La Biblioteca Angelica di Roma custode dei libri proibiti dalla controriforma

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ROMA – La freccia svetta sul dorso del libro, lo distingue dagli altri, ne segna il contenuto: proibito. Le pagine talvolta tagliate, spesso emendate con note a margine scritte a mano. In certi casi, intere frasi o nomi propri resi illegibili: censurati. Ma non distrutti. Agli albori del Seicento, nel cuore di Roma i padri agostiniani contrassegnano i libri messi all’indice perché vicini alla Riforma protestante. Sono loro gli unici ad avere l’autorizzazione papale a custodire quei testi considerati pericolosi per la tenuta stessa della Chiesa cattolica. Saggi, articoli, testi letterari, volumi di astrologia, di storia, di scienze o di filosofia. Tutti studiati a fondo, letti con minuziosa attenzione, giudicati con la massima severità e tuttavia conservati. Tanto che oggi un occhio attento può scorgere ancora quelle frecce tra gli scaffali della Biblioteca Angelica, nata in quegli anni proprio nella sede del convento agostiniano e prima biblioteca aperta al pubblico in Europa.

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“I libri proibiti trattavano argomenti della Riforma, libri luterani, protestanti. Ma non solo- racconta all’agenzia Dire il direttore della Biblioteca, Umberto D’Angelo- perché la censura scattava per volumi anche soltanto stampati nell’area protestante o scritti da un autore di quella provenienza. Testi che potevano essere offensivi nei confronti di preti cattolici o della morale cattolica, ma anche altri che semplicemente si occupano di materie che non erano gradite, non erano consentite nel Cattolicesimo. Come l’interpretazione mistica dei numeri o i libri di astrologia. La cosa particolare è che gli agostiniani li studiavano e li censuravano. Ma comunque non li distruggevano. Per nostra fortuna, stanno ancora tutti qui”.

Oggi l’Angelica conta 220mila volumi, di cui circa 120mila provenienti dal Fondo antico, che ne ha costituito le origini. “La Biblioteca Angelica è tradizionalmente la prima biblioteca pubblica d’Europa. A fondarla nel 1604 fu padre Angelo Rocca, che alla fine del Cinquecento decise di donare la sua collezione agli agostiniani, che stavano in questo convento, con la condizione che fosse resa pubblica. I religiosi continuarono con questa tradizione mantenendo la Biblioteca e accrescendola”, spiega D’Angelo.

A metà del Seicento il patrimonio dell’Angelica cresce grazie all’acquisizione di altre collezioni importanti, tra cui quella di un altro agostiniano, Lucas Holtenius, mentre a metà del Settecento fu acquisita la vastissima collezione del cardinale Domenico Passionei, un altro agostiniano grande collezionista di libri.

“Ma a questo punto si dovette modificare l’ambiente della Biblioteca, perché non c’era più posto per conservare tutti i libri acquisiti. Per cui- così ancora il direttore- fu incaricato l’architetto Luigi Vanvitelli di creare una nuova Biblioteca e fu progettato il cosiddetto ‘vaso vanvitelliano’. Questo nuovo assetto degli spazi fu terminato intorno al 1780 e così è rimasto da allora”.

È lo stupore ad accogliere chi entra nel grande salone di lettura pensato dal celebre architetto come un ambiente unico, adatto a raccogliere tutto lo scibile umano attorno allo studioso che sta al centro del ‘vaso’ ed è circondato dalla cultura grazie a una altissima scaffalatura in legno suddivisa in tre ordini.

Quattro busti marmorei ornano le altrettante porte di accesso ai ballatoi e ritraggono i cardinali Egidio Colonna ed Enrico Noris e i pontefici Benedetto XIV e Clemente XIII. Poco distanti, campeggiano due globi, terrestre e celeste, risalenti rispettivamente agli anni 1599 e 1603. La Biblioteca continua a essere gestita dagli agostiniani fino all’Unità d’Italia, quando con il passaggio del patrimonio ecclesiastico allo Stato italiano arriva il primo direttore laico, Ettore Novelli. In quegli anni viene creato anche un fondo moderno che oggi conta circa 100mila volumi e continua a essere alimentato da nuove acquisizioni. È la varietà dei temi a distinguere il patrimonio dell’Angelica.

“Gli agostiniani erano persone aperte alla cultura che li circondava, e dunque ai testi dedicati al dibattito sulla Riforma e la Controriforma si affiancavano libri di matematica, medicina, di geografia, ma anche testi di letteratura o di altre scienze umanistiche”, ricorda D’Angelo. Così, accanto ai libri severamente proibiti e definitivamente censurati, l’Angelica svela anche volumi preziosi e rarissimi, come un manoscritto della Divina commedia che risale alla metà del Trecento, poco dopo la morte di Dante. “Si tratta di uno dei primissimi manoscritti dell’opera, dunque uno dei più importanti, realizzato su pergamena e ornato per ogni canto dell’Inferno con miniature su foglia d’oro”, dice D’Angelo.

Il manoscritto verrà esposto all’Accademia dei Lincei per la mostra in programma su Dante per il 2022. Scrigno di meraviglie inaspettate, la Biblioteca di piazza Sant’Agostino conserva anche un Codice miniato del XIII secolo, dedicato a Federico II. Incentrata sulle caratteristiche dei bagni termali di Pozzuoli, l’opera suscita meraviglia a ogni pagina grazie alle illustrazioni realizzate su foglia d’oro che raccontano i benefici delle terme e mostrano gli ospiti intenti a immergersi. Immagini lontanissime dal rigore della censura, eppure da secoli custodite con la stessa cura dalla Biblioteca Angelica di Roma.

Realizzato dal Ministero della Cultura, guidato da Dario Franceschini – con l’agenzia di stampa DIRE – il progetto è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari: https://cultura.gov.it/bibliotecheditalia. Il documentario sulla Biblioteca Angelica di Roma è disponibile sul nuovo profilo Instagram @bibliotecheditalia: https://www.instagram.com/p/CW-boFiteuH/. Il prossimo appuntamento con una nuova Biblioteca da scoprire è giovedì 9 dicembre. 

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