ROMA – Le principali difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie in Italia (32,4% delle 24.043 segnalazioni) sono determinate soprattutto da liste d’attesa bloccate (31,1%), lunghe attese o difficoltà a contattare il Cup/Programmare visite (complessivamente il 20%). È quanto emerge dal terzo ‘Rapporto civico sulla salute 2024’ di Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma presso l’Auditorium Cosimo Piccinno del ministero della Salute. Il documento integra i dati provenienti dalle segnalazioni dei cittadini arrivate nel corso del 2023 alle sedi locali e al PIT Salute di Cittadinanzattiva con i dati provenienti da fonti istituzionali, accademici o della ricerca.
I TEMPI MASSIMI SEGNALATI DAI CITTADINI
Sui tempi di attesa, questi alcuni dei tempi massimi segnalati dai cittadini: 468 giorni per una prima visita oculistica in classe P (programmabile, da eseguire entro 120 giorni); 480 per una visita di controllo oncologica in classe non determinata; 300 giorni per una visita oculistica di controllo in classe B (breve da erogare entro 10 giorni); 526 giorni per un ecodoppler tronchi sovraortici in classe P (programmabile, da erogare entro 120 giorni); 437 giorni per un intervento di protesi d’anca in classe D (entro 12 mesi), 159 giorni per un intervento per tumore alla prostata in classe B (entro 30 giorni).
I CITTADINI RINUNCIANO ALLE CURE
Nel 2023, emerge ancora dal Rapporto, il 7,6% dei cittadini ha rinunciato alle cure (+0,6% rispetto al 2022) e il 4,5% lo fa per le lunghe liste di attesa (era il 2,8% nel 2022). La quota di rinuncia è pari al 9,0% tra le donne e al 6,2% tra gli uomini, Sul territorio, l’incremento alla rinuncia rispetto all’anno precedente si concentra soprattutto al centro (dal 7,0% all’8,8%) e al sud (dal 6,2% al 7,3%), mentre il nord con 7,1% mantiene lo stesso livello del 2022. A conferma del fenomeno della rinuncia alle cure anche il decremento sul numero totale delle prestazioni erogate nel corso del 2023: il decremento medio è dell’8% rispetto all’anno precedente.
È minimo lo scarto in Lombardia e in Toscana (-2%), seguito dall’Emilia Romagna (-3%), ma in ben 14 Regioni le percentuali superano la media nazionale con picchi di -25% in Sardegna, -27% e -28% in Valle d’Aosta e nella provincia di Bolzano. È soprattutto sul fronte delle prime visite che i sistemi regionali arrancano: queste sono diminuite mediamente del 10%.
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