Il lavoro dopo il Covid, a Bologna Heracademy ragiona su come può ‘rinascere’

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ROMA – Più soli e con la sensazione di essere meno liberi. È la foto scattata agli italiani da Swg. “La pandemia ha cambiato tutto in maniera rilevante”, premette il direttore di ricerca Riccardo Grassi nel suo intervento al workshop organizzato ieri da Heracademy a Bologna, il primo in presenza dal 2019. “Il 55% delle persone intervistate dice di aver cambiato il proprio sistema dei valori, molti in maniera definitiva. C’è un reset importante delle proprie esperienze”, prosegue Grassi. Il 48% ritiene di appartenere a nessun tipo di comunità, percentuale che sale al 70% tra disoccupati e casalinghe, sottolinea il ricercatore, evidenziando che è più alta la percentuale di chi si sente parte di una comunità on line (24%) rispetto a chi si sente parte di una comunità fisica (21%).

IL TEMA DEI NON VACCINATI

L’indagine di Swg è andata a indagare anche le relazioni tra vaccinati e non vaccinati. “Un tema che ormai spacca le famiglie”, nota Grassi. Il 40% dei vaccinati dichiara che si sentirebbe a disagio a una cena con amici e familiari dove fossero presenti persone non immunizzate (il 50% se la tavolata prevede solo conoscenti), percentuale che scende al 15% quando a rispondere sono non immunizzati. Il 42% dei vaccinati si sentirebbe a disagio sul posto di lavoro in presenza di non vaccinati. Le percentuali aumentano a teatro (53%) o in viaggio (55%). “Il tema della vaccinazione viene letto come un tema di libertà. Solo il 37% di italiani dice di sentirsi pienamente libero e cos’è che rende più liberi? Internet di più, le leggi dello Stato molto meno”, aggiunge Grassi.

Gli italiani sono comunque abbastanza soddisfatti della loro condizione lavorativa. Perché? “Il 78% lo attribuisce alla relazione con i colleghi”, risponde il responsabile di Swg. Eppure, “più di un lavoratore su tre pensa di cambiare lavoro, per lo più donne, under 40, persone senza figli”. Insomma, c’è voglia di cambiamento, anche se il più delle volte questo desiderio fa fatica a concretizzarsi.

PIU’ DI UNO SU 3 PENSA DI CAMBIARE LAVORO

“Abbiamo capito che si poteva lavorare in maniera diversa. Google è riuscita ad affrontare la situazione grazie a due caratteristiche importanti: flessibilità e la leadership”, spiega Fabio Fregi, country manager Italia di Google Cloud. “Ci siamo chiesti: come facciamo a vivere in un mondo dove la fisicità è meno importante, quando è stata uno dei punti di forza di Google, dove l’innovazione nasce da confronti estemporanei? Per il futuro pensiamo di preservare lo stare insieme, dando la massima flessibilità con la possibilità di lavorare da casa sempre o due giorni e cambiando anche l’arredamento degli uffici”, spiega il manager di Google.

“In Hera abbiamo aggiustato il modo di lavorare, continuando ad avere 5.000 persone in presenza. Grazie al forte senso di appartenenza, siamo riusciti a governare questa macchina con persone che andavano convintamente a lavorare con l’idea di fornite servizio essenziale”, rivendica l’amministratore delegato, Stefano Venier, ospite della tavola rotonda finale con Grassi, Fregi, Monica Poggio, amministratore delegato di Bayer Italia (che ha spiegato le strategie utilizzate dal colosso farmaceutico per gestire l’emergenza e i nuoci modelli di lavoro con l’introduzione dello smart working), e Odile Robotti, amministratore unico di Learning Edge.

LAVORARE DA CASA AUMENTA PRODUTTIVITÀ, MA FIACCA CAPACITÀ CREATIVE

Quanto contano le relazioni sociali nell’organizzazione aziendale? Molto, tanto che il lavoro da remoto imposto dalla pandemia potrebbe avere effetti lungo termine ancora non quantificabili. L’analisi è di Giuseppe Soda, professore Sda alla Bocconi School of management, ospite del workshop organizzato da Heracademy ieri a Bologna e dedicato al tema dell’evoluzione delle dinamiche sociali e relazionali per la rinascita del lavoro dopo lo choc dell’emergenza Covid.

“La struttura sociale è un grande trasmettitore di influenze, che cambiano il modo delle persone di stare nel mondo. I comportamenti sono influenzati dalla natura delle relazioni che ci connettono”, premette Soda. “Le nuove forme di lavoro hanno cambiato anche la relazione persona-lavoro e persona-impresa. Il lavoro da casa non è solo lavoro da casa, implica tante cose”, avverte il docente, illustrando i dati di una ricerca che sarà pubblica a breve.

“Se prendiamo la produttività in senso economico stretto, gli studi dicono che c’è stato un impatto positivo. Ma alla rete cos’è successo? Sono venuti meno i legami-ponte e c’è stata una riduzione del tempo dedicato a costruzione di relazioni, anche quelle più strette, si è ridotta quantità relazioni interfunzionali”, spiega. “Il lavoro da remoto ha reso molto più difficile cogliere l’opportunità di nuove connessioni, ha ridotto gli scambi di conoscenza occasionali, aumentando la comunicazione asincrona. Questo potrebbe ridurre la capacità dell’organizzazione di essere creativa e innovativa”, ammonisce Soda. “Gli effetti di lungo termine potrebbero essere rilevanti”, conclude.

TOMMASI RIAPRE ACADEMY: PANDEMIA DURA, MA CONTINUITÀ PER TUTTI

Heracademy riparte in presenza con un workshop dedicato alla “rinascita” del lavoro attraverso l’evoluzione delle dinamiche sociali e relazionali dopo il lungo inverno del Covid. “La pandemia ha portato tanti cambiamenti e molte problematicità, soprattutto nella fase più acuta. Le abbiamo vissute in maniera pesante, ma riuscendo a dare continuità al lavoro di tutti e al nostro percorso di crescita”, riflette il presidente esecutivo di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano prima dell’apertura dei lavori del seminario.

“Dal punto di vista del cambiamento, la nostra è un’azienda che tocca diversi settori, ciascuno con una propria fisionomia. Difficilmente potremo dire che non ci occuperemo più di energia o di servizio idrico”, osserva Tommasi, dunque, il cambiamento per la multiservizi non riguarda tanto “il contenuto, ma sarà di più l’atteggiamento, le relazioni che attorno al lavoro si svolgono”, aggiunge a margine dell’evento, che ha tra i relatori la conduttrice televisiva Camila Raznovich e il direttore d’orchestra Beatrice Venezi.

“Siamo al 12esimo workshop di Heracademy. Al centro c’è l’importanza del capitale relazionale e del saper pensare e vivere come una comunità. Un aspetto che rischia di diventare secondario rispetto alle necessarie restrizioni, ma il fattore umano e la relazione umana devono essere centrali”, conclude.

SASSOON: 10 ANNI PER ARCHIVIARE CARBONIO, SFIDA COLOSSALE

“Siamo in una fase di passaggio, in tutti i campi: in campo economico, finanziario, ma anche in campo tecnologico. Chi deve prendere decisioni deve avere un quadro più ampio possibile”, ammonisce Enrico Sassoon, direttore responsabile Harvard Business Review Italia, che ha presentato i macrotrends per il biennio 2021-2022 al workshop organizzato da Heracademy a Bologna sull’importanza delle relazioni sociali nella ripresa del lavoro post-pandemia, “Bisognerà cambiare in dieci anni il modello di sviluppo basato sul carbonio che è durato 250 anni: la cosa è talmente colossale che forse nessuno ha ancora preso le misure. Avrà costi molto alti, ma, naturalmente, si porterà dietro anche delle opportunità, visto che si investirà parecchio”, spiega Sassoon. “Non dobbiamo sottovalutare il fatto che si arriverà a un punto di cambiamento continuo, noi lo chiamiamo ‘never normal’ al quale dovremo abituarci”, avverte. “La grande transizione avviene in tutti i campi: ci sono molti elementi sui quali concentrare l’attenzione, ma anche grandi opportunità. Per questo bisogna guardare al futuro con consapevolezza, ma anche con entusiasmo e ottimismo”, conclude Sassoon.

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