positivi. Due sintomatici, due asintomatici. Dunque scatta la Dad per tutti e la quarantena che, come riporta la nota della ASL datata 28 gennaio, prevede l’isolamento del ‘contatto stretto’ all’interno dell’abitazione e nessuna distinzione tra bambini vaccinati e non. La quarantena dura quindi 10 giorni con tampone finale oppure 14 senza test. Con la specifica per le famiglie di avvisare il pediatra. Ma c’è un però. Una delle bambine negative al T5 è entrata – nel mentre – in contatto con un caso positivo il giorno precedente al tampone negativo, è il padre con il quale non vive ma che dunque ha visto nelle 48 ore precedenti. Un contatto non scolastico, evidentemente.

“Dottoressa sono la mamma della bambina che fino a ieri era in testing per un caso scolastico, da oggi è in Dad per altri casi positivi. Lei è negativa al T5, vaccinata con doppia dose somministrata il 6 gennaio quindi da più di 15 giorni. Ma abbiamo scoperto ora che il padre è positivo quindi che facciamo?”.

“Non si preoccupi signora- risponde la dottoressa- non rifaccia un tampone alla bambina a meno che non abbia sintomi. Faccia 5 giorni di autosorveglianza e 10 giorni di ffp2 mi raccomando”. “Bene, grazie un tampone in meno. Tanto dovrà fare il T10 per rientrare a scuola”, sospira la mamma. “Signò la prego- conclude la pediatra lasciandosi andare al dialetto romanesco- non me dia tutte ‘ste informazioni in più che qua pe’ ognuno di voi ce sta ‘na regola diversa”.

E dunque ora, si chiede la mamma, vale la nota della ASL che dispone una quarantena di 10 giorni anche con isolamento del contatto stretto scolastico dal resto dei familiari (compreso di bagni separati o sanificati e pasti separati) oppure vale l’indicazione della pediatra per la sorveglianza attiva? Resta un mistero. Tra regole che cambiano, in attesa di una risposta unica che probabilmente non esiste, resta la Dad insieme allo Smart working e una bambina di 6 anni che forse è in sorveglianza attiva o forse deve stare in una camera da sola, possibilmente con un bagno dedicato.

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