Coviello (Cnr-Iriss): “Italia destinazione più gettonata per il turismo di lusso internazionale

Pubblicato il nuovo report sul comparto ‘luxury tourism’ che assorbe il 3% del PIL italiano con una spesa da parte dei ‘big spender’ di circa 25 miliardi di euro

Cinesi ed americani in testa in un mercato destinato ad introitare 45 miliardi di dollari entro il 2027

“L’Italia è la destinazione più gettonata nell’anno in corso per turismo di lusso internazionale. Il ‘luxury tourism’ genera il 15% del fatturato totale del settore alberghiero italiano e il 25% della spesa turistica totale (diretta ed indiretta). I turisti internazionali di fascia alta (i c.d. “big spender”), spendono in Italia circa 25 miliardi di euro: 7 miliardi per l’alloggio, 2 per la ristorazione e 14 miliardi di euro per le visite/tour/shopping (Istat-Enit, 2022). Oltre il 45% dei viaggiatori di “fascia alta” è venuto in Italia almeno una volta negli ultimi 5 anni (Enit). Ed il dato è in continua crescita”.

E’ quanto dichiara Antonio Coviello, economista e ricercatore Cnr-Iriss, rendendo noti i dati della sua ultima ricerca sul “Turismo di Lusso” pubblicato all’interno della XXV Edizione del “Rapporto sul Turismo Italiano” (2020-2022), curato da Alessandra Marasco, Giulio Maggiore, Alfonso Morvillo ed Emilio Becheri per CNR Edizioni in “open access” (consultabile gratuitamente).

“Il turismo di lusso, che riguarda e comprende tutti i comparti della filiera turistica (quali “visiting”, “Food e Beverage”, hotellerie, ecc.), presenta varietà e volumi maggiori di quel che si possa immaginare. Il mercato globale del turismo di lusso è destinato a vivere un periodo di continua crescita e trasformazione senza precedenti nel prossimo futuro, guadagnando oltre 45 miliardi di dollari di valore annuo entro il 2027”.

Il ‘luxury tourism’ si caratterizza per alcune indispensabili caratteristiche: intercettare le preferenze del singolo per offrire un servizio di alto livello e un’esperienza cucita su misura procurando contenuti emozionali e un’esperienza indimenticabile.

“Per il futuro, Bain stima che il mercato dei beni di lusso personali potrebbe raggiungere 360-380 miliardi di euro entro il 2025 con una crescita sostenuta del 6-8% annuo. Di qui il riflesso anche per il settore viaggi, in particolare per il turismo del lusso.

La performance del mercato del lusso – continua Coviello – è stata sostenuta dalla ripresa dei consumi locali, dal doppio motore Cina-Stati Uniti e dalla forza dei canali digitali. I clienti più giovani (Gen Y9 e Gen Z10) continuano a trainare la crescita e insieme rappresenteranno il 70% del mercato entro il 2025. Proprio i ‘Millennial’ e la ‘Generazione Z’ (i nati tra il 1980 ed il 2021, ndr) nonostante la giovane età, sono parte attiva del turismo di lusso o influenzano radicalmente le scelte di acquisto di parenti e affini”.

L’interesse dei viaggiatori del lusso è in aumento per esperienze culinarie, crociere, attività all’aria aperta e altre offerte di benessere. “Benchè le strutture ricettive di lusso siano in Italia presenti a “macchia di leopardo” (a Roma se ne contano circa 60, a Milano 25, a Venezia 24, a Napoli solo 4, contro i 50 della Campania totali, dove località come Ravello, Positano e Sorrento fanno la parte del leone), proprio per il motivo accennato diversi gruppi di ospitalità di lusso hanno adottato nuove misure per rendere le loro offerte versatili e allettanti per i consumatori”, spiega il ricercatore del Cnr.

I viaggiatori durante il corso di questa interminabile pandemia cercano di volare di meno, ma cercando di rimanere più a lungo durante i viaggi. Infatti, stiamo assistendo a una maggiore domanda di viaggi “lenti”, in cui le persone rallentano e visitano un solo posto, prendendosi il tempo per familiarizzare con la destinazione, i suoi dintorni e la cultura, piuttosto che fare una visita fugace.

“Le prenotazioni di jet privati sono aumentate e sempre più resort privati dell’isola offrono l’opportunità agli ospiti di fare un ulteriore passo avanti affittando l’intera isola, con le persone che scelgono di viaggiare esclusivamente nelle loro bolle sociali o per viaggi più significativi con le persone a loro più vicine”, come si recita nella ricerca. “Nel corso degli ultimi mesi, infatti, c’è stata una rinnovata attenzione alla salute del corpo, della mente e dell’anima, mantenendo l’attenzione su salute e benessere”.

La crescita della spesa nel turismo di lusso è, storicamente, direttamente proporzionale a quella per beni di lusso. In un contesto generale che vede i consumatori di beni e viaggi di lusso europei cauti nei confronti della spesa domestica, si prevede che sia i consumatori americani che quelli cinesi supereranno le stime pre-pandemia in termini di incidenza.

“Nello specifico – spiega l’economista partenopeo, autore della ricerca – per gli americani ci si aspetta un incremento rispetto alle cifre pre-covid di +2-3 p.p., con una rilevanza prevista tra il 19 ed il 21% al 2025. Per i cinesi, l’accelerazione rispetto a quanto stimato prima dello scoppio della pandemia è stata quantificata in +3-4 p.p., con un’incidenza che si prevede si attesterà intorno al 43-45% nel 2025 (BCG 2021).

In seguito ai problemi generati dalla pandemia, il mercato globale dei viaggi di lusso si sta gradualmente riprendendo e si stima ritornerà ai livelli pre-Covid entro la fine dell’anno 2022. Un trend positivo nel lungo periodo con una ulteriore crescita stimata del 2-3% da oggi al 2025.

“Made in Italy” e viaggi di lusso saranno sempre più intrecciati, infatti, considerando anche che la propensione al lusso è maggiore per gli stranieri che visitano il nostro Paese rispetto agli italiani. Il Made in Italy, inoltre, si identifica con forme di fruizione di qualità ma accessibile.

“Fare sistema” è l’imperativo per le aziende italiane del lusso, perché c’è sempre più compenetrazione tra settori diversi, dall’automotive al food, e “alleanze, collaborazioni e co-branding sprigionano spesso un’energia positiva”42, ma anche per proteggere

asset preziosi come il saper fare artigianale e il legame con i territori per difendere un comparto che vale il 7,4% del PIL italiano.