Fenomeno Squid Game, la serie rivelazione di Netflix 

E’ esplosa all’improvviso senza che neanche ce ne accorgessimo. La serie sudcoreana creata, diretta e sceneggiata da Hwang Dong-hyunk è al momento il contenuto streaming più visto e cliccato degli ultimi mesi, se non degli ultimi anni.

Un successo planetario inaspettato, forte sia del fitto passaparola degli spettatori, sia di una sceneggiatura molto originale e avvincente che lascia ad ogni fine episodio sul filo del rasoio. La trama, potrebbe ricordare la fortunata saga di Hunger Games poichè si è di fronte ad un gioco molto pericoloso, a dir poco mortale.

Ma si tratta di un apparente abbaglio, dal momento che sono piuttosto numerose le differenze che la discostano da quell’universo cinematografico e letterario.

Una su tutte è l’efferratezza con cui ci vengono narrati gli eventi, tratto distintivo dello stile adottato da Hwang Dong-hyunk, che potremmo definire a tutti gli effetti un regista spietatamente ruvido.

Il gioco del calamaro (titolo originale coreano, ispirato ad un noto gioco praticato dai bambini, molto vicino alla nostra popolare campana), è un meccanismo apparentemente innocente che finisce però per coinvolegre i partecipanti in una sanguinosa competizione per la sopravvivenza.

Il premio, sovraesposto e simile ad una cuccagna, è il denaro, tantissimo denaro, unica via di scampo dai molteplici debiti che affliggono i partecipanti (la disperazione è una caratteristica comune a tutti).

Se nel primo episodio l’adrenalina fa da padrona, nel secondo si ripercorrono le esistenze dei partecipanti al gioco, vite difficili, disseminate da problemi insormontabili talvolta rappresentati da penuria finanziaria da situazioni psicologiche al limite della sopportazione.

A rendere unica questa serie è difatti soprattutto quella graduale empatia che si instaura tra pubblico e i protagonisti, cercando di focalizzare sul concetto di umanità, spesso dimenticato, eclissato da un’insana e cinica frenesia quotidiana.

Squid Game snocciola in 9 episodi della durata di 50 min, ciò che possiamo definire quale eterna dicotomia tra sentimenti e avidità, tra gioco e morte. Un contrasto che chiaramente si perde nella notte dei tempi.

Giada Farrace