Cuzziol GrandiVini chiude 2022 con 25 mln di fatturato: +16% sul 2021

Luca Cuzziol ad askanews: 2023 sarà anno interlocutorio su livelli 2022

Milano, 24 gen. (askanews) – Cuzziol GrandiVini ha chiuso il 2022 con un fatturato di poco inferiore ai 25 milioni di euro, con +16% sul 2021 e una crescita costante se si pensa che il distributore trevigiano di fine wines aveva chiuso il 2019, anno prima dei lockdown per il Covid, con 17,2 milioni di euro. La società, che ha un team di 27 persone e una rete di 160 agenti di vendita, nel 2022 ha superato i 6.800 clienti con un portfolio di 46 aziende italiane e 91 estere, per un totale di circa 2,2 mln di bottiglie vendute. L’amministratore unico è Luca Cuzziol, che è anche presidente di Società Excellence, realtà che riunisce 21 distributori di vini. Askanews lo ha incontrato ad un evento aziendale a Milano, che segna l’avvio del nuovo anno dopo aver archiviato con soddisfazione quello da poco concluso.

“In questa prima parte di gennaio siamo in linea con i numeri del dicembre scorso, quindi siamo partiti bene ma prevedo che il 2023 sarà un anno interlocutorio che dovrebbe mantenersi sui livelli dell’anno scorso” afferma Cuzziol, spiegando che “è un anno con qualche incognita ma dove cì sarà una carenza di prodotto nello Champagne e in Borgogna e quindi aumenterà la domanda rispetto all’offerta. Credo che la grande sfida sarà nel 2024 – precisa – quando lo Champagne tornerà ai livelli di produzione del 2019 e ci sarà sicuramente una richiesta maggiore anche nella Borgogna che è l’ombelico del mondo enologico”.

Per Cuzziol GrandiVini le bollicine rappresentano oggi circa il 35% del fatturato totale, con poco meno di 200mila bottiglie di Champagne vendute, 100mila di Franciacorta e 450mila di Prosecco, su un totale di oltre 2,2 milioni di bottiglie. Un tesoretto che si mantiene o che continua a crescere. “Il 2022 ha sofferto la mancanza di qualche decina di migliaia di bottiglie di Champagne che però siamo riusciti a compensare tra le aziende in catalogo, andando così alla pari del 2021” racconta il manager, evidenziando che “il Conegliano Valdobbiadene e il Franciacorta sono cresciuti entrambi di 10 punti, così come tutte quelle bolle ‘piccole’ tipo il Crémant de Loire, il Crémant d’Alsace e il Crémant de Bourgogne”. “Chi soffre sempre di più è il rosso strutturato, per il clima (l’estate lunga e secca che abbiamo avuto) e per il fatto che è cambiato il modo di consumare: la gente esce e fa un aperitivo lungo e poi alla fine magari mangia un piatto e questo spinge i bianchi e le bolle che sono più ‘trasversali'” precisa Cuzziol, ricondando che “il rosso si beve di più a casa ma oramai il l consumo si è spostato tutto sul ‘fuori casa’”. Per questo, già dall’anno scorso l’azienda punta in maniera importante sui bianchi, non solo italiani ma anche sui produttori provenienti da Germania e Austria.

Azienda familiare nata nel 2015, Cuzziol GrandiVini è oggi controllata al 75% dai tre fratelli Cuzziol, a cui si affiancano Luciano Benetton (12,5%) e la celebre maison di Champagne, Bruno Paillard S.A. (12,5%). La società lavora nel comparto dei “vini fini” con il 90% di clienti del settore horeca, un mercato di nicchia al quale Cuzziol offre un bel portafoglio di aziende con bottiglie dal prezzo medio in uscita piuttosto alto: oltre i 13 euro più Iva. Tra queste quelle con i volumi maggiori sono probabilmente la veneta Bianca Vigna e la Cantina altoatesina Tiefenbrunner, mentre quello con i numeri minori, è l’enologo Stephan Rohregger che produce appena novemila bottiglie (tra cui un ottimo Pinot Grigio). Tra i tanti produttori, non si può non segnalare il fuoriclasse sloveno Marjan Simcic. “Oggi il segmento nel quale il ristoratore può crescere e far cassa è il vino perché il costo del food e quello di trasformazione sono cresciuti molto” spiega Cuzziol, evidenziando come “il ristoratore evoluto ha investito e continua ad investire sul vino, mentre quello ‘classico’ certamente lo fa di meno”. E al ristoratore e all’enotecario, la società offre da sempre anche diversi prodotti gastronomici, oggi garantiti da una trentina di produttori di qualità, italiani e stranieri, che vanno dalla pasta alle olive, dalle acciughe al pomodoro, passando per l’aceto e il pesto.

Infine la questione del via libera europeo all’Irlanda per gli “health warning” sulle etichette degli alcolici, vino compreso, che ha scatenato forti polemiche. “Non è un buon segnale, ma fa parte delle guerre commerciali: noi abbiamo l’accisa sulla birra e non sul vino…” afferma Cuzziol, che conclude: io non sarei così preoccupato, vedo che chi fuma, anche davanti alle scritte e alle immagini molto forti sui pacchetti, continua a fumare. Credo che la Comunità europea riuscirà a trovare una quadra”.