Black Lives Matter Bergamo lancia una protesta contro la Rai

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ROMA – “Carissima Rai, siamo cittadini di questo Paese e contribuenti di un servizio pubblico sempre meno rappresentativo e rispettoso della società plurale di cui siamo parte”. Inizia così una delle email che da martedì atterrano sulle caselle di posta dei giornalisti, scritte da coloro che hanno aderito alla campagna #CambieRai, lanciata dal Black Lives Matter Bergamo (Blm Bergamo) e da altre 14 associazioni tra cui Italiani senza cittadinanza e Razzismo Brutta Storia.

A innescare la protesta che è stata avviata anche sui social network, alcuni episodi che si sono verificati sulla Tv di stato. L’ultimo a fine marzo, quando l’attrice Valeria Fabrizi, ospite di Francesca Fialdini della trasmissione su Rai1 Da noi… a ruota libera, commentando una sua foto da giovane ha detto: “Non sono bellissima. Sembro una negra, una ragazza di colore”. Affermazione di fronte alla quale la conduttrice non ha reagito.

“È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso” commenta per la Dire Pierre Aboa, italiano di origine ivoriana e membro di Blm Bergamo. L’attivista ha denunciato un “senso di frustrazione crescente” che da anni “soffrono gli italiani di origine straniera”, vittime “di quotidiani episodi di razzismo, verbale o fisico”. Delle parole dell’attrice Fabrizi, dice Aboa, “fa male che nessuno abbia chiesto scusa davvero: né la Rai, né la signora Fabrizi né la conduttrice del programma”.

Dopo le polemiche che hanno travolto l’attrice e la conduttrice, continua l’attivista, “Fabrizi e Fialdini si sono scusate per l’uso della ‘N word’ (la parola che inizia per N), ma il problema non si limita a questo: è il fatto che si accosti il colore della pelle a un canone estetico. E ci sorprende che i media non abbiano dato rilievo a questo punto, che è proprio il fulcro della questione”.

Secondo Aboa, “la spontaneità con cui la signora Fabrizi ha associato la bruttezza al colore della pelle è terrificante e mostra quanto certi meccanismi siano interiorizzati”. Pertanto, “bollare l’accaduto come ‘gaffe’ è un errore madornale perché impedisce di riconoscere il problema sistemico del razzismo che si soffre in Italia”.

Da qui l’idea di lanciare la campagna #CambieRai: “Bisogna sfruttare queste occasioni- continua l’esponente di Blm Bergamo- perché continuare a minimizzare o ignorare il problema o peggio, non capire che esiste, impone un’azione: vogliamo aprire un franco confronto con la società. L’Italia è multietnica e presenta varietà di genere che non vediamo mai sullo schermo”.

A pesare nei mesi scorsi era stata anche la pratica del “Black face” al Tale e quale show condotto da Carlo Conti sempre su Rai1, che per l’attivista “rivela proprio un’ignoranza per una pratica storica offensiva di un secolo fa”, ma anche il frequente uso della “N word” su altre reti televisive, come al Grande Fratello di Mediaset. Ecco perché l’appello alla rete di Stato: “È quella che ha il compito di rappresentare l’Italia”.

Dopo questa campagna, il passo successivo secondo Aboa sarebbe quello di creare un ‘settore inclusion’ alla Rai, composto da persone di origini e identità di genere diverse, così che possano mettere a disposizione le loro competenze. Non bastano le serie tv inclusive- conclude il giovane- si deve coinvolgere l’intera filiera della ‘fabbrica’ televisiva: i macchinisti, i tecnici, i conduttori”.

A sostenere questa proposta è anche Samira Naamane, altra attivista del Blm Bergamo, che ancora alla Dire dichiara: “In Rai come negli altri media mancano persone che prendano posizione su queste questioni, assumendo anche delle decisioni. Servono tanti punti di vista diversi, se si vuole raccontare un’Italia plurale”.

Naamane, origini in Marocco, è stata tra le prime ad aderire al Blm di Bergamo: “Ci siamo organizzati a giugno sulla scia delle proteste che ci sono state negli Stati Uniti”. La situazione italiana, continua la giovane, “è diversa ma non meno preoccupante e lo dimostra il gran numero di persone che hanno aderito al sit-in che abbiamo organizzato a giugno qui a Bergamo: persone che vogliono finalmente avere voce. Non solo sui media, ma anche tramite le istituzioni: l’urgenza di una riforma della legge sulla cittadinanza ad esempio è un altro tema che ci sta molto a cuore”

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