Cyberbullismo, Falco (Corecom): “Serve un’educazione civica digitale nelle classi per attuare maggiore prevenzione coinvolgendo le famiglie”

 

Webinar di @scuolasenzabulli all’istituto “Francesco De Sanctis” di Moiano (Bn)

D’Amelio: “Nessuno si può tirare indietro di fronte all’esplosione del bullismo”

Moiano (Bn). “Più del 70 per cento dei ragazzi che utilizzano regolarmente i social media chiedono di ricevere indicazioni su come orientarsi nella rete e dichiarano di essersi imbattuti in episodi di cyberbullismo e di non credere a gran parte delle informazioni o dei messaggi  che ricevono. In molti casi le risposte a queste esigenze restano inevase”. Questo l’allarme lanciato dal presidente del Corecom Campania, Domenico Falco, nel corso del webinar Didattica a distanza @scuolasenzabulli che ha coinvolto gli alunni dell’istituto “Francesco De Sanctis” coordinati dalla docente Maria Raffaela Sellitto, che ha curato l’animazione digitale.

“Le campagne di prevenzione – prosegue il presidente Falco –  sono importanti, ma la portata dei fenomeni legati al cyberbullismo esigono l’intervento delle scuole con corsi di educazione civica digitale e un maggiore coinvolgimento delle famiglie che, a loro volta, devono essere formate su questi temi”.

Per Rosa D’Amelio, presidente del Consiglio regionale della Campania, promotore insieme al Corecom della campagna di prevenzione per i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo: “Nessuno si può tirare indietro di fronte all’esplosione di tali fenomeni che si stanno registrando nelle nostra regione. Anche la didattica a distanza ha fatto registrare l’incremento di fenomeni come lo zoombombing e il trolling con disturbatori seriali delle lezioni on line. Per questo abbiamo deciso di sostenere il Corecom in questa campagna di prevenzione per offrire agli studenti gli strumenti per opporsi”.

Le scuole sono in prima linea nel combattere questi temi come conferma la dirigente dell’istituto, Rosaria Perrotta: “I ragazzi pur essendo nativi digitali spesso cadono nelle trappole della rete perché non trovano un percorso che li guidi nel corretto utilizzo delle nuove tecnologie. I media sono strumenti che devono essere da noi dominati. Ringrazio il Corecom per averci dato questa opportunità per offrire ai nostri alunni strumenti preziosi grazie all’intervento degli esperti. Mi auguro di poter replicare questa iniziativa per il prossimo anno scolastico nella nostra sede e con un contatto diretto tra il personale docente, i relatori e i ragazzi”.

Il patto tra scuola, alunni e famiglie viene rilanciato anche da Ivana Nasti, direttore del Servizio ispettivo Agcom: “Contro i fenomeni di bullismo e cyberbullismo, considerati dagli studenti tra i più pericolosi per la loro comunità, bisogna rafforzare la rete sociale composta da scuola, famiglia, istituzioni e forze dell’ordine. Il nostro compito è quello di non lasciare sole le vittime e dare loro la forza di denunciare”.

Un patto al quale aderisce anche il club Rotary Napoli angioino come affermato dal presidente, Nicola Pasquino: “Bullismo e cyberbullismo sono fenomeni ignobili e siamo onorati del nostro coinvolgimento in questa delicata  e preziosa campagna di prevenzione, @scuolasenzabulli, portata avanti dal Corecom e dall’Agcom per aiutare concretamente i nostri ragazzi. Anche noi rilanciamo con forza lo slogan: Prima di postare pensate”.

Per Giovanna D’Apolito psicologa e psicoterapeuta: “I ragazzi che cadono nelle grinfie dei bulli devono sapere che uscire dal tunnel è possibile. Soprattutto se si riesce a comunicare con  i propri compagni di classe e con genitori e insegnanti. Facendo tesoro delle esperienze brutte si può riconquistare la propria vita”.

L’avvocato Valentina Varano, mette in guardia i giovani partecipanti al webinar: “L’errore più grave che commettono i ragazzi è presumere di restare impuniti. Sbagliano di grosso. La polizia postale è assolutamente al passo con i tempi e riesce a rintracciare tutti. Anche il fatto di essere minorenni non li salva. Dal 2017 il cyberbullismo è un reato. Gli autori vengono sempre rintracciati e sono poi costretti a fare i conti con un giudice che può disporre misure restrittive della loro libertà”.