La mamma in smartworking: “Avremo strascichi, manca lo scambio di idee”

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ROMA – Una giovane donna al pc che lavora da casa approfittando del figlio piccolo all’asilo. I dubbi, l’isolamento e le paure. Sara Cervelli, giovane fotografa freelance, le ha raccontate per DireDonne in una serie di scatti fotografici, raccogliendo la testimonianza di Francesca, giovane mamma come tante in smartworking in questo momento storico.

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Francesca, lei è una mamma in smartworking. Come è lavorare da casa con un bimbo piccolo? Quanto incide sul suo stato psico-fisico?

Lo smartworking per me, ha due risvolti. La mattina quando Diego è all’asilo, sono molto produttiva. Non ho lo stress del traffico, del dover cercare posto e spesso, se riesco a finire prima, ho anche il tempo per fare delle cose in casa. Diverso è il pomeriggio, quando Diego torna dall’asilo. Devo chiudermi in una stanza e nonostante ci sia il mio compagno ad aiutarmi, non è semplice alle volte riuscire a lavorare con serenità. La difficoltà, per me, sta nella relazione: lo scambio di idee e i rapporti con i colleghi sono importantissimi. Nonostante le riunioni on line, mi sento un po’ sola qualche volta.

La mattina suo figlio va all’asilo. Come vive il fatto che potrebbero chiamarla in qualsiasi momento per dirle che ha la febbre o che qualche bambino della sua classe è positivo al Covid?

Non la vivo benissimo. In questo periodo ci siamo già trovati nella condizione di dover fare tamponi e non è stata una bella esperienza. Una notte ci siamo ritrovati a correre al pronto soccorso perché Diego aveva la febbre alta, ma fortunatamente era una normale influenza. La mia preoccupazione, oltre che per il mio bambino, è per il mio compagno che avendo una patologia pregressa, potrebbe avere dei seri problemi qualora contraesse il coronavirus. Per questo siamo attenti anche in casa, per quanto possibile, nei contatti.

Nonostante questa paura, qual è la sua posizione di mamma? Preferisce mandarlo a scuola per farlo socializzare o meglio tenerlo a casa al riparo?

Durante il lockdown di marzo e aprile, vedere nostro figlio sempre obbligato in casa è stata una sofferenza. Proprio per questo motivo, nonostante tutte le paure che questa pandemia sta scadendo in noi, abbiamo deciso di continuare a mandarlo all’asilo per farlo socializzare il più possibile. Vorremmo che fino a quando si potrà, se non verremo richiusi, Diego abbia l’opportunità di giocare e scoprire. Dalla mattina, fino all’ora di pranzo, lo immagino sorridente e questa è una opportunità che non voglio togliergli.

Ad aprile 2020, durante il lockdown, ha perso il lavoro. Ora, ne ha uno nuovo. Com’è stato affrontare quell’avvenimento durante la pandemia?

Affrontare la perdita del lavoro in un periodo tanto tragico, è stato quanto di più difficile io mi sia trovata ad affrontare. È stato terribile, ho avuto paura, ma avere un compagno sul quale poter contare mi ha dato però la forza di affrontarla con maggiore serenità. Ho girato la brutta faccia di questa medaglia e guardato quella bella: potevo dedicarmi completamente a mio figlio in un periodo totalmente duro e inaspettato. Il mio pensiero, in tutto questo, è andato spesso a tutte quelle donne sole che hanno dovuto affrontare una cosa tanto tanto drammatica, in un periodo così complesso”.

Qual è la cosa che la spaventa di più di questo momento storico tanto drammatico?

“Questo momento storico ha travolto tutto, soprattutto la socialità. Sono mesi che i nostri contatti col mondo fuori sono completamente limitati e in alcuni casi, diventati immobili. A spaventarmi è proprio questo aspetto: il ritorno alla normalità, alle relazioni di un tempo, al viverle come un tempo. Mi chiedo cosa proverò, che impatto avrà su di me una cena tra amici o un compleanno con tutti i parenti invitati. Penso spesso a cosa questa pandemia porterà via con sé, se gli affetti certi che ho avuto fino ad ora rimarranno o qualcosa si è inevitabilmente modificato”.

Cosa racconterà a suo figlio, di tutto questo, quando crescerà?

“A inizio lockdown a marzo, da quando Diego ha compiuto un anno, con il mio compagno abbiamo deciso di scrivere un diario per nostro figlio. Appuntiamo sensazioni e avvenimenti. Gli dedichiamo pensieri e cerchiamo di spiegargli tutte le stranezze che stiamo vivendo, così che un domani possa sapere che periodo straordinario e duro ha vissuto. Vogliamo che in futuro sappia cosa ha attraversato da piccolissimo. Per noi è importantissimo raccontargli tutto quello che ci siamo trovati a vivere, tra difficoltà e piccole gioie, tra paura e coraggio”.

Cosa augura a se stessa come donna e come mamma? E cosa a suo figlio?

“Questo periodo, inaspettato per tutti, ci ha messo a dura prova e sono convinta che una volta superato, porterà con sé molti strascichi. Come donna mi auguro di poter continuare a lavorare, di fare bene il mio lavoro, ma soprattutto mi auguro di essere messa nella condizione di poterlo fare. Come madre mi auguro di fare del mio meglio, di vedere mio figlio stare bene e vederlo sereno. Il suo sorriso smuove tutte le mie forze. Diego, data la sua giovane età, non ha vissuto il trauma della mascherina o del vedersi lavate le manine spesso, per lui è la normalità, ma io che sono la sua mamma so che di normale in tutto questo non c’è nulla. Anche limitare gli abbracci ad esempio, o il rapporto coi nonni, non è stato semplice. Per questo mi auguro che presto lui possa tornare a giocare ovunque con spensieratezza, di tornare a vivere una vita fatta di normalità e di affetto. Gli auguro di poter tornare ad essere davvero libero di correre”.

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