Roma, Italia Viva rompe con Azione: “Dopo il voto a Raggi le nostre strade si separano”

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ROMA – “La scelta dei consiglieri comunali di Azione di votare per Virginia Raggi come presidente di una commissione strategica come quella che seguirà il dossier Expo 2030 crea una frattura profonda con noi. Anche perché si tratta dell’ennesima decisione che viene presa sopra la nostre teste senza alcune condivisione o comunicazione, né prima né dopo. Anzi, ancora ieri i consiglieri di Azione mentivano pubblicamente sul voto dato alla Raggi. Siamo dunque costretti a separare le nostre strade nel consiglio comunale di Roma perché, a differenza degli amici di Azione, restiamo fedeli ai valori espressi in campagna elettorale e non accettiamo accordi per aiutare la Raggi a garantirsi un futuro, dopo aver creato così tanti problemi al presente di Roma”. Così i consiglieri capitolini Valerio Casini e Francesca Leoncini (Italia Viva) in una nota. “Ci siamo candidati al fianco di Carlo Calenda- spiegano- accentando la sfida di rinunciare alle liste di partito per creare una lista civica che unisse i riformisti della Capitale, con una priorità assoluta: cancellare il malgoverno di Roma che l’esperienza fallimentare di Virginia Raggi ha causato. Siamo stati i suoi principali e più fieri avversari della amministrazione di Virginia Raggi attaccando le esitazioni del PD e ripetendo ai romani migliaia di volte che mai avremmo sostenuto in alcun modo chi ha in cinque anni messo in ginocchio la Capitale, dalle Olimpiadi fino ai rifiuti. Il fatto – record – che la sindaca uscente sia rimasta fuori dal ballottaggio arrivando addirittura quarta è la dimostrazione che la maggioranza dei romani la pensava e la pensa come noi”.

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“Sottoscrivere oggi un accordo al ribasso per garantire alla Raggi una poltroncina di consolazione con strutture e risorse del Comune a disposizione così da consentirle i mezzi per fare politica dal colle del Campidoglio- concludono- è l’ennesima dimostrazione di cosa è diventato il movimento Cinque Stelle che un tempo cavalcava l’anticasta e adesso insegue poltroncine o sgabelli di consolazione, dopo la sconfitta elettorale. Il fatto che Calenda condivida questo modo di fare politica ci appare profondamente incoerente rispetto a ciò che abbiamo detto in campagna elettorale. E ingiusto, profondamente ingiusto, per i tanti elettori che avevano creduto in lui e in noi come diversi, alternativi ai grillini”. 

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