Dall’Etna alle Langhe, un’Italia di ‘Beauty’ senza volto e voce

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ROMA – “Ho lavorato per alcuni mesi in un noto posto del catanzarese con un contratto a meno di 10 ore settimanali, peccato che settimanalmente ne facevo più di 30. Lo straordinario pagato? Non esiste. La domenica? Mai pagata. Fai 8 ore in un giorno? Ne viene dichiarata 1. Ti lamenti? Sei in torto perché ti sto dando lavoro”. E’ una delle tante segnalazioni che da ieri si moltiplicano sulla pagina facebook dell’Osservatorio sullo sfruttamento in Calabria, quella pagina che ha pubblicato e dato visibilità al video-denuncia di Beauty Davies, la lavoratrice di 25 anni di origini nigeriane, aggredita dal suo datore di lavoro, titolare di un lido-ristorante di Soverato, in provincia di Catanzaro, perché aveva chiesto di essere pagata. La storia di Beauty è quella di una donna, per lo più migrante, che pretende di essere pagata in un settore, come quello del lavoro stagionale, “che spesso e volentieri ha condizioni di sfruttamento paragonabili allo schiavismo”, sottolinea l’Unione sindacale di base della Calabria.

“Grazie al coraggio di Beauty- continua l’Usb- esce fuori il grido di rabbia di tutte le lavoratrici e i lavoratori ‘invisibili’ che ogni anno mandano avanti il sistema della ristorazione/balneazione. Sono decine di migliaia le persone che lontane dagli sguardi distratti dei turisti subiscono vessazioni e maltrattamenti sui luoghi di lavoro, sono decine di migliaia i lavoratori e le lavoratrici in nero o in grigio sfruttati e sottopagati che garantiscono ai turisti una comoda vacanza e ai padroni dei lauti guadagni”.

COINVOLTA L’ITALIA INTERA

Non solo Calabria. Il problema dello sfruttamento lavorativo dei migranti riguarda tutta la penisola. La mappa realizzata dall’ Osservatorio interventi tratta, aggiornata attraverso il monitoraggio delle notizie apparse nei principali quotidiani italiani, sia nazionali che locali, racconta un’Italia puntellata da storie di lavoratori depauperati della propria dignità.

Dagli stagionali di una vigna nelle zone al confine tra le langhe e l’astigiano, costretti a turni di oltre dieci ore continuative, che non potevano allontanarsi autonomamente dal luogo di lavoro e che subivano aggressioni fisiche o minacce quando qualcuno di loro provava a ribellarsi, come raccontano le cronache locali, ai lavoratori di un autolavaggio del catanese costretti a lavorare per ben 10 ore ricevendo una paga di soli 3 euro l’ora.

AGRICOLTURA, TESSILE, LOGISTICA E DOMESTICO-CURA I SETTORI IN CUI E’ PIU’ DIFFUSO LO SFRUTTAMENTO

“Non sempre i lavoratori sfruttati sono consapevoli della condizione in cui si trovano, in quanto riescono comunque a migliorare le loro condizioni di vita rispetto a quelle del Paese d’origine o a causa dell’appartenenza a gruppi sociali che storicamente hanno sempre subito gravi forme di discriminazione”, spiega l’Osservatorio interventi tratta.

IN AUMENTO LE DENUNCE AL NUMERO VERDE ANTITRATTA

Prendendo in considerazione le chiamate ricevute dal numero verde Antitratta istituito dal dipartimento per le Pari opportunità del ministero dell’Interno si nota come nel corso del 2021 si sia registrata una riduzione, sia in termini assoluti che relativi, dei casi di sfruttamento sessuale che hanno raggiunto il 63%, registrando un -10% rispetto al 2020 ed un -20% rispetto al 2019. A crescere, invece, sono proprio le segnalazioni riguardanti lo sfruttamento lavorativo che raggiungono il 34% del totale, un aumento dell’ 11% rispetto al 2020 e di ben il 24% rispetto al 2019. “Un dato- si legge nel report di attività del numero verde- che è frutto anche dell’attenzione e dell’impegno profuso in maniera crescente da parte delle istituzioni nel portare avanti le attività di contrasto del caporalato, in particolare nel settore agricolo, così come prescritto dal Piano Nazionale d’Azione contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura”.

Un dato che sulla spinta di denunce come quella di Beauty potrebbe crescere ancora di più. “La sua storia- sottolinea l’Usb Calabria- è venuta fuori grazie al suo coraggio ma molte ancora sono sommerse, per questo è importante raccontarla fino in fondo, perché anche essendo solo una somiglia ad altre migliaia”.

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