‘Avateacher’, intelligenza artificiale e robot entrano in classe

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ROMA – A Berlino c’è un robot gemello di un bambino malato che va a scuola al posto suo. Lo studente può interagire con insegnante e compagni attraverso questo avatar tecnologico, grazie a cui invia un segnale lampeggiante quando sente il bisogno di parlare. In Nuova Zelanda c’è Will, un avatar che insegna l’uso e le forme dell’energia rinnovabile ai bambini delle scuole primarie. Presso l’Università della Georgia, negli Stati Uniti, i ragazzi che studiano per diventare a propria volta insegnanti possono esercitarsi a gestire situazioni difficili in ambito scolastico interagendo con degli avatar. In un altro ateneo statunitense i giovani di un corso di intelligenza artificiale hanno scoperto che uno dei propri insegnanti è un avveniristico avatar in grado di rispondere alle loro domande con un’accuratezza del 97%. E ancora, lezioni su palchi virtuali, chat d’intelligenza artificiale e avatar fotorealistici di ultima generazione. Sono le ultime frontiere del digitale e della realtà virtuale che entrano nelle scuole e nelle università, un nuovo trend globale abbracciato da sempre più professionisti del settore: si tratta dell’utilizzo della realtà virtuale e, in particolar modo, di avatar fotorealistici in grado di replicare il professore fisico in quanto tale, i cosiddetti ‘avateacher’.

AVATAR AL POSTO DEI PROFESSORI

Il nuovo trend degli ‘avateacher’ emerge da un approfondimento condotto su testate internazionali, in occasione del Digital Learning Day, da Espresso Communication per IgoodI, la prima avatar factory italiana fondata da Billy Berlusconi, che sta perfezionando la propria offerta per fornire autentici gemelli digitali in grado persino di parlare e di interagire con le persone reali grazie anche all’utilizzo della tecnologia di QuestIT, basata sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Le applicazioni di questi avatar sono innumerevoli a partire proprio dal campo accademico.

Dalla ricognizione della stampa internazionale è emerso che un professore di economia dell’Università del North Carolina, dopo aver preso posizione su un palco interamente virtuale, utilizza un avatar per fare lezione. L’Università di Stanford organizza un corso ad hoc sulla realtà virtuale per i propri frequentanti mentre sono immersi in un universo virtuale: i ragazzi, utilizzando degli appositi visori, possono partecipare alle lezioni sotto forma di avatar e interagire con i propri compagni, imparando le nozioni nella maniera più immediata ed efficace possibile.

I GEMELLI DIGITALI

“Il virtuale sarà sempre più parte della realtà circostante- sottolinea Billy Berlusconi-. Per questo motivo, abituarsi a questo trend richiede un approccio futuristico accompagnato dall’utilizzo di misure e tecnologie all’avanguardia. Così come l’universo del fitness e sportivo, l’ambito medico e quello ludico, anche il mondo accademico necessita di restare al passo coi tempi. Partendo dal presupposto che, a causa dell’emergenza sanitaria, i cambiamenti sono stati innumerevoli, i professionisti del settore possono abbracciare la realtà virtuale con l’obiettivo di migliorare i propri metodi, anzi perfezionarli per fornire nozioni e consigli in forme più immediate ed efficaci. In diverse parti del globo si parla già addirittura di ‘avateacher’- conclude lo startupper-. Noi di IgoodI, in quanto realtà di riferimento nel settore, siamo consapevoli dei benefici legati all’utilizzo dei gemelli digitali, poiché realizzati attraverso scansioni effettuate su persone fisiche riprodotte alla perfezione in una versione 100% virtual”.

“Il mondo dell’insegnamento sta cambiando molto velocemente – aggiunge Marco Lombardi, professore di Sociologia presso l’Università Cattolica di Milano, specializzato in comunicazione dei media-. Negli ultimi due anni c’è stato un vero e proprio capovolgimento, un cambio di prospettiva che quasi spaventa: in questo momento non dobbiamo cadere nella trappola di accettare una nuova normalità non scelta. Dobbiamo chiederci, adesso, come vogliamo che sia il futuro accademico, del professore e dello studente. L’insegnamento si è trasformato nell’immersione in un metaverso: il docente in questo caso deve scegliere un approccio tecnologico immersivo orientato ai più giovani perché sono proprio loro i destinatari dei processi educativi. Questi sono attratti dalle nuove tecnologie e, proprio per questo, la realtà virtuale risulta una strategia adeguata. La didattica del futuro è chiamata quindi ad entrare nel metaverso digitale. Il mio doppio digitale sarà un avatar docente? Certo! In fin dei conti ogni avatar è un medium comunicativo, prima che uno specchio di sé. Direi che è il momento di esplorare il nuovo ecosistema digitale, cercandone i confini che sono ancor ben lontani da quelli finora immaginati”, conclude.

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