Cacciola (Ond) “Utilizzare i fondi del Pnrr per sostenere i redditi delle famiglie”

Carpentieri (Cscefi): “Inflazione al 6,5% è stangata per le famiglie. Allarme truffe sulle bollette a partire dal 2023”

Nesa (commercialisti): ”Necessario un fisco più equo e sostenibile”

Mazzarella (sociologi): “Aumento indiscriminato del costo della vita”

“Negli ultimi 15 anni il tasso di povertà assoluta in Italia è cresciuto a dismisura raggiungendo il 9,4% con 5,9 milioni di nuclei familiari che vivono al di sotto dei livelli minimi di reddito.

Due anni di pandemia e gli effetti del conflitto bellico tra Russia e Ucraina hanno aggravato in maniera insostenibile la situazione.

Contro questa deriva è necessario agire su tre fronti. I fondi del Pnrr devono essere utilizzati per sostenere non solo le aziende ma anche i redditi e la capacità di spesa delle famiglie; le misure assistenziali che hanno caratterizzato gli ultimi anni devono trasformarsi in investimenti volti a incentivare sviluppo e occupazione; bisogna proseguire con le misure finalizzate alle rateazioni dei debiti con il fisco.

Solo così potremo restituire una vita dignitosa e una prospettiva alle famiglie italiane”.

Queste le proposte formulate da Francesco Cacciola (nella foto in alto), presidente dell’OND (Osservatorio nazionale sul debito con banche e finanziarie), nel corso del webinar “Sono in aumento i nuovi poveri, il conto più salato al Sud e nelle Isole”.

“Purtroppo i recenti dati resi noti dall’Istat confermano i nostri timori confermando che al Sud e nelle Isole la crisi ha un peso maggiore, contribuendo ad allargare il divario con il resto del Paese.

Pensiamo alle procedure esecutive che nel Mezzogiorno sono aumentate del 113% e in Sardegna e Sicilia di oltre 200% interessando spesso immobili il cui valore non supera i 100mila euro.

In questo modo – ha proseguito Cacciola – la famiglia perde la casa ma non risolve la situazione debitoria. Bisogna proseguire con misure che consentano la rinegoziazione con fisco e finanziarie se vogliamo davvero aiutare gli italiani”.

Il peso del conflitto alle porte dell’Europa è stato analizzato da Elvira Carpentieri, presidente del Cscefi (Centro Studi sulla crisi economica delle famiglie italiane): “Già a marzo 2022 l’inflazione è schizzata oltre il 6,5% su base annua. Una stangata per le famiglie italiane di oltre 2mila euro.

Aumentano i costi energetici, alimentari e dei beni di prima necessità. Con il protrarsi della guerra i prezzi sono destinati ad aumentare così come il caro bollette a causa della nostra dipendenza dal gas.

E bisogna fare molta attenzione a partire dal 2023 quando il regime di tutela per il mercato di energia elettrica e gas verrà meno.

Lo Stato sia particolarmente vigile per prevenire nuove speculazioni da parte dei fornitori così come avvenuto per i rincari della benzina.

I fondi del Pnrr possono essere una valida soluzione per queste emergenze, a patto che non vengano sperperati con misure spot ma spesi bene con interventi a sostegno delle famiglie, come previsto, peraltro, nella Missione 5 del Piano”.

Un impatto positivo potrebbe venire anche dalla previsione di un fisco più equo come sottolineato da Leonardo Nesa (consigliere nazionale dell’Unione giovani dottori Commercialisti): “E’ stata pubblicata dal MEF la statistica annuale che fotografa i redditi dei contribuenti italiani nell’anno 2020.

L’indagine mostra l’impatto del Covid e dei conseguenti blocchi alle attività. Tutte le tipologie di reddito subiscono un calo. Si passa dal -2% per i redditi da lavoro dipendente al -11% dei redditi delle imprese individuali più piccole.

Lo studio evidenzia un reddito medio di 21.570 euro per i dipendenti e di 52.930 per gli autonomi mentre, il divario nord (media 23k) sud (media 15k) si mantiene ampio e in pericoloso aumento.

Dalla statistica si desume come il 58% dei contribuenti dichiari redditi annui inferiori a 20.000 euro, confrontando questo dato con la soglia di povertà fissata dall’Istat in circa 1.200 euro mensili (famiglia con 3 componenti) è preoccupante come si stanno aprendo le porte della povertà per quasi 24 milioni di persone.

Il quadro non è per niente roseo, ci si auspica che il governo intervenga con misure organiche, strutturali, incentrate sulla famiglia e sullo sviluppo per le imprese, a partire da un fisco più equo e sostenibile”.

I risvolti sociali sono stati illustrati da Anna Mazzarella dell’Associazione Nazionale Sociologi della Campania: “Due anni di pandemia e le sanzioni economiche generate dal conflitto in Ucraina hanno portato a un aumento indiscriminato del costo della vita per le famiglie, che sono il vero welfare per l’Italia.

Sono le famiglie che provvedono a sostenere i giovani che non sono in grado di rendersi autonomi a causa dei redditi bassi. Servono politiche di sostegno all’occupazione, sostegni all’occupazione delle donne costrette ancora a scegliere tra famiglia e lavoro.

Tutto questo sta generando una forte tensione sociale con l’odio che monta sempre più. Si parla sempre di famiglia ma io mi chiedo: ce lo possiamo permettere? In Italia negli ultimi tre anni la popolazione è diminuita di 500mila abitanti.

Un calo demografico con profonde cause sociali. I giovani hanno lavori precari, instabili, redditi che non consentono di fare fronte ad aumento costo della vita. Tutti elementi che minano alla base il normale sviluppo della famiglia. Questo è il vero problema dell’Europa”.