BOLOGNA – Tra i sei corpi, due donne e quattro uomini, ritrovati a Gaza dall’esercito israeliano c’è anche quello del giovane Hersh Goldberg Polin. Era uno degli ostaggi. E’ il figlio di Rachel, la donna che portò, lo scorso giugno, la sua testimonianza ai partecipanti al pellegrinaggio di pace partito dall’Italia e guidato dal Cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei; si trattò del primo pellegrinaggio dopo i fatti del 7 ottobre. E oggi è Zuppi che scrive alla mamma di Hersh: “Ti abbraccio come una sorella”.
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Il Cardinale, sia durante il pellegrinaggio che in varie occasioni dopo il rientro in Italia (tra cui la messa per il 2 agosto, l’anniversario della strage alla stazione di Bologna) ha citato spesso l’esempio e le parole della mamma di Hersh ascoltate a Gerusalemme.
Rachel incontrò gli italiani 251 giorni dopo che suo figlio, 23enne israeliano americano, era stato rapito dai miliziani di Hamas. L’incontro con lei inaugurò la serie di testimonianze del pellegrinaggio: quel giorno Rachel esibiva sul petto un cartellino con il conteggio dei giorni dal rapimento di suo figlio; per chiederne la liberazione girava anche con un cartello che lo ritraeva in piazza a Milano. Ora, però, è arrivata la notizia del suo ritrovamento, purtroppo senza vita. Con la mamma di Hersh Zuppi aveva scambiato alcuni messaggi dopo il pellegrinaggio e oggi, appresa la notizia, le ha voluto indirizzare queste parole: “Ringrazio Dio per Hersh e lo benedico per lui e per te. Ti chiamerò Rachele e Rachele piange anche lei e noi siamo con lei. Il Signore è il suo pastore e lo conduce dove non c’è morte e le lacrime si asciugano. Ti abbraccio come una sorella”.
Zuppi, nel dire che la sua è la preghiera di tutti, aggiunge: “Sappi che nel frattempo hai fratelli e amici qui a Bologna che ti aspettano per dirti che il tuo dolore è il nostro dolore. Il tuo Matteo“. Hersh fu catturato assieme ad altri tre giovani: preso, caricato su un pick up e portato a Gaza; era al Festival Nova quando c’è stato l’attacco dei miliziani il 7 ottobre. Assieme ad altri era scappato nascondendosi in un rifugio di due metri per 1,8 a lato della strada; uno spazio piccolo, ci stavano in 29. Lì li hanno trovati e hanno iniziato a sparare col mitra e a lanciare granate, quelli che si sono salvati lo devono al fatto di essere rimasti sotto i corpi insanguinati degli altri. Sotto l’ordine di uscire, Hersh e altri due sono stati portati a Gaza.
I suoi genitori sono andati anche da Papa Francesco, mostrandogli la foto del figlio diffusa dalla Cnn sul momento del rapimento “e lui ci ha detto ‘avete sperimentato il terrorismo che è assenza di umanità’”, raccontò Rachel. Lì si è accesa una luce. “Quelle parole sono state ciò che mi ha permesso di credere ancora nell’umanità” dopo una fase “in cui non riuscivo a digerire quello che era successo, le sue parole hanno ribaltato tutto”. Rachel, dicendosi preoccupata tanto per le sorti degli ostaggi quanto per quelle dei civili di Gaza, sottolineò soprattutto questo concetto: “Non c’è e non ci deve essere una competizione tra i dolori, la cosa pericolosa e lacerante è che ci sia una gara tra i dolori”. E più volte Zuppi, da allora, ha ricordato proprio questo specifico monito.
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