Confidiamo nella cultura come la cultura confida in noi

di Roberto Nicolucci*

Sembra stia rimontando l’interesse per la Cultura e i beni culturali. Diciamocelo francamente: era ora! sono anni che continuiamo ad abbaiare alla luna sull’importanza del nostro patrimonio come deposito di memoria e civiltà oltreché come potente generatore di ricchezza.

E da almeno altrettanto tempo, ci capita di sottolineare, in pubblico e in privato, come questo meraviglioso paese sia, da sempre, conosciuto in tutto il mondo per le sue bellezze naturalistiche, per le città d’arte, fino ai borghi più piccoli e incantati.

L’Italia non finisce mai; eppure viene il dubbio che gli ultimi a saperlo siamo noi italiani. Viene quasi da concludere che un museo diffuso come il nostro ce lo dovremmo meritare! Come fare? Bisogna partire dalla scuola, che dubbio c’è! Se è vero, come è vero che la storia dell’arte come la storia della musica sono poco conosciute dal grande pubblico, bisogna assolutamente implementare il numero delle ore di lezione.

La memoria visiva e l’educazione al bello, oltreché il rispetto e la conoscenza per l’immensa e secolare tradizione musicale del nostro paese, bisogna cominciare a coltivarli per tempo.

Colossi come Giotto o Arnolfo di Cambio devono essere noti e studiati come Dante o Leopardi! Antonio Canova o Francesco Hayez meritano lo stesso interesse sistematico e approfondito di Alessandro Manzoni! E si capisce perché, se tutti conoscono Caravaggio almeno per sentito dire, pochissimi hanno familiarità con la musica di un gigante come Claudio Monteverdi (nella foto)!

Naturalmente affinché la scuola non tradisca su questo punto, occorre una forte sinergia con gli altri enti preposti. Scuole e musei – aule e sale per così dire – devono tornare ad essere quei vasi comunicanti che tutti, da sempre, avremmo voluto diventassero! Dobbiamo riprendere a portare i ragazzi a vedere i musei, le chiese, i palazzi e ogni altro sito.

La cultura e i beni culturali ci raccontano e ci migliorano. Poi è vero: non tutti i siti sono oggi ugualmente accessibili. A Milano o a Firenze è più facile che al sud; questo lo sappiamo tutti.

Ma io sogno d’avvero un’Italia unita anche sotto il versante della bellezza; un’Italia finalmente priva di quelle odiose barriere che rendono frustrante, se non impossibile un itinerario degno di questo nome ad un invalido o a un anziano.

Se vogliamo che questo in cui viviamo, con gioia e immensa fatica, continui ad essere uno dei grandi polmoni e attrattori culturali del mondo dobbiamo, tutti, e sottolineo tutti, rimboccarci le maniche. Io per primo non ho mai smesso di farmi turista del mio paese.

*Storico e critico d’arte