Manzon (Cassazione): “La riforma tributaria mette in evidenza una serie di criticità”

Lo ha detto il magistrato al forum promosso dall’Unione nazionale giovani commercialisti ed esperti contabili con Federico Giotti e Marco Greggio

ROMA – “La Riforma della Giustizia Tributaria rappresenta una tappa fondamentale per il sistema anche se mette in evidenza ancora una serie di criticità”.

Lo ha detto Enrico Manzon, Consigliere della Corte di Cassazione, intervenendo alla tavola rotonda promossa dall’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, presieduta da Matteo De Lise, che si è svolta nella sala conferenze dell’hotel Nazionale di Roma.

“La corte di Cassazione è un bene comune. Va preservata la certezza del diritto che è una risorsa istituzionale fondamentale, soprattutto in campo tributario. Un istituto processuale – ha aggiunto il consigliere Manzon – in cui credo molto e che è stato criticato è il rinvio pregiudiziale.

La norma è stata ‘copiata’ dai francesi ed è arrivata anche in Italia. Perché, ad esempio, nella legge di bilancio di quest’anno è stata ampliata la definizione agevolata e sono stati introdotti istituti nuovi che vanno messi a regime: la conciliazione post appello e la rinuncia al ricorso. Poi, c’è una norma costituzionale (l’art.111 comma 7) che prevede che la possibilità di ricorrere in Cassazione contro le sentenze, a norma di legge. In questo senso non possiamo fare nulla di diverso.

Messe insieme il rinvio pregiudiziale e una giurisprudenza più precisa sul piano dell’onere probatorio, soprattutto la definizione pre-processuale, ponendola nella mani di un giudice professionale si migliora anche la qualità delle sentenze. Per tre anni di fila il presidente della ‘Corte’, nella relazione inaugurale, ha segnalato che la percentuale di annullamenti delle sentenze in Corte Tributaria d’Appello è doppia rispetto alla media delle Corti d’Appello civili ordinarie.

Questo complesso di misure dovrebbe portare al restringimento dell’accesso al vertice della giurisdizione e, quindi, per ottenere il risultato di una giustizia tributaria riformata e migliore anche nella gestione dei processi. Per questo motivo – conclude il magistrato – non sono del tutto pessimista”.

Dal canto suo Federico Giotti (giunta esecutiva dell’Ungdcec) ha sostenuto che “a sei mesi dell’entrata in vigore della riforma del processo tributario si può parlare di aspetti positivi, ma si rendono necessarie alcune ‘messe a punto’.

L’aspetto positivo è l’introduzione della figura del giudice tributario professionale, con la quinta magistratura speciale, quindi, maggiore professionalità del giudice, anche se dipende dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, una delle parti in causa.

Ritengo che quest’ultima debba essere emendata. Allo stesso modo, l’istituto della mediazione deve essere rimodulato e gestito da un ente terzo. Altri aspetti positivi sono l’introduzione dell’onere probatorio nel processo tributario.

Anche se all’atto pratico sarà necessario verificare sul campo quali saranno le conseguenze che avrà nel processo.

Altro aspetto positivo – ha rimarcato Giotti – è l’introduzione della prova testimoniale, con anche l’ammissibilità della stessa prova in base anche alle dichiarazioni di terzi. Con la possibilità di controbattere durante il giudizio.

Vanno rafforzati gli atti mediante un potenziamento del contraddittorio per tutte le tipologie di giudizio ed è necessario riequilibrare il sistema delle presunzioni per evitare squilibrio tra le parti”.

Marco Greggio (avvocato e giurista d’impresa del Foro di Padova) ha evidenziato che “il tema tributario in Italia è particolarmente sentito, soprattutto dai cittadini, questa giustizia evidentemente coglie un nervo scoperto in Italia e s’inserisce in un filone di riforme, da ultima quella della crisi d’impresa che a volte serve anche a semplificare l’iter della giustizia.

Le criticità di questa nuova riforma sono state evidenziate nel corso dei lavori. Basta leggere i dati del 2017, dove i fallimenti pendenti presso il tribunale di Milano avevano un passivo di 25 miliardi di euro. Di cui il 38% circa di debito erariale ed il 20% di debiti verso i fornitori.

A livello nazionale i fallimenti portano un passivo erariale di 160 miliardi di euro. Di questi l’Agenzia delle Entrate riferisce di una soddisfazione appena dell’1.61%. Un primo aspetto positivo della riforma tributaria è il rinvio da parte della Suprema Corte alla Commissione Tributaria Regionale con la riduzione dell’aliquota al 90%, va ridotta ulteriormente.

La seconda nota positiva è una parificazione generale, in caso di vittoria in primo e in secondo grado. Ed in ultimo anche l’implementazione dell’organico dei magistrati. Noto, però, che negli ultimi anni il contenzioso, a seguito delle riforme non solo tributarie, sia diminuito e, oggi alcuni tribunali sono quasi vuoti.

Probabilmente la motivazione è per le spese di giustizia o anche per la sfiducia dei cittadini nei confronti della giustizia ahimè, comunque il contenzioso è sicuramente diminuito. Ovvio che queste riforme vanno tutte in questa tendenza, deflazionare il contenzioso, diminuirlo e trovare una pace fiscale nell’ambito tributario con i cittadini, questo è un auspicio che ci aspettiamo tutti.

L’incontro è stato realizzato con il contributo di Ciro Di Pietro (chief restructuring) e degli avvocati Danilo D’Andrea, Francesco De Luca, Amedeo Di Pietro (cassazionista) ed Elsa Gentile.