Spoken Dance, la “danza parlata” di Vidavè in scena al Ridotto del Teatro Mercadante

Vincitrice del bando Residanza-La casa della nuova coreografia progetto di Movimento Danza finalizzato a favorire il ricambio generazionale

Mercoledì 5 aprile, alle ore 19, va in scena al Ridotto del Teatro Mercadante Spoken Dance (Danza Parlata)  di Vidavè, Noemi Dalla Vecchia e Matteo Vignali, coreografia vincitrice di Residanza-La casa della nuova coreografia progetto ideato da Movimento Danza Ente di Formazione e Promozione che fa capo a Gabriella Stazio.

Un progetto finalizzato a favorire il ricambio generazionale nell’ambito della danza attraverso un bando ed è parte del progetto New Dance Box- scouting, promotion and more 2022/2024, che gode del sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Campania e che dal 2021 si svolge in collaborazione con Teatro di Napoli – Teatro Nazionale.

A decretare il vincitore del bando di quest’anno una giuria di qualità composta da Mimmo Basso, Direttore operativo Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Anna Cremonini,  Direttrice Torinodanza Festival, Nicola Galli,  Danzatore e coreografo under 35, Matteo Negrin, Direttore Fondazione Piemonte dal Vivo, Cristina Kristal Rizzo, Coreografa e dancemaker toscana.

Al vincitore oltre un premio in denaro di duemila euro viene data la possibilità, grazie alla sinergia avviata tra Movimento Danza e il Teatro di Napoli, di presentare il lavoro coreografico sul palcoscenico piccolo del principale teatro cittadino, opportunità che consente al bando di accrescere il suo valore sia in termini di prestigio.

La serata di quest’anno sarà aperta dal collettivo FUNA con “WOOD – Installazione Performativa // Primo Studio”, coreografia di Sara Lupoli Marianna Moccia classificatasi al secondo posto alla finale di Residanza 2022.

SPOKEN DANCE

con VIDAVÈ danzatori Noemi Dalla VecchiaMatteo Vignali
composizione audio VIDAVÈ
durata 30 min

Il progetto Spoken Dance (Danza Parlata) viene avviato da Vidavè nel 2023 e si svilupperà durante un lungo arco temporale, attraverso diverse azioni di ricerca, studio e composizione, con l’intento di costruire un raccoglitore di relazioni tra parola e movimento, entrambi artefatti di uno stesso pensiero umano.

La creazione paragona alcune figure retoriche della lingua parlata, a delle modalità di composizione coreografica della danza, cercando di costruire un’originale modus operandi per l’interpretazione di un testo scritto.

Una serie di voci di cantautori, politici, attori e poeti, interferiscono fastidiosamente con il flusso di movimento di due danzatori, tanto da costringere gli stessi ad interrogarsi, attraverso un dialogo auto ironico, sull’efficacia del loro gesto sul pubblico.

La “terza via” offerta da queste figure coreografiche cerca di trovare un equilibrio tra funzionalità ed espressività, ponendosi anche come riflessione etica sul senso di responsabilità dell’artista che crea per un pubblico.

INSTALLAZIONE PERFORMATIVA

Primo Studio; coreografia Marianna MocciaSara Lupoli; performer Maria Anzivino(solo version); paesaggio sonoro Julia Primicile Carafa; produzione FUNA; con il sostegno di Movimento DanzaKörper,Art GarageCasa del Contemporaneo; foto comunicazione di Alessandra FinelliMarco GambardellaSabrina CirilloPasquale; Ottaiano; durata 25 minuti; La parola del legno non è uniforme, è una polifonia di rumori ardenti che hanno come diapason le foglie mosse dal vento; Alda Merini

Wood è un’installazione performativa che indaga il concetto di equilibrio in relazione a una materia che ha segnato profondamente epoche, culture e saperi di ogni tempo: il legno.
In scena tre tavole di legno e un corpo solo, emblema di un’umanità in continua trasformazione e alla ricerca ossessiva di punti fermi.

La performer, calata in una condizione instabile e precaria è in grado di creare, costruire, modellare l’ambiente in cui vive e, nel tentativo di decifrare e dominare una realtà che le appare mutevole e sfuggente, sviluppa nuove tecniche di adattamento e di espressione.

Wood è un viaggio per immagini che risvegliano infinite suggestioni legate alla continua ricerca di equilibrio; queste visioni dondolano su un filo immaginifico, dove l’unica possibilità di sopravvivenza è la continua ricerca di elasticità, proprietà strategica che consente all’essere umano di vivere in armonia con l’ambiente che lo circonda, di cui il legno è declinazione per antonomasia.

Biglietto unico per entrambe le coreografie 10 euro