I genitori di Fabio Gianfreda agli studenti: “Alzate lo sguardo dallo schermo”

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ROMA – Fabio aveva 19 anni e si era appena diplomato al liceo linguistico. Era innamorato della musica, dei suoi amici e del teatro. Preparava il test di accesso per l’accademia di arte drammatica, ma il Covid e l’isolamento hanno spento sempre più il suo entusiasmo. Dopo mesi di silenzio, Fabio si è tolto la vita in un hotel di Roma, la notte tra il 9 e il 10 dicembre 2020. Modi e tempi gli sono stati suggeriti da un sito web, nato con l’esplicita intenzione di indurre al suicidio. Oggi Luisa e Marco, i genitori di Fabio, hanno fondato l’associazione ‘Io sono Enea’, dal nome del personaggio epico che il ragazzo amava interpretare sul palco, e per la prima volta, questa mattina, hanno portato la storia di Fabio tra gli studenti e le studentesse del liceo ‘Newton’ di Roma nell’ambito dell’incontro ‘I lati oscuri del web’.

“Questo è un mondo che è nostro dovere conoscere per essere informati- ha detto in apertura la dirigente scolastica Cristina Costarelli- bisogna sapere che se si accede a questi siti in un momento di debolezza, possono esserci risvolti molto negativi”. Per Silvia De Mari, che ha portato il saluto della Garante dell’infanzia e dell’adolescenza del Lazio, Monica Sansoni, “è necessario sostenere questi ragazzi per far crescere la loro autostima e stare attenti a non sottovalutare i segnali che mandano e che spesso non riusciamo ad afferrare”. Fabio aveva da poco intrapreso un percorso di psicoterapia e aveva mostrato segni di miglioramento, ma l’incontro con il sito ha fatto precipitare rapidamente le cose. E in un solo mese, Fabio ha messo in atto il piano suggerito dal portale web.

“Seguendo le tracce di Fabio abbiamo scoperto una realtà inimmaginabile che ha travolto le vite di moltissime persone, soprattutto adolescenti- spiega Marco Gianfreda, vicepresidente dell’associazione e papà di Marco- si tratta di consulenti della morte che danno informazioni precise e dettagliate sul suicidio, presentato come l’unica forma di liberazione possibile, l’unica alternativa. Ma se oggi siamo qui è per cambiare il finale di questa storia, e dire ai giovani che le difficoltà si possono superare. Alzate lo sguardo dallo schermo, lasciate che i vostri occhi incontrino quelli delle persone che vi vogliono bene. Oltre lo schermo c’è un mondo”.

L’associazione offre a ragazzi e famiglie strumenti concreti per informare e sostenere i ragazzi nella difficile fase dell’adolescenza, e ha intrapreso una battaglia legale per eliminare il sito web che ha portato Fabio alla morte. Oggi il sito americano è oscurato in Italia, ma non negli altri Paesi, e i suoi creatori, che sono stati identificati, sono ancora liberi. Tra le azioni su cui è impegnata ‘Io sono Enea’ c’è anche quella per impedire che la sostanza assunta da Fabio non venga più venduta liberamente.

“Il malessere si combatte se cominciamo a riconoscere quello che proviamo. Solo così possiamo gestire quello che sentiamo”, ha spiegato ai ragazzi la psicoterapeuta Benedetta Mira, coordinatrice del progetto, che ha poi coinvolto i circa 60 studenti in un momento di riflessione sulle proprie emozioni. “Oggi siamo qui per dirvi che la storia di Fabio parla anche di amore e speranza”, ha spiegato commossa Luisa Perillo, presidente dell’associazione e mamma di Fabio, che ha poi citato un passaggio contenuto in uno dei monologhi scritti da Fabio: “Meritiamo tutti di sorridere, di sentire il peggio e poi uscirne fuori”.

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