Cnpr Forum, Case green: “L’Europa dimentica le diversità dei patrimoni edilizi tra stati”

Bonelli (AVS): “In Italia consumi più alti del vecchio continente”

Pisano (Noi Moderati): “12,5 milioni di immobili da convertire”

Del Barba (IV-Azione): “Serve pianificazione che dia certezze a imprese e cittadini”

Santillo (M5s): “Rischio sismico da non sottovalutare”

“Da parte della maggioranza governativa sulle case green si sta attuando una politica basata sulla paura e sulla disinformazione non solo per ciò che riguarda la Direttiva ma più in generale sul clima, sul tema energetico e sulle auto elettriche.

Abbiamo invece bisogno di una politica strutturale che consenta di intervenire per avviare i processi di ristrutturazione”.

Queste le parole di Angelo Bonelli (co-portavoce nazionale di Europa Verde e segretario della commissione Ambiente alla Camera dei Deputati) nel corso del webinar “Case green, dal 2033 tutti in classe D. Casa ancora bene rifugio o bene da cui fuggire?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“Eurostat afferma che in Italia consumiamo oltre il 50% di energia in più rispetto alla media degli altri Paesi UE.

Basti pensare ai 22 miliardi di metri cubi di gas per quanto riguarda l’uso civile che sta a indicare che abbiamo la necessità di adottare provvedimenti urgenti.

La Direttiva europea – ha proseguito Bonelli – non prevede nessuna sanzione e nessun obbligo per i cittadini, prevede l’obbligo per i governi di avviare quelle politiche e quelle azioni necessarie al risparmio energetico.

Serve un piano strutturale, di dieci quindici anni, che consenta di attivare una serie di misure improntate a due principi fondamentali: uno legato al reddito, e l’altro alla individuazione delle classi energetiche più basse”.

Numeri impressionanti quelli relativi alle case green in Italia come sottolineato da Calogero Pisano (deputato di ‘Noi Moderati’ e segretario commissione Politiche dell’Unione Europea): “Ci sono in Italia più di 12,5 milioni di immobili da convertire ad una nuova classe energetica.

Un impegno immane che l’Europa chiede di fronte al quale non è pensabile che sia il governo da solo a rispondere. Specie se consideriamo l’età media degli edifici e che, prima degli anni ’70, non c’era la ben che minima cultura ecologica nel nostro Paese.

Da un lato, dunque, serve il sostegno dell’Europa per affrontare questo enorme cambiamento attraverso l’erogazione di somme adeguate per una piena riconversione energetica. Dall’altro, serve una combinazione tra pubblico e privato che sappia sfruttare al massimo la mole di incentivi e le sollecitazioni che arrivano dall’UE.

C’è la necessità di programmare soprattutto una politica energetica per ridurre le emissioni in atmosfera e di avviare il processo di transizione ecologica in armonia con tutti gli altri Paesi. Sul tema dell’energia da fonti rinnovabili e della tutela dell’ambiente non possiamo in alcun modo rimanere indietro”.

Secondo Mauro Del Barba (parlamentare di Italia Viva – Azione e segretario della commissione Finanze): “La nuova Direttiva europea sulle case green, seppur ritenuta eccessivamente radicale, impone di ripensare agli strumenti dei bonus fiscali e di approdare a una pianificazione che dia certezze a imprese e cittadini. Il tema della casa è centrale per il nostro Paese.

A maggior ragione dopo le vicende che hanno riguardato il Superbonus, con il pesante corollario dei crediti incagliati e del mancato bilanciamento tra costi e benefici della misura.

Con la direttiva Case green, che in un certo senso segue quella del Superbonus, si devono superare gli errori di programmazione passati.

In Italia il dibattito politico su questo punto è asfittico con una incapacità a mettere a punto programmi a medio e lungo termine individuandone le priorità.

Cosa finora accaduta di rado. Le ingenti risorse che stanno arrivando dall’Europa, dal green del in avanti, sul risparmio energetico e sugli investimenti nelle fonti rinnovabili, siano da stimolo per il nostro governo per uscire da questo impasse nel quale siamo precipitati”.

Promuovere incentivi edilizi è fondamentale per aiutare le famiglie italiane ha dichiarato Agostino Santillo (vicepresidente del M5s a Montecitorio): “La Direttiva case green sta seguendo la linea tracciata dal Superbonus consentendo ai cittadini di poter godere di un incentivo fiscale per efficientare la casa o per metterla in sicurezza.

A noi piace molto perché dà la responsabilità ai singoli stati a recepire la normativa e non ai cittadini e prevede un fondo europeo che richiama proprio la nostra proposta di un Energy recovery fund.

Un Piano comunitario specifico per le politiche sull’energia. Va mantenuto lo stesso meccanismo mediante incentivi edilizi riconosciuti come bonus fiscali che preveda la cessione del credito da compensare con lo Stato.

Non dimentichiamo però che oltre al problema dell’efficientamento energetico c’è anche quello del rischio sismico con oltre il 90% dei comuni che è classificato nelle zone ad alto rischio. Paghiamo regolarmente un duro scotto per questa situazione con fenomeni sismici che causano tragedie, morti e danni incalcolabili.

Le case, dunque, dal punto di vista della messa in sicurezza strutturale soffrono addirittura di un problema più serio”. Il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Antonio Moltelo (commercialista dell’Odcec di Nola): “Con l’approvazione della direttiva europea ribattezzata “casa green” l’Italia è con ogni probabilità uno dei Paesi dove l’attuazione della direttiva potrebbe rivelarsi più complicata.

La grande mole di edifici che devono recuperare punti sulle scale energetiche impone l’adozione di misure urgenti e di ampio respiro con una programmazione che ne consenta l’attuazione nel pieno rispetto di quanto l’Europa ci chiede.

Si stima che il costo medio di adeguamento alla classe energetica sia  di 600.000 euro per un condominio e di 105.000 euro  per un’abitazione unifamiliare.

Tenendo presente che questi costi erano ricompresi tra i bonus edilizi, ormai bloccati definitivamente dal Governo, risulta quanto mai determinante approvare nuovi percorsi per aiutare le famiglie italiane nella riqualificazione delle proprie abitazioni”.

Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale Esperti contabili): “E’ opportuno che ci sia riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare.

Tuttavia ci sono specificità che non emergono dalla Direttiva come il fatto che immobili in Italia sono spesso sottoposti a vincoli architettonici Situazione diversa da patrimoni edilizi di altre nazioni che sono più moderni. Una normativa che impone una riqualificazione così in breve tempo la ritengo troppo forte.

Ci sarebbe da dire anche su impatto ambientale dei consumi energetici delle abitazioni. Secondo le stime mondiali Cina India Russia e Usa contribuiscono al 65% del totale inquinamento mondiale.

Interventi di riduzione dovrebbero essere adottati prima di tutto in questi quattro enormi produttori di inquinamento.

Imporre qualcosa di così forte a Italia Spagna e Grecia il cui patrimonio edilizio è diverso dagli altri potrebbe portare lontano dai risultati sperati”.